mercoledì 7 dicembre 2011

Si è presentato a Ginevra il libro "E qui, almeno, posso parlare?"

Barbara Bertolini, Rainer Cremonte, Console Alberto Colella, Toni Ricciardi

  Il 12 dicembre, il Consolato d’Italia a Ginevra e la Missione Cattolica italiana hanno presentato il libro di Barbara Bertolini Equi, almeno, posso parlare? Storia dell’emigrazione italiana a Ginevra. I figli degli emigrati ospiti al ″Regina Margherita″ del Grand-Saconnex (ilmiolibro.it – Gruppo editoriale l’Espresso – Roma, luglio 2011, p. 284).

Relatori i professori Sandro Cattacin, ordinario di sociologia all’Università di Ginevra, Rainer Cremonte, storico della comunità italiana di Ginevra e Toni Ricciardi, ricercatore presso le Università di Ginevra e di Napoli.

Pubblicato in italiano e francese, il libro documenta una storia di emigrazione che ha interessato i figli degli emigrati, provenienti da tutte le regioni d'Italia, ospitati nell'Orfanotrofio del Grand-Saconnex, un comune del Cantone di Ginevra, gestito dalle Suore Missionarie di Susa. 







L'autrice, originaria della provincia di  Reggio Emilia, arrivata in Svizzera all'età di 10 anni, ha voluto portare alla luce le problematiche vissute da questi bambini italiani, costretti a trascorrere anni dolorosi della loro infanzia lontano dai genitori a causa delle rigide leggi svizzere. 
Per permettere una visione a tutto campo di questo fenomeno migratorio, che ha interessato la Confederazione Elvetica dagli anni '50 alla fine degli anni '80, Et ici, au moins, je peux parler? raccoglie testimonianze dirette degli ex convittori  – rintracciati dall’autrice   ̶   sul collegio e sulla scuola elementare che frequentavano senza saperne la lingua e  ricerche documentate sulla storia ginevrina e su quella dell'Orphelinat del Grand-Saconnex, grazie al quale molti bambini italiani, che orfani non erano, sono potuti restare sul suolo elvetico. Un percorso lucido tra cronaca e storia che contribuisce a disegnare il più ampio quadro dell’emigrazione italiana nel Cantone di Ginevra.

 


Commenti a E qui, almeno, posso parlare? sul sito ilmiolibro.it


 Alessandro Cantaro
Prezioso e illuminante. Non solo da leggere, da studiare. Da diffondere e tramandare. Splendido lavoro.


Gabriella Iacobucci
Ci sono cose, fatti, persone del passato, che è come se non fossero mai esistiti finché qualcuno non ne racconta la storia.  Così il Collegio del Grand-Saconnex, nel cantone di Ginevra, che negli anni 60 ospitava i figli dei lavoratori italiani emigrati in Svizzera. Il Collegio, infatti, già da anni non esiste più, parte demolito, parte trasformato in una residenza per anziani. E con esso sarebbe presto scomparsa anche la memoria di quei giorni, e forse alla storia dell'emigrazione italiana ora mancherebbe una pagina preziosa. Tutto questo se la giornalista Barbara Bertolini, dopo il tempo dedicato alla riscoperta delle storie di altri, non avesse sentito il bisogno di assecondare la sua passione di raccontare  fatti e, credo, il bisogno di assolvere a un debito morale, un debito nei confronti degli emigranti italiani ma soprattutto dei suoi genitori.  E non avesse deciso quindi di recuperare le sue, di memorie, quelle di quando bambina fu lei stessa ospite del Grand-Saconnex, e di sollecitare i suoi ex compagni di collegio - che nel frattempo aveva ricercato - a ricordare anche loro...
Così abbiamo, viva e palpitante di ricordi, ma raccontata nello stile sobrio e naturale proprio dell'Autrice, la storia del Grand-Saconnex. 

Rita Frattolillo
Libro-verità scritto da una figlia di emigrati emiliani in Svizzera che ricostruisce, con il supporto dei suoi ex compagni di collegio da lei ritrovati anni dopo, l’odissea della ricerca di lavoro all’estero negli anni sessanta. Ora che siamo sommersi dai problemi dei "migranti" africani che continuano ad approdare sulle nostre coste, forse ci fa bene ricordare in che (malo) modo erano trattati gli italiani nella civile Svizzera, rei solo di avere una famiglia da sfamare e poca terra da calpestare. Libro intenso, scritto con apparente freddezza dalla protagonista, che ha vissuto, bambina, sulla propria pelle, il dramma di trovarsi catapultata in una realtà nuova e completamente avulsa dal suo mondo, costretta ad apprendere lingua e abitudini completamente diverse dalle sue. Opera riuscitissima, che consiglio di leggere ad ogni italiano, e non solo.

Claude Almans
Sono cresciuta pure io a Ginevra negli anni descritti da Barbara Bertolini, però da ginevrina. Di conseguenza le iniquità da lei descritte le conoscevo già, ma come una vergogna tra varie del mio paese. È un altro conto leggere come sono state vissute da lei e dai suoi compagni del Collegio Regina Margherita. Queste descrizioni, e anche il contesto storico offerto da lei, sono particolarmente importanti oggi, che dilaga di nuovo, con maggior impeto, forse la xenofobia: in Svizzera ma anche in altri paesi.


Mariagrazia Caverni
Libro-verità. Documento ineguagliabile di ricerca storica e testimonianza diretta. Pone nella sua vera luce la xenofobia della legislazione e delle autorità elvetiche e l’abnegazione delle suore cattoliche dell’istituto di Ginevra che accolse l’autrice e tanti altri figli di emigranti italiani.
 

  Per leggere le prime 45 pagine del libro, cliccare su:                                                                         
  http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=626157

3 commenti:

  1. Sono sempre stata una "fan" dell'autrice, che ho l'onore di conoscere personalmente, apprezzandone ovviamente le doti di sagacia, rigore, modestia, garbo, passione, già dimostrate nelle opere precedenti.
    Tuttavia questo testo è qualcosa di molto di più di un' efficace ricostruzione storica e d'ambiente:  c'è il cuore, ci sono i sentimenti, le paure e le incertezze dell'età giovanile. La straordinaria bravura di Barbara fa sì che questo vissuto si universalizzi, divenga simbolo e emblema di un' età e di esperienze che, a ben vedere, malgrado le apparenze superficiali, sono di tutti.
    Bravissima. 
    Simonetta Tassinari

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  2. Verita...pure io ho vissuto la mia infanzia li anni 59 fino a 66 ho dei bruttissimi ricordi..di suor Elisa cattivissima e di suor Rita dolcissima..

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  3. Grazie cara amica, probabilmente ci siamo conosciuti in collegio, io soo Barbara Bertolini e tu?

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