martedì 12 aprile 2016

La Fondazione Caradonio-Di Blasio protagonista a Casacalenda



Barbara Bertolini presenta "E qui, almeno, posso parlare?"



Gabriella Iacobucci legge un testo di MLoreta Giannetti


I cinque studenti premiati con la Presidente della Fondazione Caradonio-Di Blasio Rosa Marcogliese, il Direttore scolastico Antonio Vesce e il Sindaco di Casacalenda Michele Giambarba







La Fondazione Caradonio-Di Blasio, ha assegnato agli alunni meritevoli di Casacalenda iscritti al primo anno delle secondarie di I e II grado, 5 borse di studio. Una tradizione quasi centenaria che si è potuta mantenere grazie al consistente lascito della nobildonna Donatina Caradonio di Blasio  ̶  il cui testamento è stato aperto nel 1917  ̶  e che le autorità di questa cittadina hanno saputo gestire.





Sono intevenuti la Presidente della Fondazione, Rosa Marcogliese; il Dirigente scolastico Antonio Vesce e il Sindaco di Casacalenda, Michele Giambarba.

Inoltre, la giornalista Barbara Bertolini ha parlato del suo libro “E qui, almeno, posso parlare – Et ici, au moins, je peux parler?”. Un libro-verità  scritto in due lingue che parla dell’emigrazione italiana in Svizzera, dal Medioevo ai giorni nostri, ma che mette anche in luce un aspetto poco conosciuto come quello dell’inserimento nelle classi di ragazzini che non conoscevano la lingua del posto. Infatti, l’autrice ci racconta del collegio-orfanatrofio “Regina Margherita” del Grand-Saconnex, gestito da suore missionarie, dove bambini di tutta Italia approdavano perché la legge svizzera non consentiva loro, per almeno cinque anni, di poter stare con i genitori.

Il libro può essere consultato qui

Alla fine di questa presentazione, per far capire alle giovani generazioni che cosa significava abbandonare tutto per un bambino,  è stata letta una testimonianza, molto emozionante, di una bambina partita da Casacalenda nel 1956 per raggiungere con la mamma e la sorellina il padre emigrato in Canada: "L'ultima notte prima della partenza per l'America" che trascriviamo qui:
"Fine dicembre 1956. Fa freddo in casa. Domani si parte per Napoli dove prenderemo il bastimento per l’America. Non riconosco più la mia casa. I mobili sono stati venduti. Sono rimaste solo tre sedie in mezzo alla cucina e le casse recuperate per la costruzione del presepio.
Il camino acceso che ci riscalda ci fa un po’ di luce con la sua fiamma. Fuori è buio. Notte senza stelle. Mia madre mi sembra più grande del solito. Quando cammina per la cucina, la sua ombra arriva fino al soffitto. Ho paura. Mia sorella dorme su una cassa che gli fa da culla. La casa la chiudiamo domani.

Stasera si veglia e si aspettano parenti e amici venuti a salutarci. Arrivano i nonni, arrivano gli zii e zie. Non sanno dove mettersi; mamma offre le sedie ai piu anziani e le casse ai più giovani. Nessuno ha voglia di parlare; si piange solamente. Anche il fuoco tace stasera. Fa freddo e buio. Tutti di nero vestiti, come ad un funerale. Solamente occhi rossi, solo occhi bagnati da tante lacrime.
La nonna si mette a parlare a bassa voce con mia madre. Forse gli parla di mio padre, suo figlio che ci aspetta in America. Ma le lacrime di mamma aumentano sempre più. Mi avvicino e lei mi prende fra le sue braccia. La prima volta da tanti mesi.

Fuori una fisarmonica si mette a suonare: una canzone triste poi altre due e niente più. Si sente il passo del musicista che si allontana. Arriva altra gente, vicinato, amiche di mia madre, comari e compari: cominciano piano piano grida di dolore.
Grida di mamma straziata da questa partenza e grida di quelli che rimagono. Grida delle nonne, delle zie, delle comari. Gli uomini tacciono e fissano il fuoco del camino, la sigaretta in bocca. Non dicono niente. Dopo un po’ se ne vanno tutti. «Vi accompagniamo domani alla stazione!».
La cucina si è riscaldata; il fuoco rimane fedele: è lui che ci fa compagnia fino alla fine della notte.


Mia sorella dorme sempre. Mia madre prepara un lettino fatto di casse di legno del presepio. Ci mette la grossa coperta verde e mi prende fra le braccia e lì, distese sulla terra di Betlemme, vicino al fuoco, arriva il sonno. Tutto ormai è buio intorno a noi."

Maria Loreta Giannetti che ha lasciato questo scritto sul blog di "Altri Tempi" era presente alla manifestazione.

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