venerdì 22 giugno 2007

Senza titolo 0

Canto_dL’ASSAGGIO   di  CANTO D’AMORE, di Mary di Michele, tradotto da Gabriella Iacobucci


<<Forse perché ero passata dalla luce accecante di fuori alla fresca oscurità della casa, mi sembrava tutto così buio e i contorni delle cose confusi. Sentii il suo odore, prima di vederlo. Il suo profumo era una musica oscura composta di muschio e legno, e sì, anche odore di cucinato. Infatti c’era qualcos’altro che avvertivo, oltre ai capelli lucidi di brillantina e al sentore di stantio dei suoi vestiti. Era l’odore di olio da cucina e olive siciliane condite con aglio e peperoncino. Era un odore di pasti consumati a letto, non quelli dei malati, ma degli amanti.


La borsa dei carciofi mi cadde dalle mani. Le teste rotolarono sciolte, senza un filo di sangue, come sotto la lama affilata di una ghigliottina. Mi buttai carponi per raccoglierli e me le misi in grembo.


“Signorina.” Al suono della sua voce alzai lo sguardo, e fu allora che lo vidi per la prima volta, vidi la sua faccia dal basso. Ero inginocchiata. Lui aveva già cominciato a ridere, ma dal basso la sua faccia sembrava grave e i suoi occhi oscurati da ombre profonde.


“Signorina”, ripeté, e quando parlò le sillabe risuonarono come se fossi chiamata all’adorazione da una campana d’oro. Dico adorazione, ma la voce aveva corpo, non solo spirito. Forse avevo assaporato qualcosa di simile; forse era come la panna, la panna quando è montata, gonfia di dolcezza. Provai un senso di debolezza allo stomaco e alle ginocchia. Sentii un fremito, in basso, come se una farfalla, in letargo per sedici anni, fosse all’improvviso uscita dal bozzolo e stesse sbattendo le ali contro il mio sesso.>>

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