di Gabriella Iacobucci,
Sezione di Isernia di Italia Nostra
L’educazione al patrimonio culturale e paesaggistico di una regione può avvenire anche attraverso la conoscenza dei suoi scrittori, a volte purtroppo dimenticati. E’ il caso di Lina Pietravalle, una delle più importanti scrittrici molisane, e del suo casino di Bagnoli del Trigno…
Sperduto nei dintorni di Bagnoli del Trigno, sta andando in rovina il casino di campagna appartenuto a Lina Pietravalle, una famosa scrittrice molisana degli anni Trenta. Muri crollati, pareti annerite, erbacce… Solo i cipressi restano, a ricordare che questa villa era chiamata la “Cipressina”…
Eppure il Molise dovrebbe tenere molto più in considerazione il proprio patrimonio, e rendere omaggio a chi, con i suoi racconti, inserì nel panorama della letteratura italiana un paese arcaico e ancora sconosciuto.
E per sensibilizzare le autorità e l’opinione pubblica alla tutela di questo bene, rileggiamo cosa la scrittrice diceva di questo luogo in cui trascorse le estati felici della sua fanciullezza:
«Si trovava nella valle del Trigno, in un antico feudo di famiglia. Era circondato ancora da mura ciclopiche, come i feudi medievali, e la casa era sulla sommità, bassa e quadrata. A fianco della casa facevano ala dei bellissimi cipressi che al mattino erano gremiti di uccelli. Erano gli spiriti custodi della casa e le loro ombre attraverso i vetri delle finestre si posavano sulle tappezzerie scolorite, sui letti grandi, i vecchi cassettoni… E per questa sua corte vigilante di cipressi, la casa era chiamata col nome di Cipressina…
“Mamma e il mio povero papà furono sopraffatti dalla vita della città. Se invece fossero vissuti là, al casino di Bagnoli, in quel regno vivo e sensibile ai venti, al sole e alle stagioni, coi cipressi che al favonio dolce di maggio cantavano come cetre inclinandosi sulle finestre… oh come essi sarebbero felici ancora!»
«Singolare era il cipresso di scolta piantato nel centro… In tutta la valle del Trigno non v’era un più fastoso e ornato signore… I meli e gli ulivi secolari del frutteto, subito dopo la cinta, parevan nani al suo confronto ed i cipressi delle ali snelli efebi al paragone di un gigante. Nelle tempeste questo cipresso, detto proprio il “gigante maggiore”, si cingeva di fulmini come un dio, i rami irti battevan sul tetto come nocche di dannati, e le radici scuotevan le mura come fuscelli. Un fragore di tromba marina aveva il suo fiato poderoso nel vento dei temporali e muggiva come una mandria di bufale travolte dalla paura…»
Il “gigante maggiore” c’è ancora, e ancora fa da sentinella alla casa. Ma fino a quando?
(Testi presi da “Gabriella Iacobucci incontra Lina Pietravalle”, RAI 3,1992 e Le Catene, di Lina Pietravalle. Le foto: in bianco e nero "La Cipressina della famiglia Pietravalle nel 1930 e, a colori, com'è ora).
Articolo di Gabriella Iacobucci pubblicato sul numero 457 (ottobre 2010) del bollettino di ITALIA NOSTRA. www.italianostra.org
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