venerdì 12 dicembre 2008

Tutto su Nino Ricci,

Nino RicciNino Ricci, Vite dei santi   


di Josée di Tomaso


 


La prima di una trilogia di Nino Ricci, novella nel contempo affascinante e drammatica, con emozioni forti, intense, potenti. La storia è appassionante dall’esordio alla fine.


 


L’argomento rimanda all’emigrazione massiccia verso l’America negli anni 60, che era una diretta conseguenza della vita misera degli italiani rimasti in Italia. Nel periodo del dopo-guerra, racconta come riesca a sopravvivere in modo il più normale possibile una famiglia in condizioni così anormali, la loro vita quotidiana in una comunità chiusa e primitiva.


 


La trama trae spunto da un fatto che avrebbe potuto realmente accadere. Inizia in Italia nel paese di Valle del Sole, piccolo borgo italiano dell’Apennine. Tratta dell’adulterio di Cristina rimasta sola nel paese col figlio di sette anni Vittorio, e che viveva nella casa del padre, dopo che il marito era emigrato in America. Questo adulterio è uno scandalo e una maledizione.


 


Cosa è successo davvero alla madre di Vittorio quel dì nella stalla? Era stata morsa da un serpente, era chiaro, visto il gonfiore alla caviglia. Ma c’era un altro gonfiore che la madre mascherava sotto abbigliamenti ampi, e che destava sospetti nelle donne del paese con il loro mutismo, silenzio eloquente, e sguardi buii, in maniera burbera. Cosa nascondeva Cristina, la madre affettuosa del piccolo Vittorio, in quella strana forma? La pancia della madre si va via via ingrossando e lo scandalo è totale. Si credeva allora che il morso dal serpente fosse una superstizione che creava il malocchio.


 


Infatti, Cristina, la donna fiera, sfrontata, sarcastica e bella, cade in disgrazia dinanzi a tutto il paese e suscita l’invidia e le critiche delle altre donne.


 


Siamo in presenza di una famiglia disgraziata, di un ragazzo sensibile e maturo strettamente dedicato a sua madre, una donna alla volta materna e liberata, un po’ misteriosa, una donna che sfida le norme del tempo, una moglie adultera. C’è sempre quel mistero davanti all’aggressività del nonno e l’aspetto sconfitto del ragazzo. Lui si vedrà distrutto, dovrà lottare per difendere sua madre nei confronti dei suoi compagni di classe e del suo caro amico Fabrizio. 


 


Che ne sarà del loro destino. Dinanzi al proprio padre, che soccombe alla vergogna della disgrazia, davanti alla sua incoscienza ed il vuoto intorno a lei, Cristina decide di partire. Alla fine ottiene il permesso d’emigrare in Canada col figlio.


 


Dopo la nascita della bambina e della morta di Cristina sulla nave, che ne  sarà di Vittorio,  ritornerà in Italia con suo fratellino dal nonno o si ritroverà con sua sorella dal padre in America? Che succederà quando il padre saprà che la bambina è la sorellina di Vito?  Tante domande senza risposta.


Il lettore si trova di fronte ad un forte mistero durante tutta la narrazione, combinazione di trame salde e di un episodio non ancora sistemato.


 


Il libro di Nino Ricci, il primo di una trilogia, “Vite dei Santi” (1990), capolavoro, di reputazione internazionale, è stato pubblicato in più di dodici paesi. È stato 75 settimane bestseller nel “The Globe and Mail”. In Canada ha vinto il premio del Governatore General, e il premio dal W.H. Smith/Books, “First Novel Award”, e il F.G. Bressani Prize; in Inghilterra si è aggiudicato il premio “Betty Trask” ed il premio “Winnifred Holtby”.  In Francia il “Contrepoint Madrineaux”.


 


Dalla sua narrativa è stata tratta anche una riduzione cinematografica di produzione italo-canadese del regista Jerry Ciccoritti, con l'attrice Sofia Loren, con Nick Mancuso, e Kris Kristofferson.


 


Non ho avuto modo di conoscere personalmente Ricci. Ma ho fatto delle ricerche su di Lui.


 


Nino Ricci è nato in Leamington, Ontario, Canada, da genitori dalla régione del Molise. Ricci se è laureato all’Università York di Toronto, all’Università Concordia di Montreal, ed all’Università di Firenze. Inoltre ha insegnato sia in Canada che all’estero.


 


A maggio, pensavo che mi mancasse il tempo di fare venire il libro in italiano.  Vite dei Santiche ho letto in inglese “Life of the Saints”, il cui titolo dava a pensare a una novella religiosa sulla vita dei santi: invece nulla del genere. Negli Stati Uniti è stato pubblicato con il titolo “The Book of Saints”.


 


Irresistibile, eccezionale, “Vite dei santi è un gioiello di romanzo e il suo autore è in grado di ricreare il mondo, e farci credere pure a una  finzione. 


 


Ricci ha una scrittura profonda, intensa, evocativa ma senza pretese. Un vero piacere leggerlo!


                                                                              Josée Di Tomaso, Montreal – Canada


 


***°°°***


 


Intervento di Michela Baldo, che sta facendo un dottorato in teoria della traduzione all’Università Manchester (Gran Bretagna) sulla trilogia dei romanzi di Nino Ricci e sulla loro traduzione in italiano ad opera di Gabriella Iacobucci.  


 


 




 


      Nino Ricci è un autore che ho scelto un po’ per caso, interessata com’ero in origine al fenomeno della letteratura d’immigrazione in genere, e in particolare alla letteratura italo-canadese, conosciuta grazie ad uno stage di lavoro nel 2002 al consolato italiano di Toronto. Vite dei Santi è stato il primo romanzo della trilogia che ho letto e che ha ispirato la mia decisione di occuparmi di questo autore. Devo dire tuttavia che ne ho apprezzato a pieno il significato dopo averne letto il seguito (Nella Casa di Vetro, Il Fratello Italiano), dal momento che l’atmosfera vagamente neorealista ispirata dall’ambientazione (un paesino del Molise fra gli anni cinquanta e sessanta) assume un significato prettamente onirico se inserita in un contesto più ampio, nel quale l’intera narrazione diventa una riflessione sulla possibilità e impossibilità del narrare stesso.


       Grazie alle peregrinazioni mentali del protagonista ormai adulto che vive a Toronto in Il Fratello Italiano, e al suo ritorno al paesino molisano di Valle del Sole, lasciato a sette anni, nel tentativo di ricostruire una versione plausibile delle vicende del suo passato, capiamo che anche Vite Dei Santi non è che una delle varie versioni di una narrazione che non  si esaurisce in se stessa ma che si apre costantemente a nuove versioni, a nuove ricostruzioni. Questa e’ la grande forza di Vite dei Santi, il fatto di essere un romanzo che parla di dislocazione e del tentativo di risolvere questa doppia condizione che caratterizza gli immigrati soprattutto di seconda generazione come Nino Ricci. Ecco dunque che i termini e le parole italiane, dialettali e di una lingua ibrida, il cosiddetto italiese (un misto di italiano e inglese) nei testi di Ricci, di cui mi sono occupata nello specifico, sono esempi chiarissimi di questa dislocazione e del tentativo di risolverla, coniugando diverse prospettive, le une legate all’idea di Italia, le altre a quella di Canada.


   Vite dei Santi  dunque costituisce un esempio di letteratura che va al di la della nostalgica cronaca di un’immigrazione e che ci parla invece dei lasciti più subdoli dell’immigrazione, di quel senso di estraneità che persiste negli anni ma anche di quella condizione ibrida dell’Italo-Canadese che può trasformarsi in grande forza creativa. Questa forza penso sia stata anche alla base della decisione di tradurre i romanzi di Nino Ricci in italiano e mi auguro che altre traduzioni di opere italo-Canadesi continuino ad apparire.


                                                                                                                                                                 Michela Baldo


 


 


 

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