lunedì 9 maggio 2011

Il teatro dialettale molisano

Qualcuno recentemente  ha scritto a Molise d’Autore chiedendo informazioni sul teatro molisano. E’ stata  l’occasione per riflettere su un settore un po’ trascurato della nostra letteratura, e  Barbara Bertolini ha deciso di proporvi una serie di utili appunti e indicazioni bibliografiche riguardanti questo settore, che merita di essere approfondito.
 


   IL TEATRO MOLISANO E I SUOI AUTORI


 Quando si parla di teatro molisano, è quasi sempre quello dialettale. Sono molti gli autori, soprattutto isernini, che hanno scritto commedie di carattere popolare.



Lo studioso che più si è interessato al teatro dialettale è senz'altro Giambattista Faralli, nato a Monteroduni in provincia di Isernia. Critico letterario e d'arte, il Faralli ha pubblicato sull’argomento  Il teatro dialettale di Isernia (1920-1940)  (ed. Marinelli, Isernia, 1992). Un altro suo importante contributo lo si trova in MOLISE, Letteratura delle Regioni d’Italia, (Editrice La Scuola, Brescia,1994), scritto insieme a Sebastiano Martelli,  pagg. 57-60.

Tra gli autori teatrali che il Faralli segnala:

 

Vincenzo Viti (1887-1935) medico, che egli considera il caposcuola del teatro dialettale isernino. La commedia  più importante,  e rappresentata innumerevoli volte nel ventennio fascista, è stata: E' mmenuto Celesctrino!..., scritta nel 1923, seguita, due anni dopo, da Ru sole a mezzanotte.
Inoltre, insieme all'amico Franco Ciampitti, Viti ha scritto in isernino arcaico Ggènte alla macena, commedia recitata poi in italiano dalla compagnia Starace-Sainati: una pièce ben costruita con un’ azione incalzante e rapida.


Giotto De Matteis (1900-1981), sempre di Isernia e che si ispira al Viti, scrive due opere: una nel 1926 Ru matremonie pe procura e l'altra nel 1929, Mascherata paesana - La porta dell'inferno.

Giacinto Tarra (1906) e Giovanni Tarra (1892-1943), le cui commedie esprimono un forte sentimento popolare, che però rappresentano con minori pretese intellettuali rispetto al Viti. Tra queste: Ru tesore (1928), Ru furastiere paiesane e ru campanare (1928) Cosme e Peppenella alla «clinica della salute» (1929). Ru remita, del 1931, è scritta da Giacinto Tarra insieme con Francesco D'Alessandro.

Franco Ciampitti (1903-1988), figlio del Senatore Giovanni, laureato in Giurisprudenza e Scienze politiche, già affermato narratore con l'opera Novantesimo minuto del 1932, dopo aver scritto insieme a Viti Ggènte alla macena, elabora poi i drammi: La jurnata (1934), ispirati a casi di giustizia ordinaria e La frasctéra (1938) una storia di una famiglia povera travolta dallo scandalo di una ragazza compromessa nell'onore, opere che superano sia la "comicità distaccatamente ironica e il melodramma pedagogico del Viti, sia il gioco grottesco dei Tarra-D'Alessandro".

Riprende poi la tradizione teatrale isernina, interrotta dalla guerra, Sabino D'Acunto. L'eclettico scrittore si ispira ai modelli locali di Viti ma allargando gli orizzonti alla psicologia popolare con un'interpretazione in chiave moderna. Ru lemetone (1943) porta in scena liti e incomprensioni tra vicini. Ru tesctamiente de la bonanema (1944) parla invece dei problemi legati all'eredità tra fratelli. In Mo ze sposa Celesctrine del 1945 D'Acunto riprende con maestria  i personaggi del Viti ma trasferendoli nell'ambientazione storica del dopoguerra. Serenata a traremiente del 1947 è l'ultima pièce di D'Acunto, e in essa mette in scena i pastori del Matese.

Tra gli autori degli ultimi anni, che hanno ripreso questa tradizione popolare con brio, citiamo i seguenti:

Antonio Angelone, poeta, pittore e commediografo nato a Forlì del Sannio, in provincia di Isernia, nel 1933. Tra le sue commedie:
Il Matrimonio (1988); La sperimentazione dei maestri  (1991); Forulum  (1992); Il dramma d'amore di Nicola e Loreta (1992); Ciccotè (1995); Re vuasce sotta'lle sctéll  (1996); Tra véglié'ssuonn  (1997); La Tagliola, commedia dalettale in tre atti (2013).

Scrive Vincenzo Rossi nella prefazione di Il dramma d'amore di Nicola e Loreta di Angelone: «Questo dramma d'amore è una prova inconfutabile del recupero espressivo e rappresentativo delle forme di vita contadina e del dialetto del paese nativo dell'autore. Le manifestazione vitali che Angelone rappresenta con i tratti pittorici e con la scrittura (in prosa e in versi) si tengono a diretto contatto con l'ambiente (emanano odore d'erba e di terra) e raffigurano il vivere dello stato sociale contadino, ricco di elementari, specifici e irriducibili sentimenti, di gesti, di passioni, di divertimenti, di intrighi, di raggiri, di patteggiamenti, di fatica, di gioia, di dolore e di intuitive riflessioni sull'essere al mondo».

Nicolino Camposarcuno (1931-2000?), autore di commedie dialettali e in lingua, è stato animatore, regista e attore della filodrammatica di Ripalimosani. Egli ha messo in scena: Sotte e ll'ercate  (1989); L'albero della libertà; L'avventura di un povero uomo; A Ripe è nu pejese; Ddemane è n'atre jorne; U pejese è peccerelle... a ggende mmormere, che hanno tutte ottenuto un grande successo di pubblico.
  
Tra gli autori teatrali molisani si è distinto l'agnonese Giuseppe Nicola D'Agnillo (1827-1916). Scrive il primo dramma in versi, Gli Svevi in Agnone, all'età di 22 anni. E' proprio nel periodo unitario che pubblica, in lingua, i suoi due capolavori: Griselda e La duchessa di Bracciano, in cui tratta passioni civili e sentimenti liberali, rappresentati con successo a Napoli nel 1868 al "Fondo" della Sadowski.  Altre opere saranno pubblicate sul finire del secolo.

Un autore teatrale poco conosciuto è Teodoro Capalozza di Sepino (1895- + dopo il 1966) che ha pubblicato una collana di  sette volumi di commedie, monologhi o radioscene. 



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NOTA: Per le biografie dei personaggi citati vedere Molisani, milleuno profili e biografie di Barbara Bertolini e Rita Frattolillo ed. Enne, 1998.

Per chi fa ricerche sulla letteratura regionale segnaliamo l'Almanacco del Molise, ricco di interventi di studiosi locali su letteratura, arte, storia, archeologia, economia, architettura, ecc… Pubblicato ogni anno da Enzo Nocera dal 1969 fino al 2009,  è stato ripreso poi da Habacus Edithore.
Consigliamo inoltre le rassegne bibliografiche realizzate da Giorgio Palmieri e Antonio Santoriello  che hanno scandagliato, minuziosamente, più di cinquant'anni di pubblicazioni nel Molise.

Barbara Bertolini 

1 commento:

  1. Anche se non risiedo più nel Molise dal 1967, ho continuato a mantenere vivi i rapporti con Colli a Volturno che mi ha dato i natali scrivendo numerose poesie dialettali, 4 volumetti di "Colli nel cuore" dialetto con traduzione in italiano, con aneddoti racconti, usi costumi ecc; tre commedie dialettali ambientate negli anni 50/60 a Colli ed andate in scena durante le festività in onore di S.Antonio abate.
    Con cordialità
    Giuseppe D'Acchioli

    Via delle farnie 3
    24047 Treviglio (BG)
    giuseppe@dacchioli.it
    giornalista pubblicista

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