venerdì 28 dicembre 2007

CHI E' L'AUTORE? - 1

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BRANO N. 3


“….Non mi avevano mai detto che cos’era successo a Connie. Non facevo più domande, ero riuscita a dimenticare la sua esistenza. Mia madre viveva nella stessa mia città ed io lo ignoravo. Adesso so che c’erano almeno due persone a Montreal, Sylvain Hamel ed io, che pensavano di aver perduto la madre, malgrado vivessero vicino a lei. Le lettere che Connie mandava ad Angelina l’hanno finalmente tradita. Un giorno che rientrai più presto a casa da scuola ne trovai una dimenticata sul tavolo della cucina.


   «Angelina avrò presto diritto alla libertà condizionata. Potrebbe essere necessario dire a mia figlia dove mi trovo. Posso farlo io, se credi che per te sia troppo difficile».


   La lettera era di molte pagine, ma non avevo tempo di leggerla tutta. Avevo paura che la zia tornasse e mi sorprendesse. Avrei scoperto delle altre verità su mia madre? Angelina non avrebbe mai avuto il coraggio di svelarmi la verità. Mi aveva presa ed ero ormai diventata una cosa sua, il suo gioiello, la sua vita, il suo ostaggio. Per parecchi giorni attesi la sua reazione. Niente sembrava turbarla. Ogni sera rientrava, lasciava la borsetta nel vestibolo e preparava la cena. Poi mi faceva una domanda che non era più una domanda perché il tempo l’aveva svuotata completamente di significato: «Tutto bene a scuola?»………”

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BRANO N. 2         


  “….. I primi ricordi della vita dell’Amicarelli hanno una certa aria di leggenda: leggenda assai diffusa cinquanta anni fa, ma ora saputa dai pochi che gli sono sopravvissuti e dai pochissimi che l’hanno udita narrare dai pochi.


   All’estremità di Agnone, da est ad ovest e guardando il mezzogiorno, si stendono due fila parallele di enormi blocchi tufacei: sono degli enormi massi ovali, non saldati tra loro in modo da farli parere un unico masso: posano invece l’uno a fianco all’altro con in mezzo degli interstizi, più o meno larghi; a chi però li osserva da lontano, rendono l’immagine di un muro superciclopico. E’ su questa formazione geologica, non mai studiata scientificamente da nessuno, che ha le sue fondamenta una lunga distesa dei fabbricati del paese. Tra le fila superiore di questi massi e l’inferiore corre un viottolo assai stretto e assai pericoloso anche, chi non abbia pratica molta delle nostre vie di montagna.


   Or, dice la leggenda, che l’Amicarelli, fino all’età di venti anni, fosse poco men che cretino, e che, precipitato da quel viottolo e rottasigli la base del cranio, non solo guarisse, ma tornasse al mondo con quell’ingegno che tutti sanno…….”

mercoledì 26 dicembre 2007

CHI E' L'AUTORE DEL LIBRO?

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BRANO N. 1


 


   “……..Erano le prime giornate di luglio, e Morutri appariva come disabitata. Sul sonno di Luca passavano, di primo mattino, come un concerto familiare, le voci dei contadini, il tramestio, il belato delle pecore, l’abbaiare dei cani, senza scuoterlo dal suo torpore.


   I parenti, meno la sorella Beata, che qualche volta rimaneva in casa, andavano tutti in campagna. Il giovane si alzava, andava alla madia, prendeva un pezzo di pane, del formaggio e faceva colazione. Pane e formaggio o pane e frutta costituivano anche la sua seconda colazione.


   Luca era da qualche giorno a Morutri completamente inoperoso. Non era riuscito a mettere insieme i danari occorrenti per andare a sostenere l’esame che aveva preparato durante l’inverno. Sperava di partire in ottobre. Intanto, attendeva che Gesualdo e Ferdinando tornassero e gli prestassero i libri, perché potesse studiare durante l’estate. S’era portati, da Calena, alcuni romanzi che lo zio aveva ritagliati da diversi giornali, e li leggeva durante la notte. Abitava una stanzetta che era in cima alla casa, e dormiva tra sacchi di legumi e spighe da semina. Sul capo, durante la stagione inoltrata, aveva grappoli di peperoni rossi messi a seccare, che al tramonto fiammeggiavano investiti dai raggi del sole, e di notte empivano di un aspro odore vegetale la sua aria……….”.

lunedì 17 dicembre 2007

poesia di Natale


 



C’E’ UNA STELLA



di  Emilio Spensieri



 



 



  Torna: torna per coloro che l’aspettano ed anche per quelli che non l’attendono.



   Sull’orizzonte del mucchio dei secoli nel buio la stella indica il cammino giusto; e i pastori inconsapevolmente vanno, allontanandosi dal respiro del gregge assopito; anche i cani, senza mugolare, restano fermi e attoniti.



   Nel profondo silenzio della notte, defluite dal pentagramma delle armonie ondeggiano le note delle zampogne e l’erba, imperlata di rugiada, soggiace alla carezza dell’onda di suono.



   Dalla grotta un respiro nuovo àlita verso il mondo e preme nei cuori; gli occhi di Maria riflettono amorosamente sul figlio la trèmula fiammella dei pochi sterpi; Giuseppe ferma i pensieri sul volto del Bambino; il bue e l’asinello, protagonisti anche loro, irrorano respiri di calore.



   Allora e oggi: duemila anni. L’arco del tempo sembra infinito e, tuttavia, è breve ed attuale, senza scadenze.



   Tutte le nascite hanno un principio ed una fine: c’è un giorno o una notte, ma una soltanto è la Notte Santa.



   Natale: si può nascere dovunque, nel solco o sotto l’albero, in una stalla o nel palazzo del Re, ma quella grotta fredda e spoglia resta per sempre la Reggia dell’umanità.



   Duemila anni ed ore infinite si aggrumano in una giumella di tempo e c’è una stella che racconta e narrerà in eterno.”



 



(Sottovoce, 1988)