giovedì 14 giugno 2012

Giose Rimanelli e il suo "code switching"

Dal convegno di Casacalenda del 26 maggio 2012:

Nelle foto: Gabriella Iacobucci, Anna Maria Milone e Sabrina Infante; Giose Rimanelli con le relatrici (foto Kerem)



Quattro anni fa proposi all’Università di Messina un progetto di ricerca su Giose Rimanelli, affascinata da questa incredibile figura di scrittore e di artista. L’incontro con i romanzi è stato del tutto casuale e ha da subito suscitato in me grande interesse coinvolgendomi in una dimensione allo stesso tempo intima e sconfinata! La scrittura così intensa e originale è stato l’elemento che mi ha spinta ad approfondire lo studio di questo autore. In particolare, mi ha stupito il modo di raccontare la sua esperienza di uomo in viaggio, di moderno hobo intellettuale, attraverso la creazione di un gioco di specchi in cui i personaggi riescono a confrontarsi come entità distinte per scoprire poi, in fondo ad essi, il nucleo centrale dell’uomo Rimanelli. 
Presentando il mio progetto di ricerca ho sottolineato il fatto che Rimanelli è un autore sul quale è importante riportare l’attenzione ripartendo dal caso letterario da lui stesso suscitato negli anni 60 con la pubblicazione de Il mestiere del furbo e successivamente soffermarsi sull’originalità della sua narrazione, partendo dalle peculiarità linguistiche tutte da scoprire.
Il mio lavoro si è focalizzato su un aspetto che, come linguista, ha destato gli interrogativi più ricorrenti, quelli appunto inerenti alla strategia narrativa del code switching. Davanti a personaggi che alternavano la lingua italiana con quella inglese, yiddish e francese con naturalezza e senza che occorresse un cambiamento di situazione, mi chiedevo perchè Giose Rimanelli abbia scelto di utilizzare il code switching per narrare la sua storia. A quale pubblico si rivolge lo scrittore e quale rappresentazione della realtà vuole condividere?  Tutti questi perché si rincorrevano mentre cercavo di dare un ordine alla produzione letteraria e alle vicende umane di Rimanelli facendo fronte alla polverizzazione che hanno subito nel tempo.
 Il primo contatto con gli ultimi romanzi in lingua italiana Il Viaggio e Familia non ha esaurito la mia curiosità quanto invece ha alimentato la ricerca e la ricostruzione delle vicende in essi alluse e condivise dai personaggi. Quindi ho iniziato il mio personale viaggio  all’interno del Viaggio rimanelliano.
La tesi ha evidenziato le difficoltà che la fruizione dell’opera rimanelliana pone ai lettori, ribadendo l’aspetto originale degli scritti poiché, per quanto condivisa sia l’esperienza dell’emigrazione, del viaggio e della ricerca identitaria, Rimanelli offre una dialettica diversa, unica e per questo interessantissima.
Per definire il taglio della ricerca e portare avanti l’analisi linguistica di romanzi così originali Il Viaggio e Familia ho stabilito una griglia di riferimento affrancata dai classici strumenti narratologici: leggere Rimanelli non mi è parso un momento strettamente letterario, anzi, si è sempre più affermata la sensazione che Rimanelli scriva per illustrare uno squarcio di vita che scorre con tutta la sua forza. Pertanto ho letto i romanzi muovendo dall’analisi linguistica e affiancando ad essa riferimenti sociologici. Il code switching presentato dall’autore ha delle caratteristiche singolari: attraverso il suo stile, lo scrittore riesce a trasferire sulla carta delle espressioni molto vicine alla lingua parlata. Gli studi classici sulla commutazione linguistica riguardano fenomeni orali, quindi ho tenuto la teoria di John Gumperz come punto di riferimento. Secondo Gumperz l’alternanza di lingue diverse all’interno di uno stesso discorso può avere delle valenze metaforiche – rimandando quindi a situazioni condivise e sottointese dai parlanti sebbene non vissute al momento in cui avviene lo scambio comunicativo; oppure diversamente essa può avere valenze situazionali – per cui la variazione linguistica è formalmente richiesta dal cambiamento di situazione sociale.  Nel romanzo Il Viaggio ho evidenziato la prevalenza di commutazioni metaforiche che rendono la comunicazione un evento intimo e familiare, un dialogo segnato da un livello profondo di confidenza.
Il ruolo del lettore è quindi messo in crisi: di fronte ad un dialogo tra personaggi che miscelano diverse lingue e che alludono ad eventi condivisi e passati, trasferendo i piani narrativi e temporali con estrema facilità, il lettore si trova costretto a condividere la globalità dell’esperienza -  piuttosto che la storia del testo - al fine di partecipare attivamente alla costruzione del senso ultimo della scrittura. Rimanelli ci invita ad accomodarci con i suoi personaggi – così definiti per convenzione, ma in realtà ci invita ad un incontro con l’uomo Giose - in un salotto immaginario, e ad assistere alle loro conversazioni private. Questa condivisione non è una particolarità di un testo ma si ritrova in tutta la narrativa rimanelliana.
Ho trovato nell’introduzione di Benedetta in Guysterland una riflessione dello scrittore sull’efficacia di un messaggio in base all’appartenenza culturale. Rimanelli quindi si rivolge ad una comunità linguistica di cui lui stesso ormai fa parte che si estende nella misura in cui il messaggio è efficace, nonostante i cambiamenti di lingua e le allusioni. Si amplia il pubblico di riferimento: chi condivide quelle esperienze e quel genere di comunicazione potrà realmente entrare nel testo.
In questa comunità linguistica caotica la domanda chi sono? che pervade tutte le storie, si fa più incalzante poiché vengono persi i punti di riferimento. In ogni romanzo viene data una risposta nuova e veicolata da complessità narrative spesso riproposte – come le trilogie di personaggi e la riscrittura della materia letteraria – e altrettanto spesso rinnovate e maturate – come quelle linguistiche.
Il code switching rimanelliano veicola un’identità complessa che procede includendo le diversità. L’autore fa esprimere i suoi personaggi attraverso la varietà linguistica perché lo ritiene necessario: tutte le espressioni diverse fanno parte di loro stessi e compongono la loro identità,  sono tutte tessere del mosaico. La traduzione è insufficiente e anche impropria a descrivere l’appartenenza sociale e linguistica dei personaggi.
Rimanelli crea un universo narrativo che vuole condivide con il lettore, creando una dimensione intima e familiare che non rimane segregata nelle quattro mura domestiche ma che ha bisogno di raccontarsi, di viaggiare. Lo scrittore crea un testo globale che dialoga intensamente tra un romanzo e l’altro.
Lo spostamento diventa il presupposto di ogni forma culturale, viaggiare diventa una condizione necessaria dell’uomo moderno. Ben presto l’interrogativo identitario che tormenta Rimanelli assume dimensioni condivise da tutti, rappresentando non solo la sua condizione di cittadino del mondo ma anche quella di ciascuno di noi.
Il code switching sintetizza questa esperienza disordinata in cui i personaggi rimanelliani si ritrovano condividendo gli aspetti diversi delle culture con cui sono venuti a contatto, che hanno assimilato fino a divenire parte di essi. Il lettore quindi si trova a parte di un universo così profondo che il contatto non può rimanere un momento occasionale ma deve necessariamente approfondire tutto l’excursus rimanelliano : il lettore diventa infine un amico di famiglia.
Ho letto la narrativa rimanelliana seguendo questa traccia di ricerca e di viaggio e alla fine ho potuto constatare con sorpresa che la meta è sempre quel centro essenziale che per Rimanelli è il Molise. Attraverso il racconto, anche io, calabrese, ho potuto camminare in questo luogo chiamato Molise, ed ho potuto conoscerlo anche prima di arrivare oggi qui. Questa terra è sempre presente nella scrittura rimanelliana ed è espressa dalla lingua italiana a cui l’autore rimane ancorato in mezzo al turbine di conoscenze e lingue diverse.  
Condurre la ricerca su Giose Rimanelli è stata un’esperienza di ricchissimo valore culturale ma anche di inestimabile valore umano: conoscere Giose attraverso una corrispondenza quotidiana ha rafforzato le mie personali idee sull’autore Rimanelli. Continuando a presentarsi come uno scrittore italiano ha ribadito quale fosse il nucleo fondamentale della sua scrittura. Raccontandoci giorno dopo giorno, due sconosciuti da un capo all’altro del mondo abbiamo ricostruito un microcosmo confidenziale in cui i romanzi costituivano il tessuto connettivo. La vicinanza di Giose e della professoressa Postman ha costituito il valore aggiunto alla mia esperienza di ricerca che oggi qui posso dire di aver ulteriormente ampliato.
Anna Maria Milone

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