lunedì 18 agosto 2008

Convegno a Roccamandolfi

Convegno su Florindo Scasserra ed altri protagonisti della cultura localeFlorindo Scasserra ed altri protagonisti della cultura locale è l’interessante convegno che si è svolto a Roccamandolfi, in provincia di Isernia, il 12 agosto scorso.


Il convegno e la mostra storico-documentaria sono stati organizzati dall’Archivio di Stato di Campobasso e dal comune di Roccamandolfi.


Tra gli interventi:



  • Sebastiano Martelli, Protagonisti e fermenti culturali tra Settecento e Novecento

  • Giambattista Faralli, “Il Giornale del Sannio” e la stampa molisana (1904-1906)

  • Giorgio Palmieri, “Mia cara creatura di stampa” Florindo Scasserra editore

  • Barbara Bertolini, Dal sodalizio intellettuale all’amore. Maria d’Aragona e Florindo Scasserra


 


Chi era Florindo Scasserra? Perché un convegno così importante su di lui?


 


L’anno scorso cadeva il centesimo anniversario della morte del geniale giornalista-scrittore, morto  a soli 25 anni, con alle spalle un’attività letteraria incredibile per la sua giovane età.


Nato nel 1881 a Roccamandolfi, a 18 anni Florindo pubblica il suo primo lavoro letterario, L’uomo conosce l‘uomo. A vent’anni fonda e dirige, nel suo paese natio, “Italia Moderna”, rivista quindicinale letteraria, artistica, scientifica, alla quale collaborano personaggi illustri come Antonio Fogazzaro, Francesco d’Ovidio, Baldassarre Labanca, Edmondo de Amicis, ma anche tante scrittici in auge allora, come Clelia André, Diana Toledo, Gemma Giovannini.


Nel 1904, un anno dopo il suo matrimonio con Maria d'Aragona,  una nobildonna toscana, anche lei scrittrice, che aiuterà il marito nelle sue mille attività, si trasferisce a Bojano e fonda “Il giornale del Sannio” e una casa editrice “Italia Moderna”. Anche per la casa editrice il giornalista molisano raccoglierà intorno a sé grande consenso che lo porterà a pubblicare numerose opere.


Muore purtroppo precocemente stroncato dalla tubercolosi. Dirà sul letto di morte: «Muoio a 25 anni con tante cose da fare, senza rimpianti, ma con un grande fardello  di affetti. Amai il popolo né  ne abusai, amai tutti, non odiai nemmeno il nemico. Mi si oscura l’universo».



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venerdì 8 agosto 2008

Incontro con l'Autore: Pietro Corsi

Incontro con lLunedì, 11 agosto a Casacalenda, Saletta Caradonio Di Blasio, ore 18.00


 


Molise d’Autore e la fondazione caradonio di blasio


presentano:


 


INCONTRO CON L’AUTORE


 


Pietro Corsi, ARABESCO Una storia di donne, briganti e cuori infranti


 


 L’autore racconterà il suo ultimo romanzo intervistato da


Gabriella Iacobucci


             partecipa         Loreta Giannetti


 


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…La magara riceveva tutti i suoi clienti come fossero personaggi importanti. Lo erano, per lei, tutti: gente che veniva da vicino e gente che veniva da lontano; ricchi, poveri cafoni e galantuomini, donne di casa ed eleganti signore; donne dal cuore di pietra ben intenzionate ad infrangere i cuori altrui; gente sana che in lei credeva e da lei si aspettava cure miracolose; gente che aveva un passato da ricordare, gente che viveva in un presente incerto e persino gente che pretendeva di voler conoscere i segreti nascosti nelle tenebre dell’universo….





 



 


Nell’ultimo romanzo di Pietro Corsi le storie si aprono a sorpresa, l’una dentro l’altra, come in una scatola cinese.


L’autore ci tiene a informare il lettore che le vicende intessute nel racconto hanno una loro storica consistenza: la presenza di briganti e di una principessa napoletana sul Molise, dove sono ambientate le storie, di una fattucchiera capace di risolvere persino questioni di amori contrastati o incompresi, l’apparizione improvvisa di una cometa che segnerà il destino di una famiglia nobiliare, l’inaugurazione del tratto ferroviario Benevento-Termoli destinato a collegare il Tirreno con l’Adriatico. I personaggi – frutto della fantasia dell’autore, che lui ritrova scovandoli, come gli piace dire, nella sua “sciagurata” memoria e tra i ruderi della sua esistenza -  svelano come la donna meridionale, dotata di saggezza e buon senso e dell’autorità necessaria per bilanciare le capricciose speranze dell’uomo, sia sempre stata, abilmente, alle redini del destino della propria famiglia.


Nell’ultima parte del romanzo vediamo Gina, la figura centrale, nel pieno della svolgimento delle sue mansioni patrimoniali. Ed è l’occasione, per l’autore, di farci rivedere la vita agricola e domestica dei giorni sepolti ormai sotto la polvere del tempo: la raccolta delle olive, la panificazione nei vecchi forni a legna, la mietitura e i pasti per i mietitori, tutti i misteri di un mondo contadino solo apparentemente dimenticato perché sempre vivo nelle leggende che continuano a tramandarsi di generazione in generazione.


 


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