giovedì 13 giugno 2024

Articolo di Rita Frattolillo, pubblicato dal QUOTIDIANO DEL MOLISE  il 24 maggio 2024

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"Scaffale", le mie letture: Lina Pietravalle


Il Molise è stato una potente fonte d’ispirazione per la scrittrice Lina Pietravalle (1887-1956),  anche se ha potuto viverci poco, o forse proprio per questo. Sta di fatto che ha continuato durante tutta la sua esistenza ad aggirarsi tra le vibrazioni dell’infanzia aurea passata nel Casino della Cipressina (Bagnoli del Trigno), a Salcito, dove il padre Michele rifulgeva di vita e operosità, e i felici momenti legati al suo matrimonio giovanile con il giornalista Pasquale Nonno nel villaggio di Chiauci, popolato da una umanità istintiva immersa in un tempo senza storia. Tutta la sua produzione letteraria, che le è valsa due premi importanti, il premio Bemporad (1923) e il premio Viareggio (1932), è intrisa del mondo primitivo e intangibile dei fieri molisani. Un mondo raccontato con penna feconda e sontuosa, linguaggio ardito, impastato di termini dotti, neologismi e dialettismi.  

Sul potere ricostruttivo della memoria e del ricordo, sulla forza evocativa della parola  è basato l’appassionato discorso sul Molise che la scrittrice salcitana, vincendo la sua “selvatica timidezza”  tenne al Lyceum di Firenze nel 1931.

Un discorso in cui la scrittrice aveva prospettato ai fiorentini un Molise dalle tinte forti, una terra “aspra e dolce” di sapore mitico, abitata dalla stirpe degli antichi sanniti, fieri e dignitosi, ancorché lenti e “ingenui a capire, anzi riluttanti a capire”.

Su quel discorso della Pietravalle si era appuntata l’attenzione di Renato Lalli, il compianto storico campobassano che con costanza, umiltà e grande spirito di servizio ha dedicato tutta la sua vita e le sue energie migliori al Molise, destinando poi il suo prezioso fondo librario e i documenti alla Biblioteca “P.Albino”.

Già nel 2006 ne aveva  scritto un saggio introduttivo, in cui la sua squisita sensibilità gli aveva permesso di “leggere” dall’interno la produzione letteraria della Pietravalle,

e aveva focalizzato affinità, richiami e paralleli con momenti e aspetti della storia del Molise presenti in Longano, Giovannitti, Jovine, Cirese, Leopardi, in un’analisi ad ampio raggio e di grande respiro.

 La morte  dello studioso, nel febbraio del 2010, fortunatamente non ha  fermato la pubblicazione del saggio, perché Rosamaria Camposarcuno, preziosa e instancabile compagna di ricerche del consorte, ha voluto esaudire il  suo desiderio, e ha messo le mani  tra quelle carte.  È così che nel 2013  viene dato alle stampe, per i tipi di NAT3 di Claudio Di Cerbo, il saggio  “Il Molise” di Renato Lalli, accompagnato da un altro volume, “Incontri con Lina Pietravalle”, contenente l’intervista impossibile realizzata da Gabriella Iacobucci negli anni Novanta dietro invito della Rai. Entrambi i libri sono racchiusi in un elegante cofanetto.  All’analisi impeccabile e filologica del saggio di  Renato Lalli, talmente penetrato nella personalità di Lina Pietravalle da esserne quasi l’alter ego, si interfaccia quindi l’intervista  della Iacobucci  che si svolge in sei incontri, ognuno dei quali tocca un argomento, dalla famiglia al matrimonio, alle donne molisane, al cibo.

Il testo Gabriella Iacobucci  incontra Lina Pietravalle, che, con gli attori Adriana Vianello e Werner di Donato, la Iacobucci  nel ruolo di se stessa, trasmesso in sei puntate nel 1992 alla radio con le musiche di Pier Luigi Armagno, e  la regia di Bruna Benevento,  è proposto per intero nel secondo volume del cofanetto.

 La Iacobucci, affermata traduttrice dall’inglese e presidente di “Molise d’autore”, ha  spiegato in diverse occasioni il perché della sua scelta, quando le fu offerta l’occasione di realizzare per la radio un’intervista immaginaria con uno scrittore molisano.  La sua vicinanza emotiva  con la Pietravalle è nata quando da bambina ha trovato, e letto più volte di nascosto, un libro dalla copertina bianca il cui titolo, Le catene, l’aveva attirata fin dal primo momento. Molto più tardi si è ricordata di quel titolo,  di quel nome, e ha cominciato la ricerca di tutto il materiale necessario per dare vita al suo lavoro, consapevole della valenza della scrittrice,  che ha avuto l’indubbio merito, con la sua arte e il suo impegno, non solo di far conoscere il Molise al di là dei suoi confini, ma anche di “annetterlo” alla letteratura nazionale.

Il dialogo, dunque, è il frutto di laboriose letture di documenti, articoli dell’epoca, visione dei film disponibili, e naturalmente, dell’analisi delle opere della scrittrice, alla quale è toccata una vita costellata di colpi durissimi, primo tra tutti (1923) l’assassinio dell’adorato genitore, insigne clinico ed esponente politico di primo piano, impegnato a scuotere il Molise dall’immobilismo.  Al padre Michele Lina aveva dedicato la sua prima opera, I racconti della terra, e sempre a lui è dedicata, nel primo  volume del cofanetto, un’appendice scritta da Renato Lalli basata su un libro del 1926 di Paolo, fratello della scrittrice.

 Altre morti violente hanno segnato profondamente la scrittrice, lasciandola definitivamente prostrata: il secondo marito, Giorgio Bacchelli,  cadrà in Russia (1942), e l’unico, amatissimo figlio Lionello morirà durante la guerra civile nel nord Italia (1944).

Muovono proprio da queste tristi vicende familiari le prime battute del dialogo immaginato e ricostruito da Gabriella Iacobucci per raccontare la scrittrice salcitana, che vantava nel ramo materno l’eroe garibaldino Giuseppe Suriani, trucidato durante il sanguinoso ottobre isernino del 1860, e l’intellettuale di Castelbottaccio Vincenzo De Lisio, padre dell’affermato pittore Arnaldo, che aveva ritratto più di una volta Lina e la sua famiglia.  L’apparente semplicità del dialogo è supportata quindi dalla profonda conoscenza delle opere, i cui passi intarsiano senza forzature il  parlato.

Lo stesso Renato Lalli, quando  lesse il copione, si entusiasmò ed espresse l’intenzione  di  pubblicarlo.

 Nell’intervista debito spazio è riservato alle contrastanti reazioni della critica ufficiale rispetto alla novità rappresentata all’epoca dalle opere della Pietravalle, la cui scrittura, in particolare, suscitò   commenti  spesso ingenerosi.

 Dopo, sono stati in molti a rilevare che la forte presenza nelle pagine della Pietravalle di cantilene, nenie, poesie popolari, nonché di riferimenti alimentari, contribuisce a costruire del Molise un’identità etno-antropologica originale e di grande interesse.  Una domanda dietro l’altra la Iacobucci  traccia un ritratto  originale della Pietravalle come donna e come scrittrice,  frugando  anche negli aspetti intimi dell’intervistata, ma sempre con  una finezza che rivela insieme acutezza e sensibilità.

Il diaframma “naturale” tra le due donne si assottiglia progressivamente fino a cedere il posto ad una sorta di complicità, ininterrotta fino al commiato finale che suggella l’incontro. Come si comprende,  si tratta di un cofanetto prezioso, che non dovrebbe mancare nelle case dei molisani.

 

Cofanetto contenente due volumi dedicati a Lina Pietravalle: “Il Molise”, a cura di Renato Lalli, e il volume “Gabriella Iacobucci  incontra Lina Pietravalle” (Nat 3 di Claudio Di Cerbo, presidente di “Italia Nostra” e autore delle  foto che corredano l’opera, 2013).  Rita Frattolillo

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