giovedì 11 dicembre 2008

Commenti sul

libro RicciSul libro del mese, Vite dei Santi, di Nino Ricci, abbiamo ricevuto una critica dettagliata dalla canadese Josée di Tommaso,  e un intervento di Michela Baldo, che inseriamo nel post successivo. Ecco, invece, i vari commenti pervenuti:


 


Stefania - Il titolo del libro mi ha disorientata. Non l’avrei mai comperato se non mi fosse stato detto di che  trattava. Sarebbe interessante sapere dall’autore perché ha accettato dal suo editore un titolo così equivoco. L’ho trovato comunque molto bello. Mi è piaciuta in particolare la descrizione precisa e dettagliata dei personaggi, soprattutto quando parla di Cristina, la sfortunata madre, e del paese Valle del Sole.


 


Stella - Bella la figura della madre che si va delineando nel racconto del figlio, un bambino di 7 anni.


Bella perché emerge con la sua fierezza e la sua forza in contrapposizione al conformismo del piccolo mondo paesano.


Bella nella sua tragica evoluzione: sposata ad un uomo inetto che emigra lasciandola con un bambino piccolo, da lei allevato con un amore istintuale e vitale, cerca di appagare la sua voglia di vivere attraverso incontri clandestini che le procurano una nuova gravidanza, a cui non rinuncia, incurante dello scandalo suscitato; Affronta da sola con il figlio un lungo viaggio in nave con la speranza di una situazione migliore, ma soccombe ad un destino crudele che le riserva la morte per parto durante la traversata.


 


Annamaria -   Lo sguardo che porta il romanziere su queste storie di emigrati e di radici perdute è profondo, sembra autobiografico. Lo è???


 


Daniela - Sono contenta di aver scoperto questo autore che non conoscevo. Mi è piaciuta questa saga familiare lunga di 20anni.


 


Sandra - Per me, che l’avevo già letto alla sua uscita nel 1994, avevo trovato la visione di Ricci del Molise del 1960  un po’ troppo arcaica, probabilmente pescata dalle letture fatte dall’autore,  quindi non reale. Però il romanzo è molto bello e Ricci ha saputo nei due libri successivi intrecciare le storie, i sentimenti umani,  le atmosfere in modo avvincente, coinvolgente.


 


Maria Pia - L’ho letto con molto interesse perché una parte della storia è ambientata nel Molise ma anche perché è scritto davvero bene. Vorrei poterlo leggere in inglese per capire quanto c’è della traduttrice in queste pagine. 


 


Giulia -  Io ho letto  La terra del ritorno. Mi pare che sia la stessa cosa o no?


 


Giovanni -  Ogni lettore e lettura  ha i suoi tempi. Ricordo che da giovane leggevo avidamente i romanzi di avventura. Poi sono venuti i gialli, i romanzi d’azione, i romanzi-storici. Insomma le mie letture evolvevano come il mio carattere. Ora, in questa fase della vita, quest’opera,  l’ho trovata un po’ ostica, non sono riuscito a far mia la storia di questa donna fedifraga, il cui marito è partito per l’America e che si concede ad un  bel soldato. Non è la scrittura, che ho trovata invece limpida, chiara,  ma la trama iniziale, che mi ha reso poco partecipe. Probabilmente, per me, non è il momento giusto per questo tipo di romanzo, chissà…. 


 


Pina - Bello, struggente il romanzo, ma altrettanto bello il romanziere. Gabriella perché non me lo presenti, è sposato?


 


Per rispondere ad Annamaria, il romanzo non è autobiografico anche se ispirato a fatti e situazioni reali. In quanto a  Giulia,  La terra del ritorno è il titolo della trilogia pubblicata dall’editore Fazi che contiene Vite dei Santi, La casa di vetro e Il fratello italiano. Tutti e tre i volumi sono stati tradotti in italiano da Gabriella Iacobucci


La terra del ritorno è anche il titolo del film tv diretto da Jerry Ciccoritti e interpretato da Sophia Loren nella parte della zia del protagonista e Sabrina Ferrilli in quella della madre Cristina.


La traduttrice fa sapere a Pina che sì, Nino purtroppo è felicemente sposato con una bella ragazza canadese, scrittrice anche lei, e ha un figlio che si chiama Luca.


 


Per la bibliografia completa su questo autore, vi rimandiamo al "sito di Nino Ricci" che trovate nei link a destra di questa pagina.


 


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Vite dei Santi, recensione in francese:


Sous le signe du serpent


par Nicole Zand


D’origine italienne, comme son nom l’indique, Nino Ricci – né en 1959, cinq ans après l’arrivée de ses parents au Canada – semble s’être immergé, comme s’il y avait toujours vécu, dans un village de Molise dont sa mère est originaire pour nous donner cet adieu à l’enfance au titre étrange : « Les Yeux bleus et le Serpent ».


Vittorio Innocente, le narrateur, vit dans un village des Appennins qui semble isolé du monde moderne, avec sa mère Cristina, et son grand-père. (…)…  Il n’a pas tout à fait sept ans, le premier âge de raison, quand va se produire le tournant de son existence : «Si cette histoire a un commencement, si un geste suffit à briser la surface des événements, tel un galet décrivant  d’innombrables ricochets sur la mer, ce moment s’est produit par une chaude journée de 1960, dans le village de Valle del Sole, lorsque ma mère a été mordue par un serpent.»


…. (…) Tout un monde de symboles psychanalytiques, chrétiens, paїens, magiques, qui se répondent d’un bout à l’autre du livre, imbriqués à tel point que l’explication freudienne (ou jungienne), trop tentante, ne saurait seule en rendre compte. S’il n’y avait, plus fort que toute interprétation rationnelle, le pouvoir d’une fiction qui, avec ses fantasmes, ses rêves et ses obsessions, nous fait passer de l’autre côté du miroir grâce à la recherche d’un temps perdu par un enfant de sept ans. 


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