Su “Molise d’Autore” è
proliferato un dibattito nato da un articolo di Giuseppe Tabasso. Ecco le sue
risposte ai vari interventi.
Sono ripagato dal fatto - ahimé
impensabile sulla stampa quotidiana di questa regione - che un mio articolo
abbia aperto su questo sito un dibattito su un tema strategico come il declino
della lettura (anche se, come uomo, mi sconforta ma non meraviglia che esso si
svolga tutto all’interno di una spiccata sensibilità di genere di cui quello
maschile pare privo).
E’ una discussione da mantenere
viva e che perciò mi spinge qui a rispondere come posso ai vari, stimolanti
interventi iniziando, in ordine cronologico, da quelli di Rita Frattolillo e di Barbara
Bertolini.
Sottoscrivo parola per parola, le
cose utilissime e perfino poetiche che voi scrivete su come appassionare i giovani
alla lettura cominciando da piccolissimi. Io da piccolo vedevo leggere romanzi
da mia madre e giornali da mio padre (quando la lettura di un quotidiano era
una imprescindibile pratica giornaliera, la famosa “preghiera laica” del
mattino). Dunque l’esempio familiare rimane fondamentale: fu grazie ad esso che
molti di noi “balilla” riuscirono a farsi un minimo di cultura, malgrado una
scuola di regime da cui ci salvarono pochi, indimenticabili maestri. Ma sono
anni luce da oggi.
Tu Rita, affermi che
“gira e rigira, si arriva sempre e alle medesime conclusioni: il fulcro di
tutto sono famiglia e scuola”. E la TV? E il web e i social network? Non a caso Barbara dà ai prof l’ottimo consiglio “di adeguarsi ai tempi, chiedendo
ai loro studenti di lanciare un tweet sul libro letto, premiando poi il
migliore (scelto però dai ragazzi)”. Pare infatti nato un nuovo genere letterario:
la “twitteratura”. Tu Rita, ricordi nostalgica la prof che
arrivava in classe col registratore per far sentire brani recitati da Gassman e
Albertazzi. Oggi basta andare su You tube.
Alcuni mesi fa, per poter
recitare la “preghiera laica” di cui sopra, fui costretto ad arrivare a Boiano
perché a Sepino, dove risiedevo, le rivendite di giornali (e di libri) non
esistono più, e con esse il diritto stanziale di essere informati, senza dover
ricorrere alla televisione o al web.
Cara nonna Rita, è bello e invidiabile che i
tuoi nipotini milanesi frequentino biblioteche da dove tornano con libri,
scelti da loro, da commentare e illustrare: ma è proprio pensando ai bambini di
Sepino che io invoco un cambio di rotta delle politiche culturali che tu definisci
un “un pio desiderio” in tempi di tagli a istruzione, cultura e ricerca. So
bene le difficoltà che attraversa la scuola, ma ci sono cambi di rotta
possibili anche a costo zero. Come? Con i mille espedienti offerti dalla
creatività, dall’arte molto italiana di arrangiarsi e, aggiungo, dalla straordinaria
pedagogia indiretta che si può ancora acquisire nei piccoli centri. E’ lì che
vorrei vivesse i suoi primi anni il mio unico nipotino per fargli vedere i
grilli e le lucciole, per farlo assistere a nascite, morti e al passaggio delle
stagioni, per fargli distinguere una lucertola da un ramarro, una scrofa da
Peppa pig, per al mostrargli il lavoro dei campi e la monta degli animali, di
quelli veri non di quelli virtuali da colorare sui libri. Per carità, è ovviamente la
scuola a dover svolgere la funzione insostituibile di formare lettori e di
formare indirettamente formatori di lettori, cioè genitori che, come auspica
Barbara, non si limitino a comprare figurine e paccottiglie ma anche libri,
magari letti da loro per primi.
Rita mi offre
inoltre uno spunto per approfondire meglio un concetto che mi sta molto a cuore
sulle cause del declino non tanto della lettura ma delle sue modalità di
approccio. “Chi legge - scrive - non è mai veramente solo e se il ragazzo continua a opporre resistenza alla lettura, deve
essere il genitore attento o l’insegnante ad avviarne una”.
Credo invece che il ragazzo che legge debba essere solo. La generazione dei
cosiddetti “nativi digitali” di cui fanno parte i nostri adorati nipoti, è
soggetta a un preoccupante deficit di attenzione causato da una vera e propria
forma di dipendenza che è la “connessione compulsiva”. E’ con questa frenetica
modalità continuamente esternalizzata che ovunque, a casa come in chiesa, per
strada o in treno e ahimè anche quando hanno un libro in mano, che questi
nostri ragazzi si applicano appunto alla lettura. Attività, come sappiamo,
squisitamente soggettiva che presuppone l’immersione in un “altro da sé” in un
processo d’immedesimazione oggi frantumato da richiami e interposizioni che
violentano a getto continuo l’unica dimensione possibile del lettore: quella
solitaria e verticale, oggi trasformata in orizzontale e collettiva. Detto in
soldoni, la capacità di afferrare significati, concatenare fatti, interpretare
semantiche e apprezzare sfumature testuali è compromessa da sollecitazioni
esterne provenienti da quei prodigi tecnologici divenuti delle protesi
celebrali che consentono di parlare, scrivere, leggere e condividere file,
notizie e immagini che cambiano il modo di percepire il mondo. Non sono tra quelli che demonizzano il web, anzi, ma si tratta ora
di capire come affrontare un problema serio: quello della perdita di centralità
del libro.
Cara Antonella Perrotta, reputo molto
saggio l’invito che lei rivolge agli insegnanti affinché si facciano una
ragione sull’impossibilità della coercizione in fatto di lettura, e trovo
quanto mai azzeccato il suo richiamo alla fulminante battuta
dell’indimenticabile Troisi (“Quelli sono milioni a scrivere e io uno solo a
leggere”). La rimando allora cortesemente a quanto scrivo più sotto a Giulia
sui “troppi libri”. Leggere ad alta voce? Ottimo suggerimento, ma attenzione a
come e a ciò che si legge. Ora però attendo con impazienza il suo preannunciato
“altro modo, più tecnologico, per far appassionare i giovani alla lettura”.
Cara Giulia, ho trovato strepitoso l’uso
del verbo “spolpare” da lei applicato alla lettura di un libro. Abbiamo troppe
cose da leggere? Ahimé, lo dice a un vecchio quasi novantenne che vive nel
rimpianto dei libri che non è riuscito e non riuscirà a leggere. Attenzione
però a non offrire alibi a coloro che nell’eccesso di pubblicazioni trovano una
giustificazione alla loro pigrizia culturale. Infine, bisogna avere il coraggio
di buttare libri brutti e soprattutto la saggezza di scegliere e conservare
quelli (che riteniamo) belli.
Cara Sonia, il suo interessante intervento
tocca un nervo scoperto del mercato librario e offre una pragmatica e clamorosa
risposta ai tanti feticisti del libro cartaceo che nei tablet e nei kindle
vedono diavolerie tecnologiche destinate a uccidere la lettura. Confesso che,
da persona affetta da “libridine”, come dice De Crescenzo, anch’io la pensavo
più o meno così, ma da laico privo di dogmi ho poi deciso di sperimentare
l’e-book, non senza sensi di colpa e di tradimento verso il Feticcio. Primo
risultato: la sera a letto posso leggere come voglio senza sparare lampade
sulla persona che mi dorme al fianco. Secondo: quando viaggio o vado in vacanza
mi metto in tasca un’intera biblioteca (a meno di 6 euro ho scaricato tutta la
Recherche di Proust). Detto questo, e lasciando immacolata la mia “libridine”,
penso che dobbiamo tutti attrezzarci per convivere con la “paperless society”.
Come ha saputo fare benissimo lei e sua madre. Un consiglio: vada, se non lo ha
ancora fatto, su “google books”.
Cara Simonetta Tassinari, nella sua doppia
veste di scrittrice e soprattutto di insegnante lei confessa di non riuscire a
“immaginare una strategia ottimale per avvicinare i ragazzi alla
lettura”. Riuscirci, infatti, è veramente un terno al lotto data
l’imprevedibilità di quel lampo che non si sa mai se, come e quando scocca. Una
cosa però è certa: la scintilla scocca solo se si legge. E con partecipazione.
Lassismo, corruzione, ignoranza, consumismo e volgarità sono i capi d’accusa
che lei rivolge a un Paese (che poi siamo noi) dove
è possibile “sfuggire alla magia dei libri che ci portano il mondo in casa, ci fanno diventare altre persone, vivere altre vite, viaggiare,
riflettere, pensare”. Condivido la sua amarezza, non dobbiamo tuttavia cedere
alla tentazione piuttosto diffusa di dividere la società in anime perse e in
anime belle (quelle che leggono). Lei poi si chiede: “La cultura del Drive in
ci ha condotti a questo punto?” Non c’è dubbio che una parte importante del
nostro Paese è ancora preda di una egemonia sottoculturale che alimenta
ignoranza, volgarità, populismo e cattiva politica: ora però siamo dinanzi a
una rivoluzione tecnologica e una mutazione antropologica che cambia il
metabolismo culturale delle nuove generazioni e c’impone di riflettere sugli
effetti di un diverso tipo di egemonia che la scuola in primis deve saper
capire e gestire. Trovo infine interessante, ma da interpretare, la sua
proposta di promuovere “letture di gruppo nelle scuole, nelle piazze, negli uffici“.
Posso allora chiederle, con tutto il rispetto, se la sua è una reazione
dolorosa o un rassicurante rifugio nell’illuminismo?
P. S. Lei si
domanda tra l’altro quanti libri donati a Natale ingenerino una effettiva
abitudine alla lettura, temendo cioè che quelle strenne siano appena sfogliate
o addirittura gettate alle ortiche. Vallo a capire, molto spesso però il
quesito investe non tanto gli allergici ai libri ma coloro che li donano e li
scelgono dando più peso ai propri gusti (se ne hanno) che a quelli dei
recettori.
Ringrazio tutte e mi permetto di segnalare
una mia inchiesta sulla crisi della lettura in due puntate sul mensile “Il Bene
Comune” (febbraio e marzo).
Giuseppe Tabasso <gius.tab26@gmail.com>
Poiché, gentile Tabasso, ha parlato di libri da non leggere, approfitto per dare un piccolo consiglio a quelli che hanno la mania di regalarli. Comperate i libri per voi stessi e, se vi sono piaciuti tanto, consigliateli o, al massimo, prestateli, ma lasciate libere le persone di leggere ciò che amano. Mi sono stati, infatti, regalati tanti libri che ho dovuto leggere solo x senso del dovere!
RispondiEliminaBene. Approfitto del giorno di insperata vacanza da scuola per mantenere la mia promessa. Nel mio precedente commento all'articolo del prof. Tabasso, avevo preannunciato una nuova strategia per invogliare, e condurre in modo quasi subliminale, i giovani, gli adolescenti soprattutto, alla lettura.
RispondiEliminaE' uno strumento che ho iniziato a sperimentare lo scorso anno in una classe iniziale (IV ginnasio).
Si tratta del "wiki", un software collaborativo che permettere di creare, raccogliere, pubblicare con un linguaggio multimediale documenti di ogni tipo e i cui contenuti sono
sviluppati in collaborazione da tutti i membri del "wikispace", l'ambiente virtuale, che diventa così quasi un prolungamento dello spazio e del tempo scolastico.
In un primo momento ero io, l'insegnante e fondatore del wikispace, ad inserire materiali e spunti di lettura e scrittura, ma dopo alcune settimane, gli studenti più attivi e reattivi della classe hanno incominciato ad aprire nuove pagine, relative agli argomenti che di volta in volta venivano trattati nel corso delle lezioni di Italiano.
Alcuni/e di loro poi inauguravano nuovi spazi, cioè aprivano nuove pagine in cui raccontare e coltivare i loro interessi anche extrascolastici...
E io approfittavo dei miei pochi momenti liberi per andare a leggere tutta quella fioritura di pagine nuove alle quali non mancavo poi di dare il mio contributo e il plauso e l'incoraggiamento all'autore delle stesse...
Mi rendo conto che quello che sto scrivendo potrebbe non risultare molto chiaro senza la concreta visione di un wikispace...
E allora invito il prof. Tabasso, se la cosa può interessargli, ad esaminare questo esperimento che è tuttora "in progress" e ad entrare come visitatore, ma anche come fruitore e collaboratore, se vuole, nel wikispace che ho fondato per i miei alunni di Italiano...
http://wikiquartabi1213-leggerescrivereinsieme.wikispaces.com/
Naturalmente anche altri frequentatori di Molise d'Autore, potranno essere invitati, se mi faranno avere il loro indirizzo email o se chiederanno di entrare nel wihispace...
Bussate e ...
vi sarà aperto!
Hanno trovato come farci leggere montagne di carta: si tratta di un programma, “speed reading” , già in uso, che ci permette di leggere 400 parole al minuto. Fantastico, e il piacere della lettura? Sepolto! Questo è il futuro...
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