mercoledì 29 ottobre 2008

Presentazione del libro di Simonetta Tassinari

Presentazione libro Simonetta TassinariSi è presentato al “Mario Pagano” di Campobasso il libro della scrittrice Simonetta Tassinari, Che fine ha fatto Susy Bomb?, edito da Giunti. Divertente commedia ambientata nel Molise, ci racconta, attraverso la sua protagonista, Susanna Manara, la vita di provincia. 


Susanna Manara è oggi una integerrima professoressa di un liceo di provincia del Sud, con un marito dirigente, due figli, una bella casa. Ma nel suo immaginario è ancora e sempre Susy Bomb, la bomba sexy capace di far girare la testa a mezza città. Finché a quarantasette anni, sei mesi e due giorni Susanna non scopre la paura di invecchiare. E' l'inizio di una serie di avventure imprevedibili in cui Susanna cercherà faticosamente di ritrovare se stessa tenendo insieme la famiglia, gli amici, la carriera e l'improvvisa attrazione per un aitante supplente di ginnastica con vent'anni di meno e la passione per la New Age. Una galleria di personaggi irresistibili. Un ritratto divertente e affettuoso di un'intera generazione”.

Che fine ha fatto Susy Bomb?

Che fine ha fatto Susy Bomb?estratto da:


 


Che fine ha fatto Susy Bomb?


Simonetta TASSINARI


Giunti Editore, 2008


 


….”Soffocò un grido, sentendosi bruciare. Si trattava di una valanga. Peggio, di un terremoto. Di un indecente e fatale venir meno. Davanti allo specchio, con la bocca spalancata dalla sorpresa, bisbigliò: porca vacca, sono diventata vecchi in una notte?”…


 


 


….Nella famiglia Di Lallo-Manara  le feste di Natale seguivano un ordinamento preciso, immutabile, rigoroso, che prevedeva la vigilia  dai Di Lallo e il giorno di Natale dai Manara. Il pranzo  di Santo Stefano toccava di nuovo ai Manara, ma, questa volta, da zio Minuccio.


   Santo Stefano a casa di zio Minuccio era un Evento, ma non nel senso di ballo di piazza, pasta party, concerto di qualsiasi cantante scalcagnato dei Sessanta che andava a chiudere la carriera a Querceto, dove per questo perfino lo pagavano, bensì di un’accurata liturgia che aveva qualcosa d’eccezionale, di sacrale, di miracoloso.


   Zio Minuccio era il vero patriarca dei Manara, perché, pur essendo il minore dei fratelli del padre di Susanna, aveva fatto più carriera di tutti. Era presidente del TAR, e una carica così a Querceto, dove c’è un tasso di litigiosità che neanche nella Napoli Spagnola, dove tutti fanno ricorso – bidelli che, stando in guardiola, vogliono passare a impiegati, professori di Matematica che pretendono il riconoscimento di malattia professionale all’allergia da graminacee, impiegati che affermano di continuo non mi compete – significa essere l’Autorità delle Autorità, una specie di principe davanti a cui, prima o poi, ognuno dovrà passare….


 


…… Il Preside, in precedenza Professor Tiburzi, Latino e Greco, alto, incravattato, in doppiopetto grigio, cravatta blu, con un lieve aroma di dopobarba alla lavanda addosso, calzini color senape di filo di Scozia che amava mostrare seduto alla scrivania, con una gamba distintamente accavallata sopra l’altra, non era un semplice preside, ma il Bismarck del Liceo Marco Agrippa Quercus, una certezza per i genitori della città che gli affidavano i figli, rigore, qualità, istruzione, gentilezza, non per nulla tutti i professionisti della città sono usciti di qui, e anche tutti i nostri insegnanti.


   Era  pedante, moraleggiante e gentiliano, e, probabilmente, l’aggettivo che più avrebbe gradito veder accostato al proprio nome sarebbe stato Venerabile….


 


***°°°***


 


Uscito nell’estate scorsa, il libro è già stato presentato a Forlì, Cattolica, Cesenatico, Faenza, Trieste e Capracotta.  Simonetta Tassinari è originaria di  Rocca di Casciano in Romagna, ma vive “da una vita” a Campobasso, sicché si considera una molisana di sangue romagnolo,  e ha già pubblicato numerose opere. Troverete la sua biografia completa cliccando sul link, alla destra del blog: Wikipedia, biografia di Simonetta Tassinari. Sempre nei link di destra,  l’autrice ha rilasciato un’interessante intervista su questo suo ultimo lavoro.

giovedì 23 ottobre 2008

Scopriamo insieme l'autore











… Sembra una piazza di mercato: chi sale, chi scende, chi frettolosamente raccoglie borse e libri, chi ancora si affanna con le fotocopie, chi insiste sulla Moratti e la Bocconi, chi cerca il segretario, chi controlla per l’ultima volta il progetto per le Olimpiadi di Fisica, chi si ricorda che si deve far circolare l’avviso per l’incontro di Educazione alla Salute, alle ultime due ore, per le classi terze.


   Preside, adesso salgo a far lezione. Poi scendo e telefoniamo all’Assessore.


   Dio, è appena trascorso un quarto d’ora, e già siamo tutti in piena fibrillazione!  


 


… E così cerco di spiegargli quello che neanche io so bene, perché la filosofia non ti dà le certezze, quelle che tutti vorrebbero avere – sarebbe bello, sarebbe facile! – ma che invece sfuggono via come farfalle della nostra mente in ebollizione, e allora tutti cerchiamo, abbiamo – dobbiamo avere dubbi, perché poi in fondo solo così siamo veramente umani. E ci affanniamo a cercare pace e purezza , e non ci convinciamo che il mondo debba essere così com’è, con tutte le sue ingiustizie e i suoi errori e le sue lontananze abissali, che cerchiamo invano di ricoprire semmai con le utopie di un sogno da avverare, ma che ci sfugge continuamente davanti come un orizzonte entusiasmante ma impenetrabile.


 


… Ecco: più ricordo e più mi si fanno chiare le idee. E il presente si ricongiunge pian piano al passato prossimo di appena una mezza giornata fa.


   Ora che ci ripenso, la botta finale è stata scoprire che Susy mi amava anche lei e che la pensava come me e che finalmente non ero più solo e che era giunto il momento di fare qualcosa di decisivo. Qualcosa che ci facesse sentire vivi, forti, appassionati. Qualcosa che urlasse la nostra voglia di sentirci contro. E di dimostrarlo finalmente agli occhi di tutti. 


 


ESTRATTO DA :


UN PARADISO TRISTE


di Francesco Francesco Paolo Tanzj


Edizioni Tracce


 





 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 




Domande per voi:


Quali sono le voci narranti di questo romanzo?


In che ambiente e in che epoca si svolge l’azione?


Tra i personaggi quali hai sentito più reali?


Puoi esprimere un parere sul romanzo?


Francesco Paolo Tanzj è nato a Roma. In che paese vive nel Molise e che professione svolge?


 

venerdì 17 ottobre 2008

Senza titolo 1










MARITEME  M‘HA SCRITTE                     


 


Carìssema Tresàngela,                               


sòng’arrivato bbène;                                  


madonna e quanta trène                              


ce stànne a ‘sta cità!                                  


Le casere so’ àvete                                             


Comm’a ru campanàre,                                 


la ggiòbba* ru cumpare                              


me l’ù truàta ggià…                                              


 


Ma chélla ch’è terribbèla,                           


Tresàngela, è la lénga!                                


Qua, ùne che scellénga                               


ze dice ca: nò stén…*                                 


So uomméne* le fémmene,                          


ri màschere so’ mèn*                                  


e yes, a Brucchelì*                                     


segnìfeca: pe’scì!                                                 


                                                                   


 * parole anglo-italo-americane


 




 

 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 




MI HA SCRITTO MIO MARITO


Carissima Teresangela


sono arrivato bene;


madonna! quanti treni


stanno in questa città!


Le case sono altissime


come campanili,


il lavoro il mio compare


me l’ha trovato già…


 


Ma quello che è terribile,


Teresangela, è la lingua!


Se uno qua s’imbroglia,


gli dicono «no stèn».


Sono «uòmmene» le femmine,


i maschi sono «mèn»;



 


 


 


 

Mia moglie mi ha risposto di Trofa










MUGLIEREMA  M‘HA RESPUOSTE


 


Carìsseme Dumìneche,


risponde a la tua cara,


ca pure la cummàre


te mànn’a a salutà.


Me pare miéze sécule


Da quànne scié partùte,


mò cònte ri menùte,


pe’ te puté abbraccià!


 


Chélla ch’è ‘nzuppurtàbbela,


Dumìneche, è la notte…


Penz’a le capelòtte


Che faciavàme nu’.


Mo vòtete e revòtete,


j’ nen te tròve cchiù,


e pènze: mo chi sa


Dumìneche che fa!


 




 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 




MIA MOGLIE MI HA RISPOSTO


Carissimo Domenico,


ti risponde la tua cara


Ti manda a salutare


Mi sembra mezzo secolo


da quando sei partito,


per poterti abbracciare


 


Quella che è insopportabile,


Domenico, è la notte…


ripenso alle capriole


Che facevamo noi.


Ora, voltati e rivoltati,


non ti ritrovo più,


e penso: ora chissà


Domenico che fa!


***°°°***


 


Queste prime due strofe di una poesia di Luigi Antonio Trofa sembrano fatte apposta per il nostro blog che collega le due sponde dell’oceano. Ah la Merica tanto sognata!


 Domande per voi


Dopo la prima Guerra mondiale, Luigi Antonio Trofa inizia una vasta attività pubblicistica, mettendosi in mostra per la sua verve comica.


Quando è nato Trofa?


Potete citare qualche giornale locale dove ha scritto?


Di che paese molisano è Trofa e, quindi, quale dialetto utilizza per le sue poesie?


Un altro autore molisano, contemporaneo di Trofa scrive poesie dialettali con lo pseudonimo di “Minghe consulette” chi è?


Trofa seguiva una corrente letteraria?


Quale atteggiamento aveva rispetto alla “lingua”?

venerdì 10 ottobre 2008

Scopriamo insieme gli scrittori

LEGGI IL BRANO E RISPONDI ALLE DOMANDE


 


Ci incamminammo nel buio verso un ristorante vicino alla Porta di Jaffa. Non mi spiegò perché Del non era con noi. Faceva fresco e c’era nebbia. Ci mettemmo un bel po’ prima di trovare posto.


Entrò Vosdanik, un ometto scuro con in testa un fedora troppo piccolo. Si tolse cappotto e cappello, ci offrì da fumare e ci informò che la specialità del posto era piccione ripieno. C’era una nota di estrema serietà nel suo modo di fare, una nota modulata che diventava più morbida nel salutare le persone che passavano accanto al nostro tavolo. Bevemmo arak e gli chiedemmo molte cose.


Lui parlava sette lingue. Suo padre aveva camminato attraverso il deserto siriano da ragazzo, una marcia forzata, i turchi , nel 1916. Suo fratello commerciava in pietrisco a Beirut. Ci raccontò la sua vita come se fosse scontato farlo. Sembrava credesse che ce lo aspettassimo. Prima di fare la guida aveva lavorato come interprete per una squadra di archeologi ad un campo vicino al mare di Galilea. Laggiù si era scavato per decenni, portando alla luce venti livelli, circa quattromila anni di insediamenti. Un ampio catalogo di frammenti.


«Costruivano templi che guardavano verso est. A quel tempo in Egitto chiamavano l’est la terra di Dio. Ta-netjer.  L’ovest è morte, dove cala il sole. Seppellirai i morti sulla riva occidentale. L’ovest è la città dei morti. L’est è il canto del gallo, il sole che sorge. E’ qui che vivrai, sulla riva orientale. Costruisci la casa a est, metti la tomba a ovest. E tra di esse ci sia il fiume».


Era una guida-narratore. Persino gli incidenti della propria vita li raccontava con un certo stupore religioso, come se stesse mettendo in risalto la fine lavorazione di una mattonella policroma.


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Estratto da  I NOMI di Don DeLillo, Tullio Pironti editore, I ediz. Napoli 1990


La traduzione dall’inglese è di Amalia Pistilli.


 


 


Domande per voi


 


Qual è il titolo originale dell’opera?


Di che paese molisano sono originari Pietro e Lina, genitori di Don?


In quale quartiere newyorchese ha vissuto Don durante la sua infanzia?


Quale scrittrice italiana ha introdotto le opere di DeLillo in Italia quando era ancora un perfetto sconosciuto?


Quale romanzo di questo scrittore tratta dell’assassinio di John Kennedy?


Il suo ultimo romanzo, L’uomo che cade (Falling Man), di che cosa parla?


Se hai letto i suoi libri, quale ti è piaciuto e perché?


 


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Oltre alle risposte potete inviare commenti su Don DeLillo che saranno pubblicati sul blog


 


 


 


 


 


 


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martedì 7 ottobre 2008

Premio ad un autore di origine molisana

Antonio DAL SALONE DEL LIBRO DI TORONTO PREMIATO ANTONIO D'ALFONSO


 


Un auteur d'origine  molisanne, Antonio d'Alfonso, est  lauréat du Prix Christine Dimitriu Van Saanen, dans le cadre du salon du livre de Toronto 2008 pour son roman  L’aimé (publié aux éditions Leméac. Ottawa).

Le Salon du livre de Toronto est l’une des manifestations littéraires les plus importantes du Canada. Il s’est déroulé du 2 au 5 octobre dernier. Parmi celles organisées dans le contexte de cette vitrine internationale, un salon francophone, pour stimuler la lecture en français dans cette province,  avec un prix dont le  jury,  composé de trois personnes représentatives de la diversité littéraire franco-ontarienne, a choisi trois finalistes parmi 21 candidatures.


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L'oeuvre D'Alfonso:


L’aimé,   construit, un peu à la façon d’un documentaire, le portrait du cinéaste montréalais d’origine italienne Fabrizio Notte, à partir des témoignages, à la première personne, de femmes narratrices qui l’ont connu ou croisé, aimé ou détesté. Ce sont des femmes de sa famille, des amies, des amantes. Ainsi se compose progressivement, à la façon d’un Picasso, le tableau kaléidoscopique d’un homme qui peut être aussi tendre que goujat, aussi sûr de lui jusqu’à l’arrogance que désemparé et inquiet. Le principe de création est ingénieux, original et mené tambour battant.


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Chi è Antonio D’Alfonso ?


 


Poeta, romanziere, saggista, critico letterario, cineasta indipendente, nel 1978 fonda in Canada la casa editrice Guernica che ha lo scopo di far conoscere talenti emergenti, soprattutto di origine italiana.


Nato a Montréal nel 1953, da genitori molisani,  si muove tuttavia in un contesto multiculturale: scuola in inglese; amici francofoni, italiani, spagnoli ecc... Spirito eclettico, dopo l’università intraprende varie attività, soprattutto cinematografiche e scrive i primi libri di poesia (La Chanson du shaman, Queror, Black Tongue ecc..). Arrivano anche i primi romanzi. Nel 2005, Un vendredi du mois d’août ottiene il Premio Trillium ed è finalista del Premio Riguet.


Attualmente vive a Toronto dove ha ricevuto il premio del Salone del Libro 2008 con il romanzo L'aimé.