Gabriella Iacobucci traduttrice e ri-scrittrice di opere
italo-canadesi
di Francesca D’Alfonso
Ricercatrice di Letteratura Inglese
Dipartimento di Scienze Umanistiche, Sociali e della Formazione
Università degli Studi del Molise
Dipartimento di Scienze Umanistiche, Sociali e della Formazione
Università degli Studi del Molise
Con la
pubblicazione del volume Italian-Canadian
Narratives of Return: Analysing Cultural Translation in Diasporic Writing
(2019), gli studi intorno ai temi della letteratura del ritorno si arricchiscono
di un importante contributo. Edito dalla prestigiosa casa editrice Palgrave
Macmillan a firma di Michela Baldo il libro si pone l’obiettivo di prendere in
esame il concetto di traduzione inteso sia come ritorno alle origini che come
restituzione di narrazioni perdute. In tal senso, anche il termine “diaspora” va
qui interpretato come desiderio di ritorno a casa, come ambizione da parte di
migranti e traduttori di una ricostruzione/ricostituzione immaginaria della propria casa.
Tra gli scrittori
italo-canadesi analizzati, grande attenzione è dedicata all’opera di Nino Ricci
e, in particolare, alla traduzione dei suoi lavori che, grazie alla penna di
Gabriella Iacobucci, hanno avuto una notevole diffusione anche nel nostro Paese.
Raffinata traduttrice del romanziere di origine molisana, Iacobucci si
inserisce nel dibattito attorno alla traduzione intesa come strumento in grado
di restituire e commutare il discorso narrativo e i suoi movimenti attraverso
diversi punti di vista. Interessanti appaiono le parole di Iacobucci a
proposito del lavoro traduttivo di Vite
dei santi di Nino Ricci nato da un impulso verso una riappropriazione di
quella che avrebbe dovuto essere la lingua originale del romanzo: l’italiano.
Nelle intenzioni della traduttrice va ravvisato il desiderio di una
restituzione ad un immaginario che appartiene solo alla lingua della memoria
dell’autore intrisa di locuzioni dialettali ma, necessariamente, imprigionata nelle
pieghe dell’inglese. Tradurre per Iacobucci significa allora “svelare” ossia togliere
il velo di un codice “anomalo” di cui l’artista italo-canadese si è dovuto, suo
malgrado, servire.
Appare interessante,
inoltre, il parallelismo che Iacobucci tenta di tracciare tra la traduzione e l’ospitalità
riservata a quegli emigranti che di tanto in tanto fanno ritorno alle regioni
d’origine: tradurre significa completare un viaggio iniziato con la stesura del
testo originale nel tentativo di colmare un vuoto con quella che appare essere
la lingua “naturale” della narrazione.
A Gabriella
Iacobucci va inoltre riconosciuto il merito di aver promosso nella regione
Molise numerose iniziative culturali legate non soltanto alla figura di Nino
Ricci ma anche ad altri scrittori italo-canadesi come Frank Colantonio, Mary Di
Michele, Delia De Santis i cui scritti epitomizzano la vita, i sogni e le
aspirazioni di tutti gli emigrati.
Francesca D’Alfonso©2019 Tutti i diritti riservati
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