Nella cornice dell’ auditorium della
ex-Gil, è stato presentato a Campobasso il libro di Giuseppe Tabasso edito da
Filopoli, MOL(IS)ESKINE. Una serata
commovente dove, a parlare dell’ultima opera del giornalista Tabasso, oltre a GianMario Fazzini, che ne ha curato la pubblicazione, sono stati tre
giovani campobassani, Nico Alfieri, Leopoldo Santovincenzo, Sabrina Varriano.
La serata è stata allietata dalle canzoni
del musicista Lino Tabasso - interpretate mirabilmente dal trio Vito Battista, Pierluigi Armagno e Franco
Jacobucci - che il padre dell’Autore
scrisse durante il ventennio fascista.
Il libro si presenta come un diario ed è godibilissimo
e leggibilissimo grazie ad una scrittura fluida, essenziale, limpida e alla
veste tipografica molto accurata, proprio come un diario di Moleskine (di lì il titolo). A parte, vi è inserita una raccolta di foto
che illustra la vita familiare di Tabasso e dei personaggi che egli ha
affiancato durante la sua lunga vita.
***
“MOL(IS)ESKINE” è un taccuino di appunti «riflessioni,
esperienze professionali e reminiscenze
ripescate nella cassapanca di famiglia. Grazie ad un appassionato culto della memoria ne esce una godibilissima galleria di fatti e personaggi descritti con verve giornalistica in una chiave autobiografica mai intimistica, giocata su una tastiera narrativa ricca di stimoli civili e culturali. Al suo “villaggio dell’anima”, ai suoi maestri, ai suoi familiari, ai suoi amici e corregionali scomparsi, Tabasso dedica un tenero com’eravamo, documentato e molto spesso venato d’ironia».
ripescate nella cassapanca di famiglia. Grazie ad un appassionato culto della memoria ne esce una godibilissima galleria di fatti e personaggi descritti con verve giornalistica in una chiave autobiografica mai intimistica, giocata su una tastiera narrativa ricca di stimoli civili e culturali. Al suo “villaggio dell’anima”, ai suoi maestri, ai suoi familiari, ai suoi amici e corregionali scomparsi, Tabasso dedica un tenero com’eravamo, documentato e molto spesso venato d’ironia».
Chi
è Giuseppe Tabasso:
Giornalista, scrittore, dopo aver lavorato
per varie testate nazionali ed internazionali è passato alla RAI come inviato
speciale per la politica estera del Radiocorriere,
concludendo la carriera presso il Giornale
Radio 3 dove ha coperto i maggiori avvenimenti internazionali. E’ stato anche redattore parlamentare
all’Assemblea di Strasburgo. Nella sua terra si è battuto per l’autonomia
regionale ed è stato tra i fondatori dell’Associazione stampa molisana. Con
l’amico e collega Tarquinio Maiorino ha dato vita al mensile “Molise”, una
rivista che ha riscosso apprezzamento nella regione. Ha al suo attivo varie pubblicazioni tra cui
“Il Molise che farne?”, “Prediche di un molisano inutile”, Molise anno zero”. Figlio del
musicista e compositore Lino Tabasso, nei suoi anni giovanili, Giuseppe, detto Peppino, è stato anche un ottimo pianista.
***
Ci fa piacere scoprire che Giuseppe Tabasso
ha menzionato il nostro blog sul suo libro. Approfittiamo per mettere
l’estratto di questo testo che ci riguarda:
”Molise d’autore”, un blog gestito con
passione da Barbara Bertolini e Gabriella Jacobucci, ha posto agli scrittori
molisani e, impropriamente, anche a me questa domanda:
Qual
è stato il motivo, la lettura, l’incontro, che ti ha fatto capire, per la prima
colta, che avresti deciso di dedicarti alla scrittura?
Avrei potuto rispondere partendo dal gran
fascino che ha sempre esercitato su di me la parola, i suoi usi, abusi e
consumi, la famosa “semantica dell’eufemismo”. Potevo parlare della mia mania
di consultare e collezionare dizionari (tra i tanti custodisco un Webster
inviatomi in regalo dopo la guerra da Frank Sinatra su richiesta di un mio zio
d’America). Mi sono perfino divertito a scrivere un Manualetto di terrorismo
culturale (ovvero come far credere di essere molto colti) per reazione a un
avviso posto nei bus romani che intimava una “conciliazione contestuale” ovvero
il pagamento immediato a chi risultasse sprovvisto del “titolo di viaggio”,
cioè il biglietto. Burocratese a parte, il fascino della scrittura sta nelle
sue infinite potenzialità espressive che ti consentono di dire la stessa cosa
in modo brutale, furbesco, elegante, sarcastico, poetico. Si può dire “fare” o
“svolgere un ruolo attivo”; “agire per conto proprio” oppure “liberi dai vincoli
di schieramento”; si può “fare casino” o “apportare una turbativa”; dare delle
spergiuro a chi “introduce elementi privi di veridicità” o del farabutto
dicendogli di non essersi mai posto problemi di etica.
Quanto al quesito postomi da “Molise
d’autore”, ho tagliato corto con una risposta pertinente non per chi fosse
interessato alla lettura ma a tecniche di scrittura giornalistica, a
prescindere dall’ideale professionale e civile di scuotere le convinzioni del
lettore più che confermarlo nei suoi pregiudizi. Eccola.
«Non esiste una prima volta ma una catena
di volte e non esiste propensione alla scrittura senza incontri con la lettura.
Per me l’incontro iniziale avvenne, anni ’40, con due scrittori: Conrad (Martin Eden) e soprattutto col
dimenticato Giovanni Papini di cui scoprii su una bancarella il suo Crepuscolo dei filosofi. Poi lessi quasi
tutto di lui, conquistato da uno stile irruente, talvolta iconoclasta. Ho
capito così che per i giovani è fondamentale innamorarsi di uno scrittore, di
assorbirne lo stile, quasi di cannibalizzarlo. Poi però bisogna liberarsene,
specie per chi – come nel mio caso ̶ decide di dedicarsi al giornalismo. La mia
teoria, infatti, è che la scrittura giornalistica ha un destino sociale e
“democratico” che impone un continuo suicidio stilistico: ne consegue che il
buon reporter deve resistere alle tentazioni della letterarietà. Fermo restando
che la base sulla quale un buon giornalista costruisce la sua capacità di
rappresentazione della realtà quotidiana rimane comunque la letteratura.
Da… Mol(is)eskine
di Giuseppe Tabasso, Editrice Filopoli, Campobasso 2013
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