giovedì 25 gennaio 2018

Valentina Farinaccio: la strada del ritorno porta a Campobasso...




di Barbara Bertolini




«L’estate più bella è stata quella in cui mio padre morì». Con questo incipit Valentina Farinaccio cattura subito il lettore, avido di scoprire come mai una bambina sia tanto felice nel momento più tragico della sua infanzia.

Non verrà deluso perché lungo le duecento dodici  pagine l’autrice, con scrittura limpida e delicata, ci porta a scoprire una famiglia molisana – suocera, nuora, nipotina – alle prese con una tragedia familiare, quella della morte, giovanissimo, di Giordano, l’adorato padre della bimba che gestisce una piccola libreria nel borgo vecchio di Campobasso.


Per evitare sofferenze a questa bimbetta allegra, vivace, sognatrice tanto da inventarsi storie assurde e di avere per amico Ringo Starr – la musica è già  importante nella sua vita – la mamma , quando la malattia sta avendo il sopravvento sul marito, l’allontana dalla casa e consegna Vera  al nonno  che le vuol far scoprire tutte le strade del mondo. Una decisione che avrà un peso nella vita di questa bambina.

Alternando i punti di vista, Vera, Lia, Santa raccontano le loro storie, ognuna con i loro “perché”. I “perché” che sfuggono a tutti noi portati a giudicare le persone che ci vivono accanto, senza capire mai fino in fondo la molla che le ha spinte ad agire in tal modo.  Mentre, nel racconto di ognuna di loro, c’è, invece, sempre una giustificazione, un motivo del loro comportamento. Se solo si sapesse. E l’Autrice in questo romanzo ha uno sguardo molto acuto sulla psicologia femminile, dimostrando una grande capacità di identificarsi con ogni personaggio.

Dice Lia, la mamma: «Non è ammesso, a Campobasso, avere successo. Se riesci in qualcosa, sei sicuramente una poco di buono, una che pur di arrivare in alto l’ha data a tutti, tranne che a chi racconta il fatto». Mentre Santa, la suocera, spiega: «Pensavo solo di proteggere mio marito, i miei figli, la mia casa; se avessi avuto un enorme foglio di cellophan li avrei imballati tutti, per non fargli prendere la polvere. Avevo paura che frequentare il mondo potesse allontanarli da me, questo era il mio incubo». Mentre Vera ricorda la sua partenza da Campobasso: «Mi lasciavo alle spalle le parole sbagliate del dialetto. I soprammobili e i difetti che sono tuoi soltanto perché sono stati dei tuoi genitori. I silenzi, lenti come il pomeriggio quando piove. Le occasioni mancate. La paura di entrare con tutto il corpo nella sofferenza, che è l’unico modo che c’è per attraversarlo, il dolore, e uscire salvi e interi, dall’altra parte».

E poi succede che Vera, diventata ormai adulta, una star della TV, astrologa affermata, grazie ad un manoscritto rinvenuto del padre riuscirà infine a elaborare il “suo lutto”, a capire perché da bambina è stata allontanata dalla casa quando il padre stava per morire. Era importante per lei, infatti, per riuscire a capire se stessa, conoscere questi perché.

Perché la mamma le ha ostinatamente nascosto questo dolore?  Perché non le ha mai parlato di questo padre, tanto da aver cancellato nella memoria della figlia ogni traccia? Tutte risposte che avrà dopo che il nonno paterno, sparito nel nulla molto prima della morte del figlio, si fa vivo con una lettera. Allora il romanzo prenderà una nuova direzione.

Partita da Campobasso a 19 anni, la giornalista ha voluto ambientare il suo primo romanzo"La strada del ritorno è sempre più corta" nella sua città: una vera dichiarazione d’amore verso la sua terra.

Una bella storia quella che ci racconta Valentina Farinaccio che sa come interessare il lettore. Benché lo spunto da cui parte la scrittrice sia la morte, il libro non è triste, anzi è pieno di ironia, fresco, vitale, da leggere!
BB

Valentina Farinaccio, “La strada del ritorno è sempre più corta Mondadori (disponibile anche in ebook)

CHI E’ ?



La giornalista e critico musicale Valentina Farinaccio, nata a Campobasso sotto il segno dei pesci trentasei anni fa, vive a Roma dove lavora per Auditorium TV, la web tv dell’Auditorium Parco della Musica della capitale, e collabora con “Il Venerdì di Repubblica”. È autrice del libro-intervista La sindrome di Bollani (2009), e di Yesterday. Storia di una canzone (2015).  

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