di Barbara Bertolini
Si è spento all’età di 89 anni Vincenzo Rossi, una delle
personalità più operose della cultura molisana. Scrittore, poeta, saggista, critico,
traduttore di testi dal latino, greco e francese, ha al suo attivo più di cinquant’anni di intensa attività letteraria.
Nato nel 1924 a Cerro al Volturno in
una famiglia di contadini, trascorre la sua gioventù pascolando le pecore e
coltivando le terre paterne. Nel 1943, quando gli alleati sbarcano in Sicilia,
viene chiamato alle armi. Si trova a Napoli nel momento in cui il popolo
napoletano insorge e caccia i tedeschi: un’esperienza che lo marcherà
profondamente e che racconterà nel libro Conto
alla rovescia.
La guerra ha anche un
risvolto positivo su Vincenzo Rossi
poiché, vissuto in un microcosmo chiuso come il suo paesello, con l’esperienza militare, ha modo di entrare
in contatto con un mondo nuovo,
totalmente sconosciuto, che accende in lui la fiamma del sapere. Infatti, alla fine della Seconda guerra mondiale
decide, da autodidatta, di conseguire il
diploma magistrale. Entra nella scuola e poi si iscrive anche all’Università di
Salerno dove consegue, in poco tempo, la
laurea in lettere che gli permetterà di accedere successivamente alla carica di
preside.
Il pastorello di un tempo ormai è diventato un fine
letterato che continua ad approfondire le sue letture.
E’ del 1961 la sua prima raccolta di poesie, In Cantiere, a cui ne seguono molte altre. Dopo aver pubblicato il libro autobiografico Conto alla rovescia, nel 1975 dà alle stampe i racconti La memoria del vecchio. Da allora, la sua attività culturale esplode e non si ferma più. E’ la civiltà contadina il suo tema ispiratore. Infatti, nelle opere di Rossi vi sono narrati affreschi di vita paesana, di affetti familiari così vividi che ci riportano nel suo tempo con emozione, nostalgia e meraviglia.
E’ del 1961 la sua prima raccolta di poesie, In Cantiere, a cui ne seguono molte altre. Dopo aver pubblicato il libro autobiografico Conto alla rovescia, nel 1975 dà alle stampe i racconti La memoria del vecchio. Da allora, la sua attività culturale esplode e non si ferma più. E’ la civiltà contadina il suo tema ispiratore. Infatti, nelle opere di Rossi vi sono narrati affreschi di vita paesana, di affetti familiari così vividi che ci riportano nel suo tempo con emozione, nostalgia e meraviglia.
Poesie, saggi, narrativa, traduzioni; è davvero ampia la
produzione di Vincenzo Rossi che lo vede impegnato anche come collaboratore di
riviste e giornali letterari. Dal 1989 dirige la rivista internazionale “Il
Ponte italo-americano” . Di quel periodo
escono il romanzo Fonterossa (1987) e
i racconti Il Cimerone (1990).
Come critico, tra i suoi lavori più apprezzati vi è senza
dubbio il volume su Michele Frenna – Mosaicista.(New York 1997).
Ma la sua opera più importante,
perché raccoglie tutta la sua produzione dal 1960 al 1995, è senz’altro I
giorni dell’anima, una raccolta poetica
pubblicata dalle Edizioni il Ponte italo-americano di New York nel 1995.
Questo poderoso volume, di quasi 500 pagine,
è suddiviso in cinque sezioni e,
secondo il critico Giuseppe Nasillo: «A
scorrere le pagine di questo nutrito volume […] ci si rende conto di quanto
simbioticamente e visceralmente sia radicata la personalità di Rossi alla sua
terra, alla sua gente, alle memorie e agli affetti più cari. Si tratta
dell’autentica storia di un’anima che ripercorre i giorni della propria
esistenza con una sapienza e con una incisività di linguaggio che ha saputo
conservarsi vivido, efficace ed originalmente espressivo in tutti i
trentacinque anni trascorsi da quello dell’esordio». Infatti: «Non c’è un attimo di respiro, tanto
sono incalzanti i temi, in un continuo alternarsi di emozioni e di sentimenti:
l’amore, la morte, il dolore, le disillusioni, lo scorrere del tempo, la notte,
i paesaggi, le colline, i fiumi, l’infanzia con i suoi sogni e le
speranze. […] Un canto continuo, fluente, interminabile,
che ti accompagna lasciandoti stupito,
avvinto dalle locuzioni personalissime, intime, profonde, che non si
esauriscono mai e che potrebbero durare anche all’infinito, con un afflato
commovente e un lirismo incomparabile. Un linguaggio terso, immacolato, trasparente,
che dà la sensazione di essere alla fonte di una sorgente cristallina,
limpidissima, nella quale rispecchiarsi”. (Salvatore Veltre, Vincenzo Rossi nella critica p. 451).
VERDI TERRE
di Vincenzo Rossi
Lascia il mondo di petrolio e inganno
le false geometrie di cemento e ferro
e torna contadino all’erba medica
torna al fiato del bue e dell’agnello
al canto della rana che annuncia
ai campi assetati la pioggia.
Vieni con me a ricercare
in queste verdi terre
le nostre profonde radici
la certezza di antichi gesti
i passi lenti il respiro di foglia
la nuda semplicità dei sassi.
Non più sospiri di fughe lontane
non più veleno nel nostro cuore
ma armonia di semplici pensieri
e pane odoroso di forno incavato
accanto al vecchio camino di pietra.
Nelle notti di gelo e calde lune
risentiremo il cane
che annusa il vagabondo
ascolta un poco e abbaia.
NON ABBIAMO CHE PAROLE la metto in francese
per gli amici francofoni di Molise d’Autore (traduzione di Paul Courget):
NOUS N'AVONS QUE DES MOTS
de Vincenzo Rossi
Ames simples qui habitez la terre
venez avec moi vous étendre sur l'herbe
ensemble nous forgerons des armes d'amour
pour fuir la profonde nuit
que l'homme de l'atome poussera
jusque dans la racine de l'herbe.
Nous n'avons que des mots
de liberté et d'amour
pour continuer à voir fleurir
sur la terre les champs de blé.
de liberté et d'amour
pour continuer à voir fleurir
sur la terre les champs de blé.
***
Per chi volesse approfondire l’opera di questo scrittore
molisano, le figlie di Vincenzo Rossi, Maria Stella e Gigliola, a cui Molise d’Autore
fa le sue più sentite condoglianze, hanno curato la raccolta in due volumi, Vincenzo
Rossi nella critica ( Edizione
del Centro studi letterari “Eugenio Frate”, 2000) che ospita il vasto e vario materiale critico
sulle opere prodotte dal padre.
© 2013 Barbara Bertolini
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