mercoledì 3 giugno 2015

Quando l'odore del mare era italiano

   
di Gabriella Iacobucci

Articolo pubblicato da "Civiltà della Tavola" (aprile 2015)


Pietro Corsi è uno degli scrittori  italo americani più popolari e amati nel Molise, regione in cui è nato e in cui torna ogni anno da sempre. E’ conosciuto soprattutto per aver scritto storie della sua terra e dei suoi emigranti, e storie dei paesi americani in cui è vissuto e ancora vive, ma è stato anche,  nel periodo in cui navigava sulle navi di una delle più prestigiose compagnie di navi da crociera del mondo, la Princess Cruises,  brillante autore di libri di cucina e dell’arte del ricevere. “You and your Guest”,  “You and Your Table Guest”,  “The Princess Cruises Bar Bible” (Phoenix, Los Angeles, 1984), “Cooking with Flair” (J G Graphics, 1984), “Cooking with Fruits and Wines” (Phoenix Printing & Design, 1984)…  Infatti è stato nominato Membro del Master Chefs Institute in Europa “per il suo contributo alla diffusione della conoscenza della tradizione italiana dell’ospitalità” , e per gli stessi meriti insignito del titolo di Cavaliere Ufficiale della Repubblica nel 1992.  

Ma per spiegare questa sua doppia personalità di scrittore dobbiamo fare un passo indietro e raccontare brevemente la sua storia.  Corsi, partito da Casacalenda alla fine degli anni 50 per seguire come tanti il famoso “sogno americano”,  in America trovò effettivamente  le sue opportunità. Dopo un periodo trascorso a Montreal come collaboratore del giornale Il Cittadino Canadese,  si  trasferì in Messico dove, inaspettata, gli giunse da un vecchio amico un’inconsueta proposta di lavoro, un posto sulla nave da crociera Acapulco. Iniziò per lui un’avventura durata circa trent’anni e poi raccontata nel suo libro L’odore del mare (Ed.Il Grappolo, 2006).

Infatti dopo qualche anno gli giunse l’offerta di lavorare sulla Princess Patricia. Iniziava l’era delle crociere di lusso,  e la nave era stata noleggiata da una nascente compagnia, la Princess Cruises,  per trasportare turisti facoltosi sulle rotte tropicali.   Corsi  inizialmente salì a bordo come rappresentante della Compagnia,  e poiché tra le sue responsabilità c’era anche il controllo delle cucine,  ben presto si trovò a dover fronteggiare  problemi  a lui fino ad allora estranei, quelli della gastronomia..   Ma mentre sulla nave Acapulco  si era potuto affidare a un personale di cucina italiano ed esperto, sulla  Princess Patricia trovò una realtà completamente diversa. Il personale cino canadese  non era all’altezza degli standard di una crociera di lusso dove in quattordici giorni, la durata di una crociera tipo, erano previsti ventotto menu diversi e, per ogni menu,  non meno di cinque aperitivi,tre minestre,tre farinacei,tre pesci,cinque carni, cinque carni fredde,contorni, tre insalate, delle quali due composte,cinque dolci, frutta fresca e secca, tè, caffè…




  Corsi si rese conto ben presto  che tante cose nella ristorazione non andavano, e  che i procedimenti usati dai cuochi non erano proprio ortodossi. Il giorno in cui  trovò i vassoi della pancetta  e i contenitori di acciaio con pesce, carne, vegetali messi a scongelare al sole tropicale sui bidoni dell’immondizia, decise di parlare a Max Linder, socio fondatore e vicepresidente della Princess Cruises, per dire che se si voleva il successo della Compagnia  era necessario provvedersi di cuochi capaci di preparare tutto il menu secondo le regole dell’arte culinaria. “Se non vogliamo avvelenare questi nostri passeggeri, c’è bisogno di cuochi esperti nella preparazione di un menu che si addica a una nave da crociera”.  Gli si replicò che i cuochi appartenevano al sindacato dei marittimi canadesi, la potentissima CPR, ed era impensabile sostituirli con cuochi di altre nazionalità.  Per finire, quello che sembrava un problema di stato fu risolto in modo diplomatico, e i cuochi cinesi vennero fatti sbarcare e andarono a lavorare negli alberghi.  Sorgeva ora un altro problema, forse più delicato ancora, quello del loro rimpiazzo.

Ma ancora una volta Corsi aveva pronta la soluzione. L’agenzia Gastaldi di Genova, specializzata nella spedizione di equipaggio italiano sulle navi,  avrebbe mandato una brigata di diciotto cuochi tra chef e garzoni…  Nel frattempo le navi di bandiera italiana stavano scomparendo,  e quindi un personale altamente qualificato  -il personale più qualificato che si sia mai visto sui sette mari, dice Corsi-  si sarebbe travasato sulle navi da crociera. Anzi nel 1967, quando la Princess Cruises noleggiò la nave Italia, poi ribattezzata Princess “Italia”, cominciò un’era italiana delle navi da crociera. Qui  non solo i cuochi, ma tutto il personale era italiano, dal comandante all’ultimo mozzo di cucina. E fu  appunto su questa nave che Corsi potè sviluppare un interesse che non sapeva di avere, quello per l’arte culinaria.

Nel suo libro  Corsi racconta in modo appassionato di questo periodo, e ricorda con ammirazione e affetto le figure che significarono di più per la sua maturazione umana e che gli trasmisero la loro grande esperienza , come Nino Catalfamo, il maestro di casa, o Paolo Bonanno, lo chef che insegnò l’arte a molti chef che lavoreranno poi sulle navi più prestigiose. Ricorda i personaggi  famosi che viaggiarono su quelle navi - attori, cantanti, miliardari- e le cene preparate per loro. Una per tutte, la cena speciale per la Principessa Diana…



Proprio la Principessa Diana,  infatti,  sarebbe stata la madrina dell’ultimo gioiello della flotta, battezzato in suo onore Royal Princess…  Una nave di 45000 tonnellate di stazza, lunga 231 metri e larga 29,2, che poteva ospitare 1260 passeggeri. Con 12 ponti,  2 royal suites, 12 suites, 60 cabine di lusso, 526 standard tutte esterne, 500 membri d’equipaggio, sarebbe diventata un modello per le altre navi da crociera. E poi saloni, night club, casinò, sala cinematografica…  La cucina era dotata di un equipaggiamento nuovo e ultramoderno:  celle frigorifere e di scongelamento, macelleria, panetteria, pasticceria,  garde-manger, macchine lavapiatti, una a ogni ingresso della cucina, e inoltre cilindri per riscaldare i piatti e  sportelli frigoriferi per tenerli freddi.


E concludiamo con il ricordo della famosa cena: “… La Lady in Waiting ci aveva comunicato, per mezzo dell’ufficio londinese di relazioni pubbliche della P&O, il menu che la Principessa Diana desiderava per il pranzo inaugurale. Un pranzo semplice ma elegante, ci tenne a precisare: medaglioni di aragosta con una mousse di foie gras, seguiti da un leggero consommé, petto di pollo non più grande di 3 once e mezza, un dolce  a base di frutti di bosco! La sfida più grande per il bravissimo chef Alfredo Marzi non fu mai quella di dover preparare un pranzo reale, bensì il petto di pollo, quel petto di pollo. Se non altro, perché un petto di pollo è considerevolmente più grande delle tre once e mezza. Ma si volevano tre once e mezza per la principessa, e di conseguenza tre once e mezza  per ognuno degli ospiti: seicento in tutto! E il povero Marzi, circondato dai suoi macellai e capi-partita, a tagliare e tagliare, limare e limare con l’astuzia dell’artista, pesare e pesare con la perizia del farmacista, fino a ottenere petti di pollo che non pesavano più delle tre once e mezza desiderate dalla principessa!”
Gabriella Iacobucci

Per consultare altre opere di Pietro Corsi, cunsultare il sito di
Guernica Editions


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