giovedì 7 marzo 2019

La lingua del ritorno:



Gabriella Iacobucci traduttrice e ri-scrittrice di opere italo-canadesi

di Francesca D’Alfonso
Ricercatrice di Letteratura Inglese
Dipartimento di Scienze Umanistiche, Sociali e della Formazione
Università degli Studi del Molise



Con la pubblicazione del volume Italian-Canadian Narratives of Return: Analysing Cultural Translation in Diasporic Writing (2019), gli studi intorno ai temi della letteratura del ritorno si arricchiscono di un importante contributo. Edito dalla prestigiosa casa editrice Palgrave Macmillan a firma di Michela Baldo il libro si pone l’obiettivo di prendere in esame il concetto di traduzione inteso sia come ritorno alle origini che come restituzione di narrazioni perdute. In tal senso, anche il termine “diaspora” va qui interpretato come desiderio di ritorno a casa, come ambizione da parte di migranti e traduttori di una ricostruzione/ricostituzione immaginaria della propria casa.

Tra gli scrittori italo-canadesi analizzati, grande attenzione è dedicata all’opera di Nino Ricci e, in particolare, alla traduzione dei suoi lavori che, grazie alla penna di Gabriella Iacobucci, hanno avuto una notevole diffusione anche nel nostro Paese. Raffinata traduttrice del romanziere di origine molisana, Iacobucci si inserisce nel dibattito attorno alla traduzione intesa come strumento in grado di restituire e commutare il discorso narrativo e i suoi movimenti attraverso diversi punti di vista. Interessanti appaiono le parole di Iacobucci a proposito del lavoro traduttivo di Vite dei santi di Nino Ricci nato da un impulso verso una riappropriazione di quella che avrebbe dovuto essere la lingua originale del romanzo: l’italiano. Nelle intenzioni della traduttrice va ravvisato il desiderio di una restituzione ad un immaginario che appartiene solo alla lingua della memoria dell’autore intrisa di locuzioni dialettali ma, necessariamente, imprigionata nelle pieghe dell’inglese. Tradurre per Iacobucci significa allora “svelare” ossia togliere il velo di un codice “anomalo” di cui l’artista italo-canadese si è dovuto, suo malgrado, servire.

Appare interessante, inoltre, il parallelismo che Iacobucci tenta di tracciare tra la traduzione e l’ospitalità riservata a quegli emigranti che di tanto in tanto fanno ritorno alle regioni d’origine: tradurre significa completare un viaggio iniziato con la stesura del testo originale nel tentativo di colmare un vuoto con quella che appare essere la lingua “naturale” della narrazione.



A Gabriella Iacobucci va inoltre riconosciuto il merito di aver promosso nella regione Molise numerose iniziative culturali legate non soltanto alla figura di Nino Ricci ma anche ad altri scrittori italo-canadesi come Frank Colantonio, Mary Di Michele, Delia De Santis i cui scritti epitomizzano la vita, i sogni e le aspirazioni di tutti gli emigrati.

Francesca D’Alfonso©2019 Tutti i diritti riservati

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