Nelle foto: Gabriella Iacobucci, Anna Maria Milone e Sabrina Infante; Giose Rimanelli con le relatrici (foto Kerem)
Quattro anni fa proposi all’Università di
Messina un progetto di ricerca su Giose Rimanelli, affascinata da questa
incredibile figura di scrittore e di artista. L’incontro con i romanzi è stato
del tutto casuale e ha da subito suscitato in me grande interesse coinvolgendomi
in una dimensione allo stesso tempo intima e sconfinata! La scrittura così
intensa e originale è stato l’elemento che mi ha spinta ad approfondire lo
studio di questo autore. In particolare, mi ha stupito il modo di raccontare la
sua esperienza di uomo in viaggio, di moderno hobo intellettuale, attraverso la
creazione di un gioco di specchi in cui i personaggi riescono a confrontarsi
come entità distinte per scoprire poi, in fondo ad essi, il nucleo centrale
dell’uomo Rimanelli.
Presentando il mio progetto di ricerca ho
sottolineato il fatto che Rimanelli è un autore sul quale è importante
riportare l’attenzione ripartendo dal caso letterario da lui stesso suscitato
negli anni 60 con la pubblicazione de Il mestiere del furbo e successivamente
soffermarsi sull’originalità della sua narrazione, partendo dalle peculiarità
linguistiche tutte da scoprire.
Il mio lavoro si è focalizzato su un
aspetto che, come linguista, ha destato gli interrogativi più ricorrenti,
quelli appunto inerenti alla strategia narrativa del code switching. Davanti a
personaggi che alternavano la lingua italiana con quella inglese, yiddish e
francese con naturalezza e senza che occorresse un cambiamento di situazione,
mi chiedevo perchè Giose Rimanelli abbia scelto di utilizzare il code switching per narrare la sua
storia. A quale pubblico si rivolge lo scrittore e quale rappresentazione della
realtà vuole condividere? Tutti questi
perché si rincorrevano mentre cercavo di dare un ordine alla produzione
letteraria e alle vicende umane di Rimanelli facendo fronte alla polverizzazione
che hanno subito nel tempo.
Il
primo contatto con gli ultimi romanzi in lingua italiana Il Viaggio e Familia non
ha esaurito la mia curiosità quanto invece ha alimentato la ricerca e la
ricostruzione delle vicende in essi alluse e condivise dai personaggi. Quindi
ho iniziato il mio personale viaggio
all’interno del Viaggio
rimanelliano.
La tesi ha evidenziato le difficoltà che
la fruizione dell’opera rimanelliana pone ai lettori, ribadendo l’aspetto
originale degli scritti poiché, per quanto condivisa sia l’esperienza
dell’emigrazione, del viaggio e della ricerca identitaria, Rimanelli offre una
dialettica diversa, unica e per questo interessantissima.
Per definire il taglio della ricerca e portare
avanti l’analisi linguistica di romanzi così originali Il Viaggio e Familia ho
stabilito una griglia di riferimento affrancata dai classici strumenti
narratologici: leggere Rimanelli non mi è parso un momento strettamente
letterario, anzi, si è sempre più affermata la sensazione che Rimanelli scriva
per illustrare uno squarcio di vita che scorre con tutta la sua forza. Pertanto
ho letto i romanzi muovendo dall’analisi linguistica e affiancando ad essa
riferimenti sociologici. Il code
switching presentato dall’autore ha delle caratteristiche singolari:
attraverso il suo stile, lo scrittore riesce a trasferire sulla carta delle espressioni
molto vicine alla lingua parlata. Gli studi classici sulla commutazione
linguistica riguardano fenomeni orali, quindi ho tenuto la teoria di John Gumperz
come punto di riferimento. Secondo Gumperz l’alternanza di lingue diverse all’interno
di uno stesso discorso può avere delle valenze metaforiche – rimandando quindi
a situazioni condivise e sottointese dai parlanti sebbene non vissute al
momento in cui avviene lo scambio comunicativo; oppure diversamente essa può
avere valenze situazionali – per cui la variazione linguistica è formalmente
richiesta dal cambiamento di situazione sociale. Nel romanzo Il Viaggio ho evidenziato la
prevalenza di commutazioni metaforiche che rendono la comunicazione un evento
intimo e familiare, un dialogo segnato da un livello profondo di confidenza.
Il ruolo del lettore è quindi messo in
crisi: di fronte ad un dialogo tra personaggi che miscelano diverse lingue e
che alludono ad eventi condivisi e passati, trasferendo i piani narrativi e
temporali con estrema facilità, il lettore si trova costretto a condividere la
globalità dell’esperienza - piuttosto che
la storia del testo - al fine di partecipare attivamente alla costruzione del
senso ultimo della scrittura. Rimanelli ci invita ad accomodarci con i suoi
personaggi – così definiti per convenzione, ma in realtà ci invita ad un
incontro con l’uomo Giose - in un salotto immaginario, e ad assistere alle loro
conversazioni private. Questa condivisione non è una particolarità di un testo
ma si ritrova in tutta la narrativa rimanelliana.
Ho trovato nell’introduzione di Benedetta
in Guysterland una riflessione dello scrittore sull’efficacia di un messaggio
in base all’appartenenza culturale. Rimanelli quindi si rivolge ad una comunità
linguistica di cui lui stesso ormai fa parte che si estende nella misura in cui
il messaggio è efficace, nonostante i cambiamenti di lingua e le allusioni. Si
amplia il pubblico di riferimento: chi condivide quelle esperienze e quel
genere di comunicazione potrà realmente entrare nel testo.
In questa comunità linguistica caotica la
domanda chi sono? che pervade tutte le storie, si fa più incalzante poiché
vengono persi i punti di riferimento. In ogni romanzo viene data una risposta
nuova e veicolata da complessità narrative spesso riproposte – come le trilogie
di personaggi e la riscrittura della materia letteraria – e altrettanto spesso
rinnovate e maturate – come quelle linguistiche.
Il code
switching rimanelliano veicola un’identità complessa che procede includendo
le diversità. L’autore fa esprimere i suoi personaggi attraverso la varietà
linguistica perché lo ritiene necessario: tutte le espressioni diverse fanno
parte di loro stessi e compongono la loro identità, sono tutte tessere del mosaico. La traduzione
è insufficiente e anche impropria a descrivere l’appartenenza sociale e
linguistica dei personaggi.
Rimanelli crea un universo narrativo che vuole
condivide con il lettore, creando una dimensione intima e familiare che non
rimane segregata nelle quattro mura domestiche ma che ha bisogno di
raccontarsi, di viaggiare. Lo scrittore crea un testo globale che dialoga intensamente
tra un romanzo e l’altro.
Lo spostamento diventa il presupposto di
ogni forma culturale, viaggiare diventa una condizione necessaria dell’uomo
moderno. Ben presto l’interrogativo identitario che tormenta Rimanelli assume
dimensioni condivise da tutti, rappresentando non solo la sua condizione di
cittadino del mondo ma anche quella di ciascuno di noi.
Il code
switching sintetizza questa esperienza disordinata in cui i personaggi
rimanelliani si ritrovano condividendo gli aspetti diversi delle culture con
cui sono venuti a contatto, che hanno assimilato fino a divenire parte di essi.
Il lettore quindi si trova a parte di un universo così profondo che il contatto
non può rimanere un momento occasionale ma deve necessariamente approfondire
tutto l’excursus rimanelliano : il lettore diventa infine un amico di famiglia.
Ho letto la narrativa rimanelliana
seguendo questa traccia di ricerca e di viaggio e alla fine ho potuto
constatare con sorpresa che la meta è sempre quel centro essenziale che per
Rimanelli è il Molise. Attraverso il racconto, anche io, calabrese, ho potuto
camminare in questo luogo chiamato Molise, ed ho potuto conoscerlo anche prima
di arrivare oggi qui. Questa terra è sempre presente nella scrittura rimanelliana
ed è espressa dalla lingua italiana a cui l’autore rimane ancorato in mezzo al
turbine di conoscenze e lingue diverse.
Condurre la ricerca su Giose Rimanelli è
stata un’esperienza di ricchissimo valore culturale ma anche di inestimabile
valore umano: conoscere Giose attraverso una corrispondenza quotidiana ha
rafforzato le mie personali idee sull’autore Rimanelli. Continuando a
presentarsi come uno scrittore italiano ha ribadito quale fosse il nucleo
fondamentale della sua scrittura. Raccontandoci giorno dopo giorno, due
sconosciuti da un capo all’altro del mondo abbiamo ricostruito un microcosmo
confidenziale in cui i romanzi costituivano il tessuto connettivo. La vicinanza
di Giose e della professoressa Postman ha costituito il valore aggiunto alla
mia esperienza di ricerca che oggi qui posso dire di aver ulteriormente
ampliato.
Anna
Maria Milone
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