Nicola Mastronardi, VITELIÚ. Il nome della libertà, Itaca,
Castel Bolognese 2012
di Barbara Bertolini
Solo qualcuno che ama
appassionatamente la natura e ha percorso, a cavallo, in lungo e in largo gli antichi tratturi, i
fitti boschi, le grandi praterie, le montagne e le colline del Sannio e della
Marsica può raccontare con realismo una storia ambientata in queste regioni,
nel 74 a .C.,
cioè diciassette anni dopo la Guerra Sociale scatenata dai Piceni che
trucidarono ad Asculum tutti i romani presenti in città.
Quello della Guerra sociale fu un
epico scontro che vide contrapporsi, nel 91 a . C.,
Roma a dodici popoli italici che
si erano riuniti per combattere il comune nemico e che avrebbero potuto
cambiare le sorti del mondo. I
Viteliù, termine osco da cui derivò la
parola latina Italia, avevano messo in campo ben 100 mila uomini, ma
l’intelligente e spietato Lucio Cornelio Silla riuscì, con il suo esercito, a
sterminarli.
Il romanzo di Nicola Mastronardi
è il primo in assoluto a raccontarci le vicende di questi popoli fieri,
battaglieri, che desideravano soprattutto l’indipendenza e la libertà e che vivevano
in luoghi idilliaci dove la natura era selvaggia ma feconda. Tra di essi,
quello a noi più conosciuto è senz’altro quello Sannita e le “Forche Caudine”
dove venne umiliato e deriso l’esercito romano. Pochi sanno, invece, che queste
popolazioni che combatterono ferocemente per secoli i Romani erano numerose, e
tra queste, Marsi, Equi, Peligni, Frentani, Pentri, Piceni.
Il racconto di Mastronardi inizia
dalla storia di un vecchio sannita, l’embratur Gavio Papio Mutilo,
sopravvissuto al massacro di 17 anni prima e, dopo essere stato catturato,
portato da Silla a Roma, che lo tiene sotto controllo pensando che il capo
supremo dei Sanniti sa dove è nascosto
l’oro di questa popolazione. Il vecchio
Papio, ormai cieco ha, invece, un altro disegno: l’ultimo suo discendente
ancora vivo, il giovane nipote Marzio, portato in salvo e allevato da una famiglia romana,
totalmente ignaro della sua origine
sannita, deve riscattare l’onore dei
suoi avi.
Il filo conduttore della storia è la scoperta
della propria identità attraverso un lungo viaggio a cavallo che il vecchio
embratur (titolo di supremo capo sannita) fa insieme al nipote e a un servo e
che li porta sui luoghi di culto sanniti, dislocati nelle varie terre dei
popoli italici distrutti dai romani. Ed
è proprio qui che Mastronardi dimostra
una bravura eccezionale nella descrizione di questi luoghi, perché conosce a
fondo l’argomento di cui parla: il mondo
dei cavalli e quello della natura. Quando tratteggia Argo, il giovane stallone
di Marzio, sa di cosa parla, conosce l’animale e le sue reazioni. Quando
descrive la terra dei Marsi, l’ha calpestata in ogni dove, l’ha ammirata e sa
cantarne le bellezze. Quando ci racconta il mondo selvaggio dei pastori, del
luparo, li ha frequentati e, quindi, può narrare, in modo realistico, la loro attività e la loro vita.
In questo bel romanzo storico non
mancano colpi di scena e intrecci narrativi coinvolgenti. Infatti, poiché l’Autore si dipana in ben 488
pagine, ha cercato di offrire al suo lettore una visione completa del mondo di
allora offrendo uno spaccato della storia ignorato da molti. Dalla Roma
spensierata dei giovani a quella selvaggia dei popoli italici, con i loro dei,
i loro guaritori. Ma non solo luoghi, anche fatti storici che Mastronardi è
andato a cercare per ben nove anni nei vari libri pubblicati sui Sanniti e si è
avvalso dell’aiuto di vari studiosi come
Adriano La Regina, già soprintendente delle antichità del Molise e autore di varie pubblicazioni in merito.
Un duro lavoro che permetterà agli
attuali discendenti delle popolazioni italiche pre-romane (sono tutti gli
abitanti dell’Italia centro-adriatica), di scoprire le loro origini, senza
doversi sobbarcare libri e libri di storia tra cui il più importante scritto in
latino come quello di Tito Livio o La
storia di Roma del tedesco Theodor Mommsen venuto nel Molise nell’’800 per
scoprire questi popoli antichi. L’autore
ha, inoltre, voluto arricchire la sua opera con un glossario e numerose note,
nonché con due cartine geografiche molto importanti per capire dove si sono
svolti i fatti.
Solo un’osservazione: poiché il
nostro Autore ha intenzione di preparare un secondo volume, consiglio di
valutare il fatto che i lettori di oggi sono presi da mille attività (blog,
social network, letture in varie lingue, tablet, cinema, tv e chi più ne ha,
più ne metta). Insomma, si è accorciato il tempo a tutti, ecco perché un
romanzo storico di 500 pagine può spaventare specie i giovani.
Biografia:
Nicola Mastronardi nato nel 1959 ad Agnone, dove vive e dove dirige
una biblioteca storica. Laureato in scienze politiche, ha pubblicato nel 2011 Gheddaf. La rivoluzione tradita (sua
tesi di laurea). Giornalista, ha collaborato con le maggiori riviste italiane
di turismo equestre e con Linea Verde
Orizzonti di Rai Uno. E’ membro dell’Accademia dei Georgofili di Firenze
per gli studi sulla Civiltà pastorale appenninica.
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