Quale deve essere stata la meraviglia
dell’umanista tedesco Konrad Peutinger quando un suo collega, Konrad Celtes, probabilmente per sdebitarsi di
un servigio ricevuto, gli ha srotolato davanti
ai suoi occhi una lunghissima pergamena che gli ha donato. Seimilasettecentocinquantadue
centimetri di informazioni stradali con
disegnati i luoghi importanti di tutto il territorio romano e suddivisa in 11
fogli detti “segmenta”.
Questa carta, che vuole essere un
sommario delle grandi strade dell’Impero romano, realizzata nel periodo
imperiale (forse III secolo d.C.), ricopiata successivamente nel Medioevo ̶ probabilmente da monaci amanuensi ̶ era stata rinvenuta
nel 1507 da Celtes che si era rifiutato di dire dove l’aveva scoperta. Konrad
Celtes aveva viaggiato molto, anche in Italia, e si era spostato in varie università
tedesche, divenendo poi direttore di biblioteche, tra cui quella viennese. E’
impossibile indovinare dove abbia potuto prelevare il “codex Vindobonensis 324”
(questo il suo nome) che è ora conservato nella Biblioteca Nazionale di Vienna.
La pergamena ha poi preso il nome di “peutingeriana” in onore di Peutinger che
l’ha fatta conoscere al mondo accademico.
Una meraviglia che sbalordisce chiunque
venga a confronto con questa pergamena: una delle più belle e
interessanti del mondo antico. Manca alla
carta un segmento, andato perduto nel tempo, che raffigurava
probabilmente la Spagna, il Portogallo e l’Inghilterra. Essa rappresenta
comunque ben 100.000 miglia di strade
romane con le relative distanze tra una città e l’altra. Le città sono segnate
da piccole case o torri e, quelle più importanti, da mura turrite, quindi
fondamentale per capire la viabilità nei primi secoli dopo Cristo.
Ecco perché tanti ricercatori si sono
appassionati e hanno cercato di analizzare questo capolavoro della cartografia
romana per scoprirvi la storia del proprio territorio.
Un segmento della Tabula |
Anche nel Molise gli studi della Tabula
peuntingeriana non sono mancati . Tra questi, nei periodi più recenti hanno
dato il loro contributo: Oreste Muccilli , La viabilità romana nel tardo impero tra Bojano e Sepino,
“Almanacco del Molise1987"; Gianfranco De
Benedittis, Appunti sulle fonti classiche relative alla viabilità romana nel Sannio
in “Almanacco del Molise 1988”; Roberto Ruta, Contributo alla ricostruzione della viabilità antica del Molise
“Athenaeum” 1988; Michele Carroccia, Strade
ed insediamenti nel Sannio in epoca romana nel segmento V della Tabula peuntingeriana,
1989; Antonino Di Iorio, Bovianum vetus-Pietrabbondante. La
viabilità antica (1994); Egidio
Petrocelli, Il Molise nelle immagini
cartografiche, 1995.
Ma quello di cui voglio parlare è il
lavoro di Paolo Nuvoli, La Tabula di Peutinger in area sannitica.
Quadro geostorico e analisi di quattro percorsi, Edizioni Vitmar,
Venafro 1998.
Un lavoro poderoso e scrupoloso di un appassionato, distinto in 10
capitoli densi con indice dei nomi e dei luoghi. L’opera, indubbiamente, contribuisce ad una
migliore conoscenza dell’antica viabilità romana del Molise. Paolo Nuvoli
analizza il famoso Segmento V che riguarda appunto la viabilità dell’area Sannitica e
del Molise in particolare.
E, come dice nella prefazione il prof.
Vincenzo Aversano dell’Università degli Studi di Salerno, egli
«Si addentra in un mare
magnum di materiali documentari-topografici-epigrafici, Chronicon e Corpus
vari, quindi volumi e scritti, specialistici e non, locali e generali,
monografici e tematici, chiamando in causa geografi, storici, letterati e altri
autori di polimorfa e di talvolta ormai inassegnabile etichetta disciplinare,
da Catone a Polibio, dall’Anonimo Ravennate all’Itinerarium
Antonini Augusti, con ovviamente in testa tutte le edizioni della Tabula Peuntingeriana.»
Paolo Nuvoli inizia spiegando al lettore la natura e il
contenuto della famosa Tabula, prosegue
indicando i suoi metodi di studio e, solo successivamente i quattro percorsi
analizzati, partendo sempre dalla capitale dell’Impero.
Egli dice, infatti:
«Dai tracciati segnati
sulla Tabula ho individuato i percorsi aventi svolgimenti in territorio
molisano e quelli che, ad essi collegati, lo trascendono. Essi seguono
l’andamento del disegno della Tabula da sinistra verso destra secondo
l’impostazione “orizzontale” del documento. Per il criterio adottato, risultano
essere:
1) Roma, Corfinio,
Sulmone, Iovis Larene, Aufidena, Esernie, Cluturno, Ebutiana, Ad lefas,
Sepinum, Sirpium, Benebento;
2) Roma, Ostia Eterni
(Pescara), Pallanum, Istonium, Larinū, Teneapulo, Geronum, Ad pyr, Ad canales,
Bobiano;
3) Roma, Aquino, Casinum,
Ad flexum, Ad Rotas, Esernie;
4) Roma, Aufidena, Ad
canales.»
Ed eccoci partiti per strade antiche e che il nostro ci fa
percorrere tenendo d’occhio, tappa dopo tappa, la Tabula dove ciascun disegno riveste un significato preciso. Ogni zona viene studiata attraverso i
numerosi documenti che l’Autore ha consultato. Le divergenze fra studiosi o le
lacune della Tabula stessa sono analizzati mettendo a confronto varie teorie. Come,
per esempio, Il Compitum di Sepinum.
Scrive Paolo Nuvoli:
«Il dato, in evidente contrasto con il disegno della
Tabula che non lo riporta, è il transito per Sepinum di una strada romana,
diremmo oggi di grande comunicazione, largamente coincidente con il tracciato
di uno dei più importanti percorsi tratturali (Pescasseroli-Candela): la via publica
Corfinium-Sulmo-Jovis
Larene-Aufidena-Aesernia-Bovianum-Saepinum-Aequm Tuticum. Il percorso è
noto da fonti diversi dalla Tabula».
La Tabula, infatti, copiata e ricopiata varie volte, può
presentare delle lacune o essere stata mal interpretata. Ecco perché ogni
studioso che conosce a menadito il proprio territorio può scoprire errori e,
con convincenti motivazioni, come fa Nuvoli, dare altre interpretazioni più rispondenti
al vero.
Nuvoli, a conclusione
di questo rigoroso lavoro, precisa che:
«Comparando i dati tratti dalla Tabula e dalle altre
fonti antiche con la maglia stradale moderna fino all’attualità, risulta
accettabile convenire che, in epoca
romana, in ragione delle tecnologie in usa sia per la costruzione delle strade
che nella concezione dei mezzi di trasporti, l’area dell’attuale Molise era
sufficientemente servita da strade “di grande comunicazione” o che fornivano
comodi accessi alle “arterie” principali. Il rapporto tra la superficie
complessiva del Molise (4.437,69 chilometri quadrati) e lo sviluppo stradale
principale nel IV secolo d.C. (311 km), pari a 14,26 metri per chilometro
quadrato, è da ritenersi largamente corrispondente a quello esistente nel resto
d’Italia […]».
Le strade romane continuano ad essere
magnificamente ben conservate dopo ben
2000 anni e la viabilità dell’impero romano è stata senz’altro il punto forte di questo popolo, quello che ha
consentito alle sue armate di raggiungere agevolmente i luoghi più lontani. E,
anche nel Molise, i romani sono stati capaci di dotarlo di strade importanti quasi quanto
quelle attuali, che hanno permesso alla sua gente una circolazione agevole per i loro commerci e le loro
necessità.
Barbara Bertolini
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