venerdì 22 giugno 2007

Articolo di Barbara Bertolini su

Le vicende sentimentali del tenore Enrico Caurso : Canto d'Amore di Mary di Michele tradotto da Gabriella Iacobucci



Canto d’amore, la storia  romanzata della vita sentimentale del tenore Enrico Caruso, è l’ultima opera tradotta da Gabriella Iacobucci del libro della canadese  Mary di Michele,   dal titolo originale Tenor of Love.

Dopo  Il fratello italiano, La terra del ritorno di Nino Ricci e Sui cantieri di Toronto di Frank Colantonio,  la Iacobucci  porta in Italia l’opera di un’altra autrice italo-canadese.

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La nuova generazione di autori canadesi è ricca di talenti letterari, che provengono spesso dall’emigrazione. E quella italiana, in particolare, è davvero numerosa. A parte Ricci e Colantonio, vi sono Marco Micone, Carole David Fioramore, Antonio D’Alfonso, Joe Fiorito, Pietro Corsi, Filippo Salvatore, Ermanno La Riccia, per dirne qualcuno, che fanno capire come l’integrazione degli emigrati italiani in Canada abbia funzionato.



Il merito della Iacobucci non è, infatti, solo quello di aver tradotto, in modo sensibile ed accurato, le opere di questi scrittori ma di averli scoperti, promuovendoli presso le case editrici italiane.

Una “Fernanda Pivano” molisana che riesce a far conoscere e valorizzare una parte importante della letteratura d’oltreoceano prodotta da autori di prima e seconda generazioni di emigrati provenienti per lo più dal Sud Italia. 

Una ricchezza che la Iacobucci ha scoperto durante i suoi viaggi in terra d’America. Tornata a casa ha poi voluto valorizzare questi scrittori realizzando nel Molise un’associazione culturale, “Molise d’autore”, con  lo scopo di diffondere le opere poco conosciute degli autori di origine molisana che si sono affermati nel mondo.



Ma per ritornare alla traduzione, senza la quale un libro non potrebbe circolare nei paesi esteri se non tra un limitato gruppo di persone che conoscono più lingue, non sempre il lettore, leggendo opere di autori stranieri, se ne preoccupa. Preso dalla trama, non riesce ad immaginare la grande fatica di trasposizione che richiede un testo scritto in un’altra lingua.

Lui, l’oscuro traduttore, si trova davanti ad una sola certezza: la storia già scritta, e a molti dilemmi: espressioni, modi di dire, linguaggi specifici non rintracciabili nella nuova lingua, e termini che non sempre corrispondono all’espressione originale.

Basta vedere cosa succede quando utilizziamo un traduttore automatico: un testo surreale e che solo con grandissima intuizione si riesce  a capire.

Insomma, difficilmente si percepisce che il traduttore è praticamente un secondo scrittore che ha dovuto rifare da capo tutta la storia. Ecco perché si parla sempre del traduttore traditore, perché è impossibile non tradire, non filtrare attraverso la propria sensibilità emozioni, sensazioni, raccontate in una lingua diversa, poiché la sensibilità è qualcosa di intrinseco, specifico dell’individuo e i modi di esprimerla sono diversi da lingua a lingua, da cultura a cultura.  E, non sempre, le traduzioni sono poi peggiori del testo originale. Anzi. 



Per il lettore quello che è importante è che le righe scorrano senza intoppi, che venga captato dalla storia a tale punto da dimenticare ciò che lo circonda;  che il suo pathos o il suo interesse vengano totalmente assorbiti, ed è quello che avviene in “Canto d’amore”, la storia romanzata della vita libertina di Enrico Caruso, che ha preferito scappare in America per sfuggire a una situazione sentimentale complicata.  Metà gentiluomo, metà malandrino, di aspetto non certo bello, Caruso ha saputo conquistare il cuore delle donne grazie ad una voce eccezionale e ad un forte carisma. Storie d’amori d’altri tempi dove la donna era disposta a sacrificare tutto per il suo uomo.



Di romanzi scritti su Caruso ce ne sono molti, tra cui quello del figlio avuto dalla sua amante Ada Giachetti, Enrico Caruso jr,  e quello della moglie ufficiale Dorothy Caruso.

Ma la canadese Mary di Michele ispirata dalla bella canzone di Lucio Dalla, Caruso, ascoltata per caso in suo soggiorno in Italia nell’estate del 2003, ha voluto rivisitare la storia di Caruso, colpita in particolare dalla storia rimasta sempre in penombra delle due sorelle Giachetti, innamorate tutte e due del tenore e il cui padre ha aiutato il napoletano quando muoveva i suoi primi passi artistici.

Essa, in questo romanzo, ha voluto offrire l’aspetto umano della vita sentimentale del tenore,  restituendo il giusto posto a Ada e Rina Giachetti, senza tralasciare la moglie americana.

Tuttavia anche se i personaggi messi in scena sono quelli reali, e i fatti essenziali rispettano la realtà storica, Canto d’amore non è una biografia ma il frutto magnifico di una finzione letteraria.  



Canto d’Amore, Mary di Michele, traduzione di Gabriella Iacobucci, Marlin editore, Napoli 2006

«Mai sottovalutare il potere di seduzione di una bella voce. Il divo dell’opera italiana Enrico Caruso era piuttosto basso e grassoccio, niente a che vedere con il suo connazionale e contemporaneo Rodolfo Valentino. Ma le donne non potevano resistergli. Canto d’amore è la storia, in parte romanzata, di un triangolo amoroso di cui furono protagoniste e vittime due sorelle livornesi, Ada e Rina Giachetti, la prima già sposata e la seconda sedicenne appena. Da Ada, che era un  soprano famosa, Caruso ebbe due figli, ma quando si accorse che stava per scoppiare uno scandalo preferì andare a cercare fortuna oltre l’Atlantico e in seguito, conosciuta l’americana Dorothy B. Park a New York, se ne innamorò al punto da sposarla, rinunciando alla fedele Rina che attendeva il suo ritorno in Italia. Nella prima parte del romanzo è proprio Rina a narrare la vicenda. Nella seconda le subentra Dorothy, folgorata dalla voce del cantante proveniente da un negozio di dischi, e poi sua compagna per i pochi anni che gli restarono da vivere. Canto d’amore è quel raro genere di romanzo in cui una narrazione forte eppure delicatamente modulata e una descrizione deliziosamente sensuale si combinano con sorprendente naturalezza».



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