A RENATO LALLI
Molte parole sono state dette in questa settimana per ricordare Renato Lalli, e nulla aggiungerò per sottolineare i suoi meriti di uomo e di studioso. Voglio solo dire, avendo avuto il privilegio di godere della sua speciale amicizia, della sua stima, ma innanzitutto del suo affetto, di quanto ora avverta la sua mancanza.
Quando cominciai a parlargli dell'idea di questa associazione, nata inizialmente sul proposito di far conoscere la letteratura straniera di Ricci, di Fiorito, degli scrittori dell'emigrazione che avevo incontrato sul mio cammino e che avevano acceso il mio entusiasmo, lui aveva apprezzato moltissimo l'idea, ma mi aveva suggerito di considerare anche "i suoi" scrittori, ovvero Galanti, Cuoco, D'Ovidio, Longano... anch'essi così tanto nominati e così poco conosciuti.
Quando ne parlavamo, o insieme leggevamo le loro pagine, i nostri entusiasmi si fondevano in un unico entusiasmo, e facevamo progetti... E così inserimmo anche questi scrittori nello statuto di Molise d'Autore, e in molte pubbliche occasioni avemmo la gioia di leggere ad alta voce brani dei loro discorsi, di far riascoltare la forza e la grandezza del loro pensiero. Nemmeno io prima li conoscevo, come lui non conosceva i miei, di scrittori. Avremmo lavorato, insieme, diceva, continuamente facendo progetti fino all'ultimo giorno. E le sue ultime presenze pubbliche sono state proprio per presentare "Biblioteche Aperte" di Molise d'Autore il 6 dicembre scorso nel Teatro Alfieri di Fossalto, e poi il 20 dicembre nella Sala San Costanzo di Montorio nei Frentani. Qui parlò dell'importanza che le biblioteche avevano avuto in passato nella nostra regione. La sua voce era già affaticata, ed era stata la moglie Rosamaria a leggere i due passi in cui Jovine e Giovannitti ricordavano appunto le biblioteche paterne.
Caro Renato, tanto fragile nel fisico quanto forte e giovane nello spirito. Questa bella foto, fatta in occasione della festa data in suo onore per i suoi ottant'anni alla Biblioteca Albino di Campobasso ("Ma perché mi trattano come se fossi un monumento? non voglio essere un monumento...") esprime meglio di tante parole la luce che aveva dentro.
Con grande rimpianto e, come avresti preferito tu, Renato, con grande affetto
Gabriella Iacobucci
Campobasso, 1 marzo 2010
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