Infatti, capita talvolta che nemmeno i bibliotecari,
soprattutto se giovani, sappiano di queste importanti e preziose guide che
permettono a qualsiasi ricercatore, piccolo o grande che sia, di scoprire fatti
e personaggi della propria storia regionale raccontati da insigni ricercatori
del luogo. Sarebbe fondamentale che, ogni biblioteca, formasse il proprio
personale per consentire la consultazione di questi cataloghi soprattutto agli
insegnanti e ai loro alunni.
Scrivo questo perché non molto tempo fa mi è capitato di constatare
quanto sia poco conosciuto questo importante materiale storiografico raccolto
nell’Almanacco. Persino da persone che, sia per professione sia per carica che
occupano, dovrebbero invece esserne informate.
PERCHE' NON SI CITA LA FONTE?
L’altro tasto dolente è che quelli che lo consultano
dimenticano poi quasi sempre di citare la fonte e strombazzano come primizia
una notizia che magari era stata inserita da anni. E, proprio per fare un
esempio concreto, prendo la storia dell’anarchica molisana Maria Ciarravano.
Nel lontano 2010 l’amica Annamaria Cenname mi disse del
materiale che aveva raccolto su questa importante figura dell’antifascismo.
Decidemmo di scrivere la sua storia e Antonio Santoriello che curava
l’Almanacco del Molise 2011 — quell’anno dedicato al Ventennio fascista nel
Molise — lo pubblicò con il titolo “Maria Ciarravano. Vita di un’anarchica
molisana” (pp. 249-264).
Maria Ciarravano, nata a
Salcito nel 1904, si era trasferita con la famiglia a Roma e nella nuova
città conobbe il futuro marito, un anarchico pugliese, Sergio Di Modugno, che
la indottrinò e la sposò. Ma ben presto, per la sua vita sovversiva, Di Modugno
fu costretto a rifugiarsi a Parigi dove gravitò intorno ai fuorusciti italiani
capeggiati dal sindacalista pugliese Giuseppe Di Vittorio. A Parigi Di Modugno
chiese più volte al consolato italiano un visto per far giungere a Parigi anche
la moglie e il figlioletto di pochi anni. Dopo l’ennesimo diniego da parte del
Consolato, Sergio Di Modugno, esasperato, uccise il console. Un delitto che
cambiò la vita dei due coniugi.
Il saggio, dove indicavamo anche una ricca bibliografia, ci
costò, come si comprende, molto lavoro di ricerca e di scrittura. Chi si
sarebbe lanciato successivamente su questa interessante storia avrebbe già
trovato il piatto pronto.
Racconto questo perché un ricercatore, il saggista Massimiliano Marzillo, che ha insegnato all’Università del Molise, si è
concentrato sulla figura del marito della Ciarravano e del sindacalista e
deputato Giuseppe Di Vittorio per raccontare l’antifascismo in Puglia e nel
Molise. Tutto bene, anzi un magnifico lavoro se non fosse che alla stampa
locale il suo libro, pubblicato nel 2019, è stato presentato come la scoperta
di una figura anarchica femminile molisana di primo piano di cui non s’era mai
parlato in regione.
Quello che è deprecabile è che la stampa locale, incapace di
consultare appunto l’Almanacco o di farsi un giro su internet, dica che nessuno
si è occupato prima di questa figura, ma è inammissibile che addirittura due
organismi culturali regionali quali l’Iresmo e l’Associazione “Vincenzo Cuoco”
abbiano avallato questa tesi, ignorando le ricerche autorevoli proprio
sull’antifascismo dell’Almanacco del 2011.
Il malcostume delle non citazioni in genere è dilagante.
Molti dimenticano che ogni vero scrittore è seduto su una montagna di libri
altrui — cito Carofiglio — per cui dare
a Cesare ciò che è di Cesare nel mestiere dello scrivere è un bel comportamento
che dovremmo seguire tutti. Non è citando la fonte che si sminuisce il proprio
lavoro, anzi.
Barbara Bertolini
Un applauso a Barbara Bertolini, e non solo per averci fatto scoprire questo autore e questo pezzo di storia. Condivido pienamente infatti le sue considerazioni sul rispetto del diritto d'autore e la rimgrazio per aver messo in evidenza,con la schiettezza che la contraddistingue, un vecchio problema di malcostume italiano.
RispondiEliminaMassimiliano Marzillo è un professore di grande onestà intellettuale e gradirei che non si mettesse in dubbio la sua professionalità ma soprattutto la cura e la passione che ha investito nella stesura del suo libro!
RispondiEliminaNessuno mette in dubbio le qualità del libro, anzi, pieno apprezzamento per il lavoro del professore. Quello che ribadiamo è che la storia della Ciarravano era già stata scritta 8 anni fa ed era giusto menzionarla. Annamaria Cenname, Barbara Bertolini
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