Nel primo numero
della collana “In-between spaces: le
scritture migranti e la scrittura come migrazione” (Edizioni Sinestesie) uscito quest’anno,
compare un intervento fatto da Gabriella
Iacobucci durante un convegno tenutosi all’Università di Kore, ad Enna, il
6 giugno 2013.
E’ intitolato “La lingua del ritorno. Molisani in Canada e
storia di una traduzione” ed è la testimonianza dell’ esperienza personale di Gabriella
Iacobucci come traduttrice della trilogia di Nino Ricci e del memoriale di
Frank Colantonio, molisani conosciuti in Canada, e poi della sua scoperta,
fatta sul campo, dei molti e profondi
significati che la traduzione può avere.
Non ultimo, anzi il più caro all’autrice, quello di “lingua del ritorno”, come
lei lo ha definito…
[…] Spesso mi
sono chiesta che senso avesse questo lavoro spesso oscuro della traduzione. Una
risposta potrebbe venire da un saggio del tedesco Walter Benjamin intitolato “Il
compito del traduttore”. La parola tedesca Aufgabe usata da Benjamin significa
appunto “compito”, ma anche “debito”. Il debito del traduttore, quindi, sembra
essere quello di rendere, restituire. Nel caso degli autori di origine italiana
è la restituzione di una lingua cara, la lingua di casa, la lingua della
memoria. Nel caso dei miei corregionali, come quelli qui menzionati, è anche
debito di accoglienza fraterna, di affetto, di gratitudine.
Gabriella
Iacobucci
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