mercoledì 1 marzo 2017

La Tabula peutingeriana e gli studiosi molisani


di Barbara Bertolini

Quale deve essere stata la meraviglia dell’umanista tedesco Konrad Peutinger  quando un suo collega,  Konrad Celtes, probabilmente per sdebitarsi di un servigio ricevuto,  gli ha srotolato davanti ai suoi occhi una lunghissima pergamena che gli ha donato. Seimilasettecentocinquantadue centimetri di informazioni  stradali con disegnati i luoghi importanti di tutto il territorio romano e suddivisa in 11 fogli detti “segmenta”.

Questa carta, che vuole essere un sommario delle grandi strade dell’Impero romano, realizzata nel periodo imperiale (forse III secolo d.C.), ricopiata successivamente nel Medioevo   ̶   probabilmente da monaci amanuensi  ̶  era stata rinvenuta nel 1507 da Celtes che si era rifiutato di dire dove l’aveva scoperta. Konrad Celtes aveva viaggiato molto, anche in Italia, e si era spostato in varie università tedesche, divenendo poi direttore di biblioteche, tra cui quella viennese. E’ impossibile indovinare dove abbia potuto prelevare il “codex Vindobonensis 324” (questo il suo nome) che è ora conservato nella Biblioteca Nazionale di Vienna. La pergamena ha poi preso il nome di “peutingeriana” in onore di Peutinger che l’ha fatta conoscere al mondo accademico.


Una meraviglia che sbalordisce chiunque venga a  confronto  con questa pergamena: una delle più belle e interessanti del mondo antico.  Manca alla carta un segmento, andato perduto nel tempo, che raffigurava probabilmente la Spagna, il Portogallo e l’Inghilterra. Essa rappresenta comunque  ben 100.000 miglia di strade romane con le relative distanze tra una città e l’altra. Le città sono segnate da piccole case o torri e, quelle più importanti, da mura turrite, quindi fondamentale per capire la viabilità nei primi secoli dopo Cristo.

Ecco perché tanti ricercatori si sono appassionati e hanno cercato di analizzare questo capolavoro della cartografia romana per scoprirvi la storia del proprio territorio.
Un segmento della Tabula

Anche nel Molise gli studi della Tabula peuntingeriana non sono mancati . Tra questi, nei periodi più recenti hanno dato il loro contributo:  Oreste Muccilli , La viabilità romana nel tardo impero tra Bojano e Sepino, “Almanacco del Molise1987"; Gianfranco De Benedittis,  Appunti sulle fonti classiche relative alla viabilità romana nel Sannio in “Almanacco del Molise  1988”; Roberto Ruta, Contributo alla ricostruzione della viabilità antica del Molise “Athenaeum” 1988; Michele Carroccia,  Strade ed insediamenti nel Sannio in epoca romana nel segmento V della Tabula peuntingeriana, 1989; Antonino Di Iorio, Bovianum vetus-Pietrabbondante. La viabilità antica (1994); Egidio Petrocelli, Il Molise nelle immagini cartografiche, 1995.

Ma quello di cui voglio parlare è il lavoro di Paolo Nuvoli, La Tabula di Peutinger in area sannitica. Quadro geostorico e analisi di quattro percorsi, Edizioni Vitmar, Venafro 1998.

Un lavoro poderoso e  scrupoloso di un appassionato, distinto in 10 capitoli densi con indice dei nomi e dei luoghi.  L’opera, indubbiamente, contribuisce ad una migliore conoscenza dell’antica viabilità romana del Molise. Paolo Nuvoli analizza il famoso  Segmento V che riguarda appunto la viabilità dell’area Sannitica e del Molise in particolare.

E, come dice nella prefazione il prof. Vincenzo Aversano dell’Università degli Studi di Salerno, egli 

«Si addentra  in un mare magnum di materiali documentari-topografici-epigrafici, Chronicon e Corpus vari, quindi volumi e scritti, specialistici e non, locali e generali, monografici e tematici, chiamando in causa geografi, storici, letterati e altri autori di polimorfa e di talvolta ormai inassegnabile etichetta disciplinare, da Catone a Polibio, dall’Anonimo Ravennate all’Itinerarium Antonini Augusti, con ovviamente in testa tutte le edizioni della Tabula Peuntingeriana.»

Paolo Nuvoli inizia spiegando al lettore la natura e il contenuto della famosa Tabula,  prosegue indicando i suoi metodi di studio e, solo successivamente i quattro percorsi analizzati, partendo sempre dalla capitale dell’Impero.
 Egli dice, infatti:

«Dai tracciati segnati sulla Tabula ho individuato i percorsi aventi svolgimenti in territorio molisano e quelli che, ad essi collegati, lo trascendono. Essi seguono l’andamento del disegno della Tabula da sinistra verso destra secondo l’impostazione “orizzontale” del documento. Per il criterio adottato, risultano essere:
1) Roma, Corfinio, Sulmone, Iovis Larene, Aufidena, Esernie, Cluturno, Ebutiana, Ad lefas, Sepinum, Sirpium, Benebento;
2) Roma, Ostia Eterni (Pescara), Pallanum, Istonium, Larinū, Teneapulo, Geronum, Ad pyr, Ad canales, Bobiano;
3) Roma, Aquino, Casinum, Ad flexum, Ad Rotas, Esernie;
4) Roma, Aufidena, Ad canales.»

Ed eccoci partiti per strade antiche e che il nostro ci fa percorrere tenendo d’occhio, tappa dopo tappa, la Tabula dove ciascun disegno riveste un significato preciso.  Ogni zona viene studiata attraverso i numerosi documenti che l’Autore ha consultato. Le divergenze fra studiosi o le lacune della Tabula stessa sono analizzati mettendo a confronto varie teorie. Come, per esempio, Il Compitum di Sepinum.

Scrive Paolo Nuvoli:
 «Il dato, in evidente contrasto con il disegno della Tabula che non lo riporta, è il transito per Sepinum di una strada romana, diremmo oggi di grande comunicazione, largamente coincidente con il tracciato di uno dei più importanti percorsi tratturali (Pescasseroli-Candela): la via publica  Corfinium-Sulmo-Jovis  Larene-Aufidena-Aesernia-Bovianum-Saepinum-Aequm Tuticum. Il percorso è noto da fonti diversi dalla Tabula».

La Tabula, infatti, copiata e ricopiata varie volte, può presentare delle lacune o essere stata mal interpretata. Ecco perché ogni studioso che conosce a menadito il proprio territorio può scoprire errori e, con convincenti motivazioni, come fa Nuvoli, dare altre interpretazioni più rispondenti al vero.

 Nuvoli, a conclusione di questo rigoroso lavoro,  precisa che:

 «Comparando i dati tratti dalla Tabula e dalle altre fonti antiche con la maglia stradale moderna fino all’attualità, risulta accettabile convenire che,  in epoca romana, in ragione delle tecnologie in usa sia per la costruzione delle strade che nella concezione dei mezzi di trasporti, l’area dell’attuale Molise era sufficientemente servita da strade “di grande comunicazione” o che fornivano comodi accessi alle “arterie” principali. Il rapporto tra la superficie complessiva del Molise (4.437,69 chilometri quadrati) e lo sviluppo stradale principale nel IV secolo d.C. (311 km), pari a 14,26 metri per chilometro quadrato, è da ritenersi largamente corrispondente a quello esistente nel resto d’Italia […]».

Le strade romane continuano ad essere magnificamente ben  conservate dopo ben 2000 anni e la viabilità dell’impero romano è stata senz’altro  il punto forte di questo popolo, quello che ha consentito alle sue armate di raggiungere agevolmente i luoghi più lontani. E, anche nel Molise, i romani sono stati capaci di dotarlo di strade importanti quasi quanto quelle attuali, che hanno permesso alla sua gente una circolazione  agevole per i loro commerci e le loro necessità.

Barbara Bertolini

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