di Rita Frattolillo
Il
Corriere della sera del 15 c.m. ha dedicato un paginone al Premio per la
Traduzione. Non solo perché è arrivato vittoriosamente alla terza edizione,
evento da non sottovalutare in un Paese dove ogni iniziativa dura in genere lo
spazio di un mattino, ma in quanto per la prima volta è stata una traduttrice
ad aggiudicarsi il premio: Silvia Pareschi, classe 1969, varesina, voce
italiana dell’americano Denis Johnson (1949-2017).
La
domanda mi è sorta spontanea: come avrà reagito alla notizia del Premio chi storce
il naso davanti al nome del traduttore posto in bella evidenza sulla copertina
di un libro?
Eppure,
in passato sono stati proprio i traduttori a salvare il mondo civilizzato.
Quando l’Europa bruciava sui resti della civiltà romana (dopo la caduta
dell’impero) e quando, nel XII secolo, gli Arabi furono cacciati dall’Europa, in
entrambi i casi furono i traduttori a volgere nell’altra lingua (in arabo la
prima volta e nelle lingue cristiane la seconda volta) i testi che reperivano.