lunedì 7 ottobre 2013

MOL(IS)ESKINE un libro-diario di Giuseppe Tabasso


Nella cornice dell’ auditorium della ex-Gil, è stato presentato a Campobasso il libro di Giuseppe Tabasso edito da Filopoli, MOL(IS)ESKINE.  Una serata commovente dove, a parlare dell’ultima opera del giornalista Tabasso, oltre a GianMario Fazzini, che ne  ha curato la pubblicazione, sono stati tre giovani campobassani,  Nico Alfieri, Leopoldo SantovincenzoSabrina Varriano.
La serata è stata allietata dalle canzoni del musicista Lino Tabasso -  interpretate mirabilmente dal trio Vito Battista, Pierluigi Armagno e Franco Jacobucci   - che il padre dell’Autore scrisse durante il ventennio fascista.
Il libro si presenta come un diario ed è godibilissimo e leggibilissimo grazie ad una scrittura fluida, essenziale, limpida e alla veste tipografica molto accurata, proprio come un diario di Moleskine  (di lì il titolo).  A parte, vi è inserita una raccolta di foto che illustra la vita familiare di Tabasso e dei personaggi che egli ha affiancato durante la sua lunga vita.
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MOL(IS)ESKINE”  è un taccuino di appunti «riflessioni, esperienze professionali e reminiscenze
ripescate nella cassapanca di famiglia. Grazie ad un appassionato culto della memoria ne esce una godibilissima galleria di fatti e personaggi descritti con verve giornalistica in una chiave autobiografica mai intimistica, giocata su una tastiera narrativa ricca di stimoli civili e culturali.  Al suo “villaggio dell’anima”, ai suoi maestri, ai suoi familiari, ai suoi amici e corregionali scomparsi, Tabasso dedica un tenero com’eravamo, documentato e molto spesso venato d’ironia».

Chi è Giuseppe Tabasso:
Giornalista, scrittore, dopo aver lavorato per varie testate nazionali ed internazionali è passato alla RAI come inviato speciale per la politica estera del Radiocorriere, concludendo la carriera presso il Giornale Radio 3 dove ha coperto i maggiori avvenimenti internazionali.  E’ stato anche redattore parlamentare all’Assemblea di Strasburgo. Nella sua terra si è battuto per l’autonomia regionale ed è stato tra i fondatori dell’Associazione stampa molisana. Con l’amico e collega Tarquinio Maiorino ha dato vita al mensile “Molise”, una rivista che ha riscosso apprezzamento nella regione.  Ha al suo attivo varie pubblicazioni tra cui “Il Molise che farne?”, “Prediche di un molisano inutile”, Molise anno zero”. Figlio del musicista e compositore Lino Tabasso, nei suoi anni giovanili, Giuseppe, detto Peppino,  è stato anche un ottimo pianista.
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Ci fa piacere scoprire che Giuseppe Tabasso ha menzionato il nostro blog sul suo libro. Approfittiamo per mettere l’estratto di questo testo che ci riguarda:

”Molise d’autore”, un blog gestito con passione da Barbara Bertolini e Gabriella Jacobucci, ha posto agli scrittori molisani e, impropriamente, anche a me questa domanda:
Qual è stato il motivo, la lettura, l’incontro, che ti ha fatto capire, per la prima colta, che avresti deciso di dedicarti alla scrittura?
Avrei potuto rispondere partendo dal gran fascino che ha sempre esercitato su di me la parola, i suoi usi, abusi e consumi, la famosa “semantica dell’eufemismo”. Potevo parlare della mia mania di consultare e collezionare dizionari (tra i tanti custodisco un Webster inviatomi in regalo dopo la guerra da Frank Sinatra su richiesta di un mio zio d’America). Mi sono perfino divertito a scrivere un Manualetto di terrorismo culturale (ovvero come far credere di essere molto colti) per reazione a un avviso posto nei bus romani che intimava una “conciliazione contestuale” ovvero il pagamento immediato a chi risultasse sprovvisto del “titolo di viaggio”, cioè il biglietto. Burocratese a parte, il fascino della scrittura sta nelle sue infinite potenzialità espressive che ti consentono di dire la stessa cosa in modo brutale, furbesco, elegante, sarcastico, poetico. Si può dire “fare” o “svolgere un ruolo attivo”; “agire per conto proprio” oppure “liberi dai vincoli di schieramento”; si può “fare casino” o “apportare una turbativa”; dare delle spergiuro a chi “introduce elementi privi di veridicità” o del farabutto dicendogli di non essersi mai posto problemi di etica.
Quanto al quesito postomi da “Molise d’autore”, ho tagliato corto con una risposta pertinente non per chi fosse interessato alla lettura ma a tecniche di scrittura giornalistica, a prescindere dall’ideale professionale e civile di scuotere le convinzioni del lettore più che confermarlo nei suoi pregiudizi. Eccola.
«Non esiste una prima volta ma una catena di volte e non esiste propensione alla scrittura senza incontri con la lettura. Per me l’incontro iniziale avvenne, anni ’40, con due scrittori: Conrad (Martin Eden) e soprattutto col dimenticato Giovanni Papini di cui scoprii su una bancarella il suo Crepuscolo dei filosofi. Poi lessi quasi tutto di lui, conquistato da uno stile irruente, talvolta iconoclasta. Ho capito così che per i giovani è fondamentale innamorarsi di uno scrittore, di assorbirne lo stile, quasi di cannibalizzarlo. Poi però bisogna liberarsene, specie per chi – come nel mio caso  ̶  decide di dedicarsi al giornalismo. La mia teoria, infatti, è che la scrittura giornalistica ha un destino sociale e “democratico” che impone un continuo suicidio stilistico: ne consegue che il buon reporter deve resistere alle tentazioni della letterarietà. Fermo restando che la base sulla quale un buon giornalista costruisce la sua capacità di rappresentazione della realtà quotidiana rimane comunque la letteratura.



Da… Mol(is)eskine di Giuseppe Tabasso, Editrice Filopoli, Campobasso 2013

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