Pietro
Corsi è uno degli scrittori italo
americani più popolari e amati nel Molise, regione in cui è nato e in cui torna
ogni anno da sempre. E’ conosciuto soprattutto per aver scritto storie della
sua terra e dei suoi emigranti, e storie dei paesi americani in cui è vissuto e
ancora vive, ma è stato anche, nel
periodo in cui navigava sulle navi di una delle più prestigiose compagnie di
navi da crociera del mondo, la Princess Cruises, brillante autore di libri di cucina e
dell’arte del ricevere. “You
and your Guest”, “You and Your Table
Guest”, “The Princess Cruises Bar Bible”
(Phoenix, Los Angeles, 1984), “Cooking with Flair” (J G Graphics, 1984), “Cooking
with Fruits and Wines” (Phoenix Printing & Design, 1984)… Infatti è stato nominato Membro del
Master Chefs Institute in Europa “per il suo contributo alla diffusione della
conoscenza della tradizione italiana dell’ospitalità” , e per gli stessi meriti
insignito del titolo di Cavaliere Ufficiale della Repubblica nel 1992.
Ma
per spiegare questa sua doppia personalità di scrittore dobbiamo fare un passo
indietro e raccontare brevemente la sua storia. Corsi, partito da Casacalenda alla fine degli
anni 50 per seguire come tanti il famoso “sogno americano”, in America trovò effettivamente le sue opportunità. Dopo un periodo trascorso
a Montreal come collaboratore del giornale Il Cittadino Canadese, si
trasferì in Messico dove, inaspettata, gli giunse da un vecchio amico un’inconsueta
proposta di lavoro, un posto sulla nave da crociera Acapulco. Iniziò per lui un’avventura
durata circa trent’anni e poi raccontata nel suo libro L’odore del mare
(Ed.Il Grappolo, 2006).
Infatti
dopo qualche anno gli giunse l’offerta di lavorare sulla Princess Patricia. Iniziava
l’era delle crociere di lusso, e la nave
era stata noleggiata da una nascente compagnia, la Princess Cruises, per trasportare turisti facoltosi sulle rotte
tropicali. Corsi inizialmente
salì a bordo come rappresentante della Compagnia, e poiché tra le sue responsabilità c’era anche
il controllo delle cucine, ben presto si
trovò a dover fronteggiare problemi a lui fino ad allora estranei, quelli della
gastronomia.. Ma mentre sulla nave
Acapulco si era potuto affidare a un
personale di cucina italiano ed esperto, sulla
Princess Patricia trovò una realtà completamente diversa. Il personale
cino canadese non era all’altezza degli
standard di una crociera di lusso dove in quattordici giorni, la durata di una
crociera tipo, erano previsti ventotto menu diversi e, per ogni menu, non meno di cinque aperitivi,tre minestre,tre
farinacei,tre pesci,cinque carni, cinque carni fredde,contorni, tre insalate,
delle quali due composte,cinque dolci, frutta fresca e secca, tè, caffè…
Corsi
si rese conto ben presto che tante cose
nella ristorazione non andavano, e che i
procedimenti usati dai cuochi non erano proprio ortodossi. Il giorno in cui trovò i vassoi della pancetta e i contenitori di acciaio con pesce, carne,
vegetali messi a scongelare al sole tropicale sui bidoni dell’immondizia, decise
di parlare a Max Linder, socio fondatore e vicepresidente della Princess
Cruises, per dire che se si voleva il successo della Compagnia era necessario provvedersi di cuochi capaci
di preparare tutto il menu secondo le regole dell’arte culinaria. “Se non
vogliamo avvelenare questi nostri passeggeri, c’è bisogno di cuochi esperti
nella preparazione di un menu che si addica a una nave da crociera”. Gli si replicò che i cuochi appartenevano al
sindacato dei marittimi canadesi, la potentissima CPR, ed era impensabile
sostituirli con cuochi di altre nazionalità.
Per finire, quello che sembrava un problema di stato fu risolto in modo
diplomatico, e i cuochi cinesi vennero fatti sbarcare e andarono a lavorare
negli alberghi. Sorgeva ora un altro
problema, forse più delicato ancora, quello del loro rimpiazzo.
Ma ancora
una volta Corsi aveva pronta la soluzione. L’agenzia Gastaldi di Genova,
specializzata nella spedizione di equipaggio italiano sulle navi, avrebbe mandato una brigata di diciotto
cuochi tra chef e garzoni… Nel frattempo
le navi di bandiera italiana stavano scomparendo, e quindi un personale altamente
qualificato -il personale più
qualificato che si sia mai visto sui sette mari, dice Corsi- si sarebbe travasato sulle navi da crociera.
Anzi nel 1967, quando la Princess Cruises noleggiò la nave Italia, poi
ribattezzata Princess “Italia”, cominciò un’era italiana delle navi da
crociera. Qui non solo i cuochi, ma
tutto il personale era italiano, dal comandante all’ultimo mozzo di cucina. E fu appunto su questa nave che Corsi potè sviluppare
un interesse che non sapeva di avere, quello per l’arte culinaria.
Nel suo
libro Corsi racconta in modo
appassionato di questo periodo, e ricorda con ammirazione e affetto le figure
che significarono di più per la sua maturazione umana e che gli trasmisero la
loro grande esperienza , come Nino Catalfamo, il maestro di casa, o Paolo
Bonanno, lo chef che insegnò l’arte a molti chef che lavoreranno poi sulle navi
più prestigiose. Ricorda i personaggi
famosi che viaggiarono su quelle navi - attori, cantanti, miliardari- e le
cene preparate per loro. Una per tutte, la cena speciale per la Principessa
Diana…
Proprio
la Principessa Diana, infatti, sarebbe stata la madrina dell’ultimo gioiello
della flotta, battezzato in suo onore Royal Princess… Una nave di 45000 tonnellate di stazza, lunga
231 metri e larga 29,2, che poteva ospitare 1260 passeggeri. Con 12 ponti, 2 royal suites, 12 suites, 60 cabine di lusso,
526 standard tutte esterne, 500 membri d’equipaggio, sarebbe diventata un
modello per le altre navi da crociera. E poi saloni, night club, casinò, sala
cinematografica… La cucina era dotata di
un equipaggiamento nuovo e ultramoderno: celle frigorifere e di scongelamento,
macelleria, panetteria, pasticceria,
garde-manger, macchine lavapiatti, una a ogni ingresso della cucina, e
inoltre cilindri per riscaldare i piatti e sportelli frigoriferi per tenerli freddi.
E concludiamo
con il ricordo della famosa cena: “… La Lady in Waiting ci aveva comunicato,
per mezzo dell’ufficio londinese di relazioni pubbliche della P&O, il menu
che la Principessa Diana desiderava per il pranzo inaugurale. Un pranzo
semplice ma elegante, ci tenne a precisare: medaglioni di aragosta con una
mousse di foie gras, seguiti da un leggero consommé, petto di pollo non più
grande di 3 once e mezza, un dolce a
base di frutti di bosco! La sfida più grande per il bravissimo chef Alfredo
Marzi non fu mai quella di dover preparare un pranzo reale, bensì il petto di
pollo, quel petto di pollo. Se non
altro, perché un petto di pollo è considerevolmente più grande delle tre once e
mezza. Ma si volevano tre once e mezza per la principessa, e di conseguenza tre
once e mezza per ognuno degli ospiti:
seicento in tutto! E il povero Marzi, circondato dai suoi macellai e
capi-partita, a tagliare e tagliare, limare e limare con l’astuzia
dell’artista, pesare e pesare con la perizia del farmacista, fino a ottenere
petti di pollo che non pesavano più delle tre once e mezza desiderate dalla
principessa!”
Gabriella Iacobucci
Per consultare altre opere di Pietro Corsi, cunsultare il sito di
Guernica Editions
Gabriella Iacobucci
Per consultare altre opere di Pietro Corsi, cunsultare il sito di
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