Tra le nuove voci segnaliamo quella di Michele Porsia, nato 28 anni fa a Termoli. Vive attualmente a Firenze. Artista multiespressivo, si è dedicato con successo alla pittura, alla fotografia e alla poesia, occupandosi di arti visive, architettura, ma in particolare di scrittura. Con la sua prima opera poetica Sintomi di Alofilia, ha vinto il premio Cose a Parole indetto dalla Giulio Perrone editore. Nel 2009 ha partecipato al Parma Poesia Festival e alla Biennale di Skopje dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo. Tra il 15 e il 19 Febbraio 2010 alcuni suoi testi sono stati trasmessi durante la trasmissione ’Fahrenheit’ di Radio3.
Verba volant
non è un filo. La parola è pensiero in polvere, il residuo grigio di una materia cerebrale.
Celebra la cenere, la terra. Arretra, se temi la parola, ma poni prima un fermacarte sulla fossa, che indichi il pericolo di questo luogo.
O il vento, senza neppure chiedertelo, prenderà la scrittura e la porterà sulla tua bocca.
Mettici una pietra sopra. Tu temi la parola perché vola.
Tu temi la parola perché vuole
Scrive Marco Simonelli sulla poetica di Porsia:
«Parole polverizzate, queste di Michele Porsia, di polvere sottile da deserto post-atomico: eppure è scrittura della scrittura, tesa ad analizzare il proprio farsi, il proprio divenire. Un’analisi glaciale e asettica di come sia (ancora) possibile scrivere versi nella nostra epoca: è un "poema" di bit e byte suonato su una tastiera elettronica, un corpo sonoro minimalista e digitale (digitato), una partitura composta sullo schermo. C’è un ingrandimento progressivo dei dettagli che precipita come uno zoom di Google Earth e tutto raccoglie nella sequenza di immagini che si allacciano le une alle altre tramite una sorta di link ipertestuale fonosillabico: dal ronzio della ventola del computer fino a un "rumore bianco" in cui si stagliano città vuote, ridotte a suono nell’etere, chissà se ancora abitate. Un "esperimento sul bianco" tramite cui ricevere (come da galassie lontanissime) impulsi di corpi tecnologici.»