di Rita
Frattolillo
Le mie letture estive si sono
incentrate sulla produzione narrativa di Elvira Tirone, la cara amica scomparsa
tre anni fa, di cui ho sempre ammirato
l’assiduità dell’impegno e la figura di intellettuale originale nel panorama
culturale molisano.
Dei suoi tre romanzi, pubblicati tra
il 1968 (Oltre la valle) e il 1996 (Il sentiero di Aracne) con l’intermezzo
del 1991 (A colloquio con Belzebù), non credo che siano in molti a sapere che
il primo e l’ultimo sono stati generati nello stesso periodo, pur se usciti a
quasi trent’anni di distanza. Un dato che non sarebbe tanto rilevante se Oltre
la valle e Il sentiero di Aracne
sviluppassero un tema simile.
Dopo Oltre la valle la penna di Elvira, grazie al suo “cervello a
scacchi” - la definizione è sua- non si è fermata più.