Ē novembre, la pandemia si è riaccesa, siamo in zona gialla.
Dopo un intervallo durato più a lungo del solito, riprende lo Scaffale dei
libri dimenticati iniziato nel marzo scorso, ma questa volta con un nuovo
spirito, un’idea che si è andata chiarendo man mano durante il percorso. Ci
siamo resi conto, infatti, che la scelta cadeva istintivamente su libri che
rispecchiavano la realtà, la storia, il carattere della terra in cui siamo
nati, il Molise. La letteratura molisana
non è solo questa, lo sappiamo. Ma è questa che ora ci accende il cuore. E
quindi avanti con un nuovo entusiasmo che MdA spera di trasmettervi e
condividere con voi.
Le schede non pretendono di sostituire i libri,
naturalmente, come le schede dei film che i cinefili trovano su Google non
sostituiscono la visione dei film. Possono essere però qualcosa: uno stimolo,
un pretesto, un’occasione di riflessione. Basta leggere i numerosi commenti –
ciascuno a suo modo sorprendente — che i lettori
hanno inviato. Li invitiamo a farlo ancora, perché abbiamo capito che le schede
saranno complete solo con le loro riflessioni, idee, ricordi. E anche se i
libri che proponiamo forse non avrete mai occasione di tenerli tra le mani e sfogliarli,
in questo piccolo cenacolo virtuale essi vivranno ancora. Cioè produrranno
conoscenza, faranno riflettere, commuoveranno, cambieranno il mondo. Perché questo
sono i libri.
Ecco a voi dunque la Scheda 5 curata da Rita
Frattolillo, la quale ha raccolto pienamente questo messaggio proponendo un
discusso e poco conosciuto testo di Raffaele Capriglione. Una preziosa novità,
per Lo scaffale, perché il testo è un misto di prosa e poesia, e le poesie sono
in dialetto, ma si tratta di un antico bellissimo dialetto di Santa Croce di
Magliano, dove l’Autore è nato nel 1874.
E ancora, faccio notare, una Ed. Enne, a sottolineare il ruolo fondamentale di questa casa editrice nella costruzione di una letteratura molisana.
Grazie Gabriella per l'attenzione che poni e che hai sempre posto nei confronti di mio padre. Sono ancora più convinto e non lo dico perché di parte, che le Edizioni Enne hanno svolto e continuano a svolgere un ruolo insostituibile per la conoscenza del nostro Molise e per la cultura in generale. Grazie ancora per metterlo in evidenza. Un abbraccio.
RispondiEliminaFabrizio Nocera
Grazie, Fabrizio. Volevo dei libri particolari, e neanche a farlo apposta erano stati pubblicati da tuo padre...
RispondiEliminaIl dialetto è la nostra lingua madre, quello che abbiamo imparato dai nostri genitori e memorizzato per primo nella nostra mente. Poi lo abbiamo dimenticato e, molti, si vergognano di parlarlo. Eugenio Cirese e altri scrittori molisani del passato lo hanno rivalutato nelle loro opere. Oggi è necessario riscoprirlo, anche a scuola. Bene ha fatto Gabriella a riportare alla luce questo libro scritto nella nostra parlata ed altri dimenticati ma che dovrebbero essere sempre vivi nella nostra memoria. Congratulazioni ancora, Gabriella, attenta e puntuale studiosa.
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