MEXICA, La bambina serpente, di
Simonetta Tassinari. Esce con Meridiano Zero il nuovo romanzo di una delle
scrittrici più brillanti e versatili del nostro panorama letterario.
di Gabriella Iacobucci
di Gabriella Iacobucci
La pubblicazione di un altro libro è, per
Simonetta Tassinari, la felice conclusione di un'ennesima
avventura, avventura iniziata nel momento in cui il suo talento è
stato sollecitato da una nuova passione, la sua fantasia si è riaccesa
davanti a una nuova storia che voleva essere raccontata.
Nel caso del libro di cui parliamo si tratta
di un'avventura che l'ha portata lontano nel tempo, ovvero all'epoca
della conquista del Messico. Il romanzo si chiama infatti MEXICA, La bambina serpente, e Molise d’Autore ha il privilegio di poterne annunciare
l'uscita.
La passione per la ricerca storica è all'origine
di tanti scritti dell'Autrice, ma in questo libro
la ricostruzione rigorosa dei fatti che fanno da sfondo alle
vicende dei personaggi è anche l'occasione per lei di andare oltre, indagare
nel mondo inesplorato di un antico popolo e della sua sapienza, descrivere
l'incontro tra due civiltà. E quindi nell'avvincente intreccio di
episodi di amore, crudeltà, eroismo che costituisce la trama del
romanzo si inseriscono miti, leggende e profezie. E all'eterna ricerca dei
perché dell'esistenza, alla domanda se esiste il destino e se è possibile
cambiarlo, qui rispondono antiche e a noi sconosciute filosofie per
voce di misteriosi vecchi sacerdoti chiamati "tamàn".
Ma abbiamo chiesto a Simonetta Tassinari di
parlarcene lei stessa, e soprattutto di dirci come è arrivata,
dall'esordio con una saga familiare ambientata nel Molise
"(Gente di Pietra") a un "mistery storico" ambientato
in Messico... (G.I.)
"Dunque.. da "Gente di pietra" a
"Méxica" la strada è stata piuttosto lunga, passando attraverso la
collaborazione con la RAI, i saggi di storia e filosofia politica, i romanzi
brillanti e i racconti. Ma, in realtà, anche praticando generi diversi, quello
che è rimasto sempre costante è il mio amore per la storia, soprattutto per la
storia moderna e contemporanea, senza trascurare l'attrazione per
l'avventura, l'esotismo e il misticismo. Scrivendo un mystery storico ho
cercato di accontentare sia la fantasia (i miei protagonisti sono d'invenzione)
sia il gusto della ricostruzione storica in un romanzo di ampio respiro, ambientato
tra il Vecchio e il Nuovo mondo all'epoca della conquista del Messico.
I protagonisti principali sono tre uomini: (e anche le
loro donne, naturalmente..): un fiammingo dai capelli rossi, Jan Van der
Vaals, con un eccezionale talento per le lingue, assunto da Hernàn Cortés
come interprete; Giancristoforo Calabri, un ricco marchese italiano, alchimista
e letterato, che s'imbarca per le Indie occidentali nella speranza di trovare
la cura miracolosa per la figlioletta gravemente malata; Pedro Fuentes y Molina,
nobile decaduto scavezzacollo e bellissimo, in fuga dalla Spagna perché
inseguito dal padre della sua amata che gli ha giurato eterna vendetta.
Tutti e tre si arruoleranno nell'armata di Cortés in
procinto di far vela da Cuba per il Messico, senza immaginare che laggiù tre
sacerdoti, i tamàn della Bambina serpente, hanno letto nei segni del loro
arrivo e li stanno aspettando.
Questi "tamàn" sembrano poveri, vecchi e
insignificanti, ma in realtà hanno il dono della chiaroveggenza e leggono
nel pensiero al semplice tocco delle dita. Si aggirano nel Messico di
Montezuma portandosi dietro lo Scrigno, una testa mozzata dagli stupefacenti
occhi blu nel quale è racchiuso il segreto dei loro poteri e della
sopravvivenza del Quinto sole.
L'incontro tra gli europei e i tamàn - e dei motivi
per i quali i sacerdoti cercano proprio loro- è narrato sullo sfondo della
conquista del continente mesoamericano, contrassegnata da atti di eroismo e
crudeltà. Uno dei temi principali del romanzo è quello del destino:
esiste? E c'è la possibilità di cambiarlo?
Anche l'amore è una tematica importante. L'amore tra
Pedro e Lucìa, contrastato ma più forte della morte. Quello tra Giancristofro e
Maria Elisabetta, incompreso e inespresso. E come non far venir fuori, in
qualche modo, lo scontro di civiltà e il tragico destino degli indios nel
momento in cui, nel 1518, sbarcano da Est, "Uomini bianchi e
barbuti, tutti di metallo, con le armi del tuono, in groppa a grandi cervi con
gli zoccoli d'argento", così come ci dicono le cronache azteche?
Del resto, "Méxica" è proprio il
termine con il quale gli Aztechi indicavano se stessi. Il termine
"aztechi" (da una delle loro tribù) fu introdotto soltanto nel
corso dell'Ottocento."
Simonetta, in bocca al lupo da Molise d’Autore!
http://youtu.be/lqdlww0Ft0w
Simonetta, in bocca al lupo da Molise d’Autore!
http://youtu.be/lqdlww0Ft0w
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