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sabato 11 aprile 2009

Luigi Incoronato,

Copertina di Morunni, di Luigi IncoronatoEstratto da Morunni, di Luigi Incoronato, Marinelli Editore, Isernia 1988, prima ediz. Mondadori Milano 1952


 


p. 207


            Al bivio il piccolo autobus si fermò; Emilio Sarro scese col suo zaino e l’altro fagotto.


            «Di nuovo tanti auguri» gli disse l’autista , rimettendo in marcia. I visi dei viaggiatori si voltarono a guardarlo, in piedi davanti alla sua roba sulla strada. Là, a settecento metri, un po’ elevato rispetto alla provinciale, che vi giungeva in leggiera salita, era Morunni con le sue piccole case grigie scure, e il campanile della chiesa vecchia, che minacciava di crollare da tanto tempo.


            Era l’alba. Da Termoli erano partiti ch’era ancora notte. Nei campi il grano già in parte falciato. Sulla provinciale c’era solo un carretto, che usciva dal pese in quel momento, e procedeva lentamente.


            Non gli restava che prendere lo zaino e il resto e avviarsi verso casa. Ma i suoi occhi non si staccavano da quei tetti. Ora finalmente, riusciva a ricordarsi. Aveva lasciato Morunni una mattina d’inverno, che pioveva tanto da sembrare che la postale sarebbe finita fuori strada. Michelino, al volante, ripeteva: «Non si vede la strada.»


            Ora la luce aumentava. Erano le stesse case, lo stesso colore. Il mattatoio era lì, a destra, quattrocento metri fuori del paese. Il calvario a sinistra, isolato, oltre una casetta nuova, di mattoni rossi, che lui non ricordava. Le mura e i tetti sembravano uguali. Sembravano. Ma certo non lo erano. Come non erano certamente coloro che in quelle strade, in quelle pareti, avevano vissuto cinque anni della loro vita. Come non lo era lui, che forse faceva fatica a muoversi, a correre incontro ai suoi familiari, quasi potesse accadere di non riconoscersi, e d’essere per sempre estranei, loro a lui e lui a loro. Oh, meglio guardare le pietre di Morunni, la loro eguale apparenza. Ma i cuori degli uomini, delle donne, il suo cuore, che lunga strada in cinque anni. Solo il carretto lentamente si avvicinava a lui.


 


            Tutto era stato diverso. Oh, come lo avevano stretto le braccia di Sandrina, Giulietta…. E quanto avevano lacrimato i vecchi occhi di suo padre. Pareva che egli fosse per loro l’aria tanto gli si erano stretti con le braccia e gli sguardi. C’erano ancora degli esseri umani su questa terra per cui contava che lui fosse vivo.