Sopra, video realizzato da RAI3
Sotto, una recensione di Rita Frattolillo
di Rita Frattolillo
Si è presentato alla
Biblioteca Albino di Campobasso un cofanetto contenente due volumi - uno di Renato Lalli e l'altro di Gabriella Iacobucci - dedicati a
Lina Pietravalle (1887-1956) la scrittrice che ha avuto l’indubbio merito, con
la sua arte e il suo impegno, non solo di far conoscere il Molise al di là dei
suoi confini, ma anche e soprattutto di “annetterlo” alla letteratura
nazionale. Proprio sull’appassionato
discorso sul Molise che la scrittrice
salcitana, vincendo la sua “selvatica timidezza” aveva tenuto al Lyceum di Firenze nel 1931,
si era appuntata l’attenzione di Renato Lalli, che già nel 2006 – ha rivelato
la prof. Rosamaria Lalli nel corso
della serata – ne aveva scritto un saggio introduttivo.
Un discorso in cui la scrittrice aveva prospettato
ai fiorentini un Molise dalle tinte forti, primitivo e intangibile, una terra
“aspra e dolce” di sapore mitico, abitata dalla stirpe degli antichi sanniti,
fieri e dignitosi, ancorché lenti e “ingenui a capire, anzi riluttanti a
capire”.
Così, per esaudire un desiderio del compianto
storico campobassano che con costanza, umiltà e grande spirito di servizio ha
dedicato tutta la sua vita e le sue energie migliori alla nostra Terra, destinando
poi il suo prezioso fondo librario e i documenti alla Biblioteca “Albino”, l’amorevole consorte, Rosamaria, sua preziosa
e instancabile compagna di ricerche, ha messo ancora una volta le mani tra quelle carte.
Ordinate, ora esse vedono
la luce, e rappresentano quindi un ulteriore atto di generosità e amore dello
studioso verso il quale tutti sentiamo di avere un forte debito di
riconoscenza.
Scorrendo le settanta pagine del saggio su Lina
Pietravalle che apre il primo volume, si è colpiti anzitutto dalla capacità
di Lalli di cogliere le più segrete sfumature della complessa personalità della
scrittrice. La sua squisita sensibilità gli permette di “leggere” dall’interno
la produzione letteraria della Pietravalle al punto che il saggio diventa un
canto a due voci in perfetta sintonia.
Una
sintonia, quella tra lo storico Lalli e la scrittrice Lina, fondata sull’amore
totale, viscerale - ma non per questo
meno intransigente - per la terra di Molise, amore che ognuno ha espresso con
il suo lessico personale “facendola” in ogni caso grande; anche se, come ha acutamente
osservato Rosamaria Lalli, l’amore di Lina si nutriva di nostalgia, mentre
quello di Renato si sostanziava della volontà di tirare fuori, di costruire
un’identità molisana attraverso la conoscenza e la diffusione delle
tradizioni, delle vicende, dei fatti
storici.
Sul potere ricostruttivo
della memoria e del ricordo, sulla forza evocativa della parola si sofferma con
parole alate la docente e scrittrice Antonella
Presutti durante l’analisi impeccabile e filologica del saggio, che lei
sviluppa con maestria sul doppio binario di un Renato talmente penetrato nella
personalità di Lina Pietravalle da esserne quasi alter ego.
La Presutti, trattando con sapiente levità la vita e l’opera della
Pietravalle, mette a fuoco momenti fissati nella memoria e luoghi dell’anima che
sono stati potente fonte d’ispirazione per la scrittrice, la quale, pur essendo
vissuta poco nel Molise, ha continuato per tutta la vita ad aggirarsi tra le
vibrazioni dell’infanzia aurea passata nel magico Casino della Cipressina
(Bagnoli del Trigno), quando il padre Michele rifulgeva di vita e operosità tra
i beni che possedeva lungo il fiume Trigno, e i felici momenti legati al suo matrimonio
giovanile con il giornalista Pasquale Nonno nel primitivo villaggio di Chiauci,
popolato da una umanità istintiva immersa in un tempo senza storia.
Purtroppo la sorte aveva riservato a Lina diversi
duri colpi, primo tra tutti (1923) l’assassinio - caso rimasto irrisolto - dell’adorato
genitore, insigne clinico ed esponente politico di primo piano, impegnato a
scuotere con tutte le sue forze il Molise dall’immobilismo.
A quella morte violenta seguiranno altre, che
lasceranno la scrittrice prostrata: il secondo marito, Giorgio Bacchelli, cadrà in Russia (1942), e l’unico, amatissimo
figlio Lionello morirà durante la guerra civile nel nord Italia (1944).
Muovono proprio da queste
tristi vicende familiari le prime battute del dialogo immaginato e
rigorosamente ricostruito da Gabriella
Iacobucci per raccontare la scrittrice salcitana.
Il testo Gabriella
Iacobucci incontra Lina Pietravalle,
che, interpreti gli attori Adriana Vianello nel ruolo della scrittrice, Werner Di Donato, la Iacobucci nel ruolo di se stessa, e trasmesso in sei
puntate nel 1992 dalla radio con le musiche di Pier Luigi Armagno, figlio del commediografo Tonino, regia di Bruna Benevento, è proposto per intero nel secondo volume del
cofanetto.
Gabriella Iacobucci, affermata traduttrice
dall’inglese e presidente di “Molise d’autore”,
spiega nel corso della serata il perché della sua scelta, quando negli
anni Novanta le fu offerta l’occasione di realizzare per la radio un’intervista
immaginaria con uno scrittore molisano.
La sua vicinanza emotiva con la Pietravalle - racconta - era nata
quando da bambina aveva trovato, e letto più volte di nascosto, un libro dalla
copertina bianca il cui titolo, Le catene,
l’aveva attirata fin dal primo momento. Molto più tardi si era ricordata di
quel titolo, di quel nome, e aveva
cominciato la ricerca di tutto il materiale necessario per dare vita al suo
lavoro.
Il dialogo, dunque, è il frutto
di laboriose letture di documenti, articoli dell’epoca, visione dei film
disponibili, e naturalmente, dell’analisi delle opere della scrittrice
L’intervista immaginata
dalla Iacobucci si svolge in sei incontri, ognuno dei quali tocca un argomento,
dalla famiglia al matrimonio alle donne molisane al cibo.
L’apparente semplicità
del dialogo è supportata dalla profonda conoscenza delle opere, i cui passi
intarsiano abbondantemente il continuum del parlato senza forzature.
Una domanda dietro l’altra
la Iacobucci riesce a tracciare un ritratto
originale della Pietravalle come donna e come scrittrice frugando
anche negli aspetti intimi dell’intervistata, ma sempre con una finezza che rivela insieme acutezza e
sensibilità.
Il diaframma “naturale” tra
le due donne si assottiglia progressivamente fino a cedere il posto ad una
sorta di complicità, ininterrotta fino al commiato finale che suggella
l’incontro.
Non a caso Renato Lalli,
quando lesse il copione, si entusiasmò ed espresse l’intenzione già allora di pubblicarlo.
In esso debito spazio è riservato alle contrastanti
reazioni della critica ufficiale rispetto alla novità rappresentata all’epoca dalle
opere della Pietravalle, la cui scrittura, in particolare, suscitò commenti
spesso ingenerosi.
Alla sua penna feconda e sontuosa, al
linguaggio ardito, impastato di termini dotti, neologismi e dialettismi, hanno
fatto giusto riferimento sia Renato Lalli nel suo saggio, sia Antonella
Presutti durante la sua presentazione; in più il direttore della Biblioteca “Albino”,
Vincenzo Lombardi, moderatore della
manifestazione, ha rilevato che la forte presenza nelle pagine della
Pietravalle di cantilene, nenie, poesie popolari, nonché di riferimenti
alimentari, sarebbe un’ ottima
opportunità per avviare un’indagine etno-antropologica di grande interesse.
La serata, che è stata un miracolo di
equilibrio per la caratura e il dosaggio degli interventi, si è chiusa con la
lettura della novella Il padrone da
parte dell’attore Werner di Donato.
Il cofanetto è edito da NAT3 di Claudio Di Cerbo Presidente dell'Associazione di Isernia di “Italia Nostra” ed autore delle suggestive foto che corredano l’opera.
Rita Frattolillo
***
Giovedì 8 maggio prossimo sarà presentata alla Biblioteca Albino di Campobasso Il Molise a cura di Renato Lalli e Incontri con Lina Pietravalle di Gabriella Iacobucci, un cofanetto dedicato a questa grande scrittrice molisana.
Il primo, opera postuma dello storico molisano, è un saggio introduttivo a Molise, un discorso che Lina Pietravalle pronunciò a Firenze e che egli analizza con acume e competenza.
Il secondo, Incontri con Lina Pietravalle di Gabriella Iacobucci, è, invece, un’intervista immaginaria scritta per la Rai.
L’originalità dell’opera della Iacobucci aveva
affascinato Renato Lalli poiché essa partiva da una ricerca approfondita
sui testi e sul materiale giornalistico pubblicato durante l’uscita dei libri
della scrittrice salcitana e che rendeva
questa intervista molto realistica. Ed era la parola “Molise” ad aver fatto
scattare l’idea di questo cofanetto a cui si erano aggiunte le illustrazioni
fotografiche di Claudio Di Cerbo, Presidente di Italia Nostra nonché editore di
questa pubblicazione (NAT3).
Il cofanetto che verrà
presentato, è il frutto di queste sinergie:
“Il rigore analitico
di uno studioso e la fantasia creativa di una scrittrice per raccontare insieme
Lina Pietravalle”
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